“Non ci sorprendono le dichiarazioni del Ministro Piantedosi, in perfetta linea politica con le azioni messe in campo da questo Governo sul tema migratorio”- dichiarano congiuntamente Sonia Oliviero, segretaria generale CGIL Caserta e Elena Russo, responsabile dipartimento politiche dell’immigrazione CGIL Caserta.
“Abbiamo ancora bene in mente le immagini immediatamente successive alla strage di Cutro, in cui il Ministro, in barba al dolore di centinaia di famiglie e al lutto di una Nazione intera, null’altra ha avuto da dire se non colpevolizzare i morti in mare.
In risposta a quella strage il Governo ha dato vita al decreto Piantedosi 2, che, convertito poi in legge, non ha fatto altro che creare ulteriore disagio in un tessuto sociale e in comunità già fortemente colpite dai decreti sicurezza del 2018 e dall’arretratezza normativa della legge Bossi-Fini.
Come Cgil da subito abbiamo espresso forte contrarietà alle norme contenute nel decreto Piantedosi 2, ben consci che avrebbero colpito lì dove c’era già maggiore vulnerabilità.
Castel Volturno paga caro il prezzo di queste scelte e il conto diventa ancora più salato per le non scelte, nell’indifferenza di chi avrebbe potuto cambiare le cose e non l’ha fatto.
Non possiamo negare che sia un territorio difficile, ma è una realtà molto distante da quella descritta dal Ministro che, accostando la camorra ai migranti, sa bene di alimentare un clima di odio al solo fine propagandistico.
Parla di espulsioni dimenticando che si tratta di esseri umani, di persone radicate in una comunità che cerca riscatto, di famiglie e di bambine e bambini che qui sono nati e cresciuti. Parla di lavoratori e lavoratrici, spesso sotto ricatto proprio a causa delle leggi che il Suo Governo difende.
Se il Ministro Piantedosi vuole offrire soluzioni per Castel Volturno e, magari anche per tutti gli altri territori in cui per decenni i governi hanno ghettizzato i migranti, offrisse percorsi di integrazione, di inserimento lavorativo, potenziasse gli uffici immigrazione delle Questure per far si che non ci vogliano 10 mesi per rinnovare un permesso di soggiorno o per formalizzare una richiesta di protezione internazionale. Iniziasse a lavorare per superare la Bossi-Fini e liberare i migranti dalle maglie dello sfruttamento e del caporalato. Venisse a conoscere il lavoro che facciamo, come tante altre associazioni, sul territorio. Venisse ad ascoltare le storie di chi ha perso ogni tutela e speranza anche a causa della legge che porta la sua firma. Riconoscesse i diritti che spettano a migliaia di ragazze e ragazzi nati qui, che parlano unicamente la nostra lingua e conoscono solo la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Lo aspettiamo nel nostro sportello dedicato a Jerry Essan Masslo, rifugiato ucciso dall’odio, a cui il 24 Agosto dedicheremo, come ogni anno nell’anniversario della sua morte, una giornata in ricordo della sua vita e del suo lascito, quello che da più di 30 anni ci sprona a stare al fianco dei più vulnerabili, in difesa dei diritti e del lavoro”