(f.n.) – La sanità de noautri è un vivaio di sorprese ed in materia di episodi squalificanti, decisamente non si fa e non ci fa mancare nulla…cofecchie ben remunerate, poste in essere da personaggi di dubbia moralità, che, a suo tempo, hanno investito il denaro nella facoltà di Medicina, con lo stesso spirito di chi sa che, giostrando nel modo giusto, su quel versante specifico, il guadagno sarebbe stato assicurato. Ce la va sans dire che la famosa “mission”, fatta di sacrifici e dedizione, con poco o nulla a pretendere, se non il sorriso riconoscente del malato, sono cose che appartengono alla fantasia a buon mercato degli illusi. Ed alla reception virtuale dei, come sempre, brutti, sporchi e cattivi, non è, ahinoi, consentita la sospensione del servizio neppure in agosto, perché…caso mai andassero in vacanza i giusti, state pur certi che i cialtroni senza “scuorno”, sarebbero sempre in attività…Troppo rude l’assunto?, ma no!,…be quiet!…non c’è nulla di rude nel raccontare le cose come sono…il fatto è che siamo ormai disabituati ai rettilinei…E parliamo un po’ di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) che consiste in “un insieme di trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi integrati con servizi socio-assistenziali (igiene personale, cura della persona, assistenza ai pasti) svolti direttamente al domicilio della persona. Il servizio di ADI viene erogato gratuitamente, essendo finanziato dal Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, per ovviare al problema, qualora l’Asl non dovesse essere in grado di provvedere alle richieste dei pazienti ADI, interverrebbero le strutture private convenzionate. Ma… perché parliamo di ADI?, quando le condizioni e le finalità sono così chiare?, e quando soprattutto, non vi possono essere equivoci per quanto riguarda la gratuità del servizio? Ebbene, parliamo di ADI, perché come sovente accade…all’interno del lecito, capita che si sfiori volentieri l’illecito… E quindi si racconta che un signore anziano, paziente ADI, qualche tempo fa, abbia avuto necessità di una trasfusione di sangue ed avendo provveduto i suoi familiari, alla donazione di sangue, il medico del servizio ADI, si recasse a casa sua per la trasfusione. A trasfusione avvenuta il medico, inaspettatamente, chiese la somma di 250 euro che il paziente, pur essendo assai meravigliato della richiesta, non esitò a consegnare. Ce la va sans dire che il paziente o un suo familiare, pare abbia, in seguito denunciato la “sporca” faccenda, agli organi competenti, anche se fino ad ora non è dato sapere come sia andata a finire la cosa. Ma…c’è un pregresso che vale la pena di raccontare, un precedente che non è poi così lineare, come sembrerebbe la vicenda raccontata, sia pure con esito squallido…Il paziente di cui sopra, era stato ospite della Casa di Cura Villa Giovanna di Tora e Piccilli, la cui responsabile delle Cure Palliative e dell’ADI, è una sociologa che, secondo quanto si dice, consiglierebbe i pazienti che hanno bisogno di trasfusione, a rivolgersi alla Casa del Donatore ad Aversa, anziché, come sarebbe naturale e previsto, al più vicino Centro Trasfusionale, in questo caso all’ospedale Moscati. Ora …companeros, la domanda sorge spontanea: per quale motivo la signora in questione, può arrogarsi, riteniamo autonomamente, il diritto di indirizzare i pazienti alla Casa del Donatore, anziché al Centro trasfusionale dell’Asl?, forse esiste una convenzione dell’Asl con la Casa del Donatore?, ed in virtù di quale necessità, l’Asl asseconderebbe i consigli della signora in questione, che, allo stesso tempo risulta essere la presidente della Casa del Donatore?, Ahiahiahi…ma in tal caso il conflitto di interessi sarebbe una ‘ntecchia esagerato, o no? Decisamente assai originale il tutto, o no?, ed ancora più originale sarebbe, venire a conoscenza che il sangue dalla Casa del Donatore non transita al Centro Trasfusionale Sangue “aggratis”, n’est pas? Del resto… per quale motivo la Casa del Donatore non dovrebbe vendere il sangue, se si impegna a raccoglierlo?, il punto è: ma per quale motivo la Casa del Donatore deve raccogliere il sangue per venderlo poi al Centro Trasfsionale, quando il paziente può recarsi direttamente al Centro ed il tutto sarebbe assai più vantaggioso per l’Asl? Ah!, forse la Casa del Donatore è un Opera Volontaria, che non percepisce compensi né pagamenti e si limita a dare una mano al Centro?, in tal caso…chapeau!, basta dirlo…o no?, basta esibire uno straccetto di foglio e tutto torna a posto, o no? Hasta la suerte! (ricordatevi lo straccetto di foglio, please!)
Gentile Margherita, cerco di non farmi male quando cado dal pero ed è per questo che pubblico quando sono certa di quello che dico. Se lei mi avesse gentilmente fornito, a suo tempo, notizie relative a questo schifo, ovviamente avrei scritto prima, le pare? Grazie sempre!
Carissima Margherita, la dott.ssa Nardi, dopo tanti anni di onorata carriera, con la sua serietà, bravura e professionalità, non cade mai dal pero.
A differenza di qualche “giornalaio a gettone” da “Novella 2000”, scrive con dati di fatto alla mano, trattando sempre notizie vere, precise, dettagliate e riscontrabili, tanto da poter facilitare il compito a quella parte di magistratura seria e di buona volontà.
Dottoressa lei mi cade di nuovo dal pero. Qualche mese fa si parlava di PEG impiantate anche a pazienti terminali contrariamente a tutte le linee guide. Poi gastroenterologo di Marcianise ha sollevato il problema ed il committente medico ADI si è calmato. Poi si bisbiglia di ritardi negli accessi a casa dei pazienti così gli stessi sono obbligati a chiamare privatamente. Si salva solo distretto di Maddaloni. Caserta e il resto sono terribili. Incompetenza e mercenari
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