– di Peppe Rock Suppa –
Non c’è bisogno dei sondaggi e dell’Istat, per capire gli italiani basta vedere di cosa si lamentano sempre, lagne deprimenti entrate nel linguaggio popolare come se fossero tic, frasi fatte che si sentono ovunque, una volta solo al bar o in famiglia, ormai perfino in tv e sui social. A cominciare dalla considerazione «Solo in Italia». Solo in Italia ci sono troppi parlamentari. Solo in Italia non trovano i colpevoli degli omicidi. Solo in Italia la giustizia non funziona, ovviamente se per caso tocca noi, se tocca un altro «dovrebbero metterlo dentro e buttare la chiave», come fanno negli altri Paesi. Tanto nessuno conosce l’estero, per questo ogni legge elettorale te la propongono alla francese, alla tedesca, all’americana, per mostrare di conoscere il mondo quando non si sa un cazzo neppure di come si vota in Italia.
L’italiano medio coltiva il mito di paesi nordici come la Scandinavia, la Finlandia o la Norvegia, dove i servizi funzionano a meraviglia, dove lo tasse sono bassissime, basta che non chiedi dove sta la Norvegia perché non saprebbero neppure indicartela sulla carta geografica. Sebbene abbiano sentito qualcuno che spiega come lì si ricicli anche la pupù.
Ma perché non cerchi lavoro? Perché tanto «non c’è lavoro», perché «bisogna andare fuori», e poi tutti sono sempre qui, mai che muovano il culo, come all’estero appunto. Tanto «è tutto un magna magna», e «tutti rubano», sempre a sottintendere che chi lo dice non appartiene alla categoria, sempre a sottolineare una propria specchiatissima onestà, perché solo in Italia «i ricchi evadono lo tasse», l’hanno visto da Report , te lo dice il barista che intanto non ti fa mai lo scontrino fiscale e il medico o l’idraulico che senza fattura, se vuoi, paghi meno, e tu ci stai perché tanto mica te la scarichi, come in America. E comunque ve lo immaginate un inglese o in americano che si lamenta del magna magna e dice « it’s all an eat eat »?
Tanto «gli italiani so’ tutti ignoranti», dice quello che non ha mai aperto un libro e un quotidiano lo sfoglia a scrocco mentre mangia il cornetto, leggendo solo i titoli, non per altro quanto a lettura di giornali veniamo dopo la Turchia, e l’editoria è in crisi qui più che altrove, perché se si legge qualcosa «l’ho letto su internet». Che poi se cerchi lavoro, è noto, «prendono solo raccomandati», e intanto non è che per caso conosci qualcuno?
Troppi immigrati, «arrivano solo da noi, perché non li mandiamo in Francia e in Germania?», che però ne hanno più di noi, e al contempo gli italiani sono pure tutti cattolici (non praticanti, per carità), con un Papa che gli immigrati, cristianamente, li farebbe entrare tutti, per dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati. Noi al massimo porgiamo l’altra guancia, ma degli altri, insomma «se ne dovrebbe occupare l’Europa!», la quale Europa quando elargisce i finanziamenti a noi spariscono non si sa dove, e però «è tutta colpa della Germania!». Se non altro stiamo rivalutando Craxi, «lui sì che era un vero politico», e quando c’era lui i nostalgici pensavano a Mussolini, «con lui non si rubava».
In un paese dove «non c’è meritocrazia», e mica se ne lamenta il laureato alla Stanford University, se ne lamentano tutti, un popolo di meritevoli, informati, studiosi, sentono che c’è «la fuga dei cervelli» e si identificano subito col cervello in fuga. Mai sentito nessuno che ammetta di non essere all’altezza, di aver studiato poco, di non meritarsi nulla, tutti sanno tutti, in qualsiasi campo, dalla medicina all’economia. Convintissimi che se i parlamentari si tagliassero lo stipendio si abbasserebbe il debito pubblico. O almeno potrebbero «dare l’esempio», quasi che i deputati fossero arrivati in parlamento con un’astronave e non li avessero votati loro. Perché qui «è tutto un inciucio», è il diritto alla mediocrità, solo in Italia.