LA PRESUNTA EVOLUZIONE E L’IPOCRISIA DEL SISTEMA

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   –   di Francesca Nardi   –                                                       

Molti di noi, per decenni si sono illusi di vivere in una società libera, democratica ed intellettualmente evoluta…con qualche resistenza ed un sospiro residuo di bigottismo, ma sostanzialmente “avanti”. Una società che riusciva a riflettere sulle cosiddette resistenze interiori, riuscendo a raggiungere un equilibrio in sintonia con i tempi e soprattutto con la corsa verso nuovi orizzonti, del tempo e del pensiero. Non era una società perfetta nella misura in cui la perfezione, alla luce del ragionamento diventava un concetto filosofico da considerare e sul quale disquisire, in termini di assoluto…Era una società che nel gioco, talvolta perverso e crudele delle contrapposizioni, riusciva a rappresentarsi come evoluta. Ebbene non lo era, ma il continuo confronto interno, più o meno civile, impediva al pensiero critico di dubitare e quando il confronto cessò di essere dialettica accesa, per diventare un atto di terrorismo, anche in quel caso, riconosciuta una strategia terza, orientata a favorire l’incomprensione e la sospensione del dialogo, ebbene, anche in quel caso, continuammo a considerarci appartenenti ad una società evoluta…che, proprio perché tale, avrebbe trovato e ripreso la via. Non era così, non era affatto così…Quello che erroneamente oggi viene considerato “liquido”, è soltanto inequivocabilmente friabile…L’illusione della mobilità e dell’adeguamento eventuale, dovrebbe confortarci, in previsione dell’aggregazione futura, mentre la friabilità presuppone la disgregazione e la polverizzazione di ciò che, de facto, era stato unicamente un insieme di illusioni. Abbiamo confuso il concetto di libertà ed abbiamo consentito che i nostri figli lo confondessero, con la volgare ed isterica possibilità di sfogare o fluidificare se preferite, ogni assenza, problema, desiderio, delusione, rabbia ed istinto primordiale, senza ritegno alcuno, senza preoccuparsi di una regola violata o di un limite imposto che avrebbero stretto i lacci nel day after, fino a soffocare la voglia bestiale di riprovarci. A rendere più “fluida” la perversione del nulla che accoglieva passivamente, la malintesa libertà di essere peggiori delle bestie, provvedeva la trasformazione in “letteratura” seguita da “etica ed estetica del comportamento liquido”, dell’ignobile lettura dei fatti, da parte di chi non avendo a suo tempo, avvertito la necessità di porre un freno, al momento si sentiva in diritto di giustificare prima se stesso e poi gli autori. Su questo modello che dichiarava il drammatico fallimento del pensiero, naufragato nell’assenza di riflessione, ogni confronto si spogliava della dialettica indispensabile e la miopia sopraggiunta, accompagnata da una nevrotica, incontrollabile smania di potere e di sopraffazione, impediva la visione chiara e razionale del disastro in progress. Oggi resettiamo la devastazione evidente, con la stessa facilità con cui l’abbiamo generata applicando il qualificativo “liquido” che dovrebbe giustificare e spiegare tutto ciò che invece dovrebbe, in un singulto di resipiscenza e coscienza, essere cancellato o almeno pietosamente dimenticato. Invece trascorriamo le ore, seguendo i talk show televisivi senza senso, impegnati nella formulazione di domande idiote e nella raccolta di “fattarielli”, sul genere della Meloni raffigurata in una foto, che la ritrae con un piatto di granchi, che offrano spunto ai geni della sinistra propriamente detta, per attaccare il Governo che, a parer nostro avrebbe già dovuto gettare la spugna, soltanto perché sfinito dalla pochezza delle opposizioni… A rendere addirittura ridicolo, il confronto tra menti sicuramente geniali, la pretesa di rimodulare persino le favole della nostra infanzia, perché potrebbero ispirare pensieri razzisti, sessisti, omofobi o addirittura istigare al femminicidio… Molti di noi, soprattutto quelli che erano convinti di vivere in una società imperfetta ma civile ed evoluta, si vergognano  profondamente, anche soltanto di intervenire in qualche nobile consesso, in cui si disquisisca di, ahinoi, letteratura, ahinoi, di arte, ahinoi, con interlocutori che ci lasciano praticamente tramortiti, in virtù di ciò che “si fidano” di esprimere…provocando la domanda “tra seco meco”, se per caso non siamo entrati inconsapevolmente, in una dimensione parallela o siamo sempre qui, in questa nostra bella Italia in mezzo agli “Italiani popolo di poeti, santi e navigatori”… La faccenda della critica ad ogni costo ha preso la mano alle opposizioni che procedono semplicemente alla cecata, perdendo la cognizione del tempo ed il senso della misura, oltre a quella vrenzola di pudore e dignità che dovrebbe loro imporre di fermarsi, giusto una ‘ntecchia, prima di mandare a farsi friggere secoli e secoli di storia…Ultimo atto di questa ignobile farsa, elaborata istintivamente sull’onda di un rancore, che non avrebbe motivo di essere, ma che si alimenta pescando da se stesso e da mille inutili opacità lasciate tali, unicamente per essere riesumate allo scopo. Oggi si osa condannare e fare giustizia sommaria di alcuni libri e dei loro autori…oggi si fanno distinguo che lasciano assolutamente inebetiti per la vacuità dell’assunto.  Dispiace dirlo, anzi fa male al cuore… ma mettere alla gogna un libro e quel che è peggio, umiliare il suo autore, qualunque sia il pensiero e chiunque sia l’autore, equivale per principio ad una violenza inaudita, intollerabile, che non si differenzia dal rogo bigotto passato alla storia come Falò delle vanità, ispirato dal Savonarola nel 1497, né dal rogo dei libri ordinato da Hitler nel 1933 in diverse città tedesche. Non avremmo mai pensato che saremmo giunti a questo…e allora ci chiediamo se valga ancora la pena continuare a credere che qualcosa possa ancora cambiare…forse no…no…non vale la pena…