Finalmente è tempo di vacanze e la maggior parte degli Italiani aspettano il mese di agosto per poter godere di un po’ di meritato riposo: in valigia ci si mette di tutto, dal telo di mare, alle infradito, dalla crema solare agli abiti freschi e comodi, godendo del sole, del mare e di tempo libero per ricaricare le pile, in vista di settembre, che come si sa, anticipa un po’ il nuovo anno: “ Ne parliamo a settembre”!
Ma è davvero tutto così semplice anche per chi ha una disabilità? Purtroppo no, in verità per le persone disabili nulla è semplice ma è molto amplificato proprio in virtù delle condizioni personali e di livelli di gravità di disabilità. Chi ha una disabilità purtroppo non può sempre organizzare i propri viaggi all’ultimo momento, non può scegliere una meta senza conoscere bene l’accessibilità del posto e non può neanche, nella maggioranza dei casi, trovare posti economici senza prima effettuare diverse telefonate per accertarsi che il luogo sia effettivamente privo di barriere architettoniche. Concretamente non basta sentirsi dire che l’ascensore è presente e si spera funzionante, ma quest’ultimo deve essere spazioso a tal punto da garantire l’accesso alla carrozzina. Non basta chiarire che il parcheggio è nelle vicinanze se poi queste distanze si traducono in tantissimi metri contornati da marciapiedi senza passerelle adatte alle discese per le carrozzine. Non basta affermare che la spiaggia è priva di sassolini se poi non è presente neanche una passerella, per non parlare dei bagni per le persone con disabilità, che sembrano quasi una chimera! È fondamentale poter prenotare una stanza con questa tipologia di bagno per tempo perché, nella maggioranza dei casi, camere per persone con disabilità sono una o al massimo due per ogni hotel, senza contare invece la difficoltà – o impossibilità – di trovarli nelle case vacanze o B&B. Le persone disabili non possono mai provare l’ebrezza del last minute, senza essere invase da mille paure e preoccupazioni. Questa angoscia extra delle persone con disabilità prende il nome di hidden labour, ovvero un lavoro nascosto della disabilità che consta in un aggravante carico di ansia delle persone con disabilità, rendendo le cose più complicate e difficili. Un esempio tipico lo si riscontra proprio sulla prenotazione di una semplice vacanza, dalla burocrazia sconfinata legata alla disabilità, alle domande da compilare per avere determinati servizi essenziali o alla richiesta di un semplice posto a un concerto.
Ma ci pensate se la disabilità è invisibile, come nel caso dei bambini, ragazzi o adulti autistici? Tutto è molto più difficile di quanto possa sembrare proprio in virtù che l’autismo è una disabilità invisibile e quindi purtroppo ciò che non si vede, difficilmente si capisce e si coglie. La frase” Ma non si vede” non giustifica “Che non lo sia”… Ciononostante, esistono spiagge attrezzate e attenzionate proprio per le persone autistiche in quanto i titolari dei lidi, riservano spazi affinché le persone con lo spettro autistico non si sentano sovraccaricate dagli stimoli intorno, si presta molta attenzione alla musica da spiaggia che non è eccessivamente alta, c’è un’area piscina molto tranquilla e una zona relax con alcune giostre ben tenuta, addirittura una piscina riservata. A Baia Domizia ad esempio, c’è un lido molto attento alle persone autistiche soprattutto ai bambini e ragazzi in cui si possono trascorrere piacevoli ore grazie alla spiccata sensibilità del titolare del lido. Gli autistici possono andare direttamente al bar per chiedere qualcosa o per la consumazione, persino i ragazzi che lavorano all’interno del bar, sono preparati ad accoglierli e a rispondere ai loro bisogni.
Non penso occorrano anni di preparazione per avere questa spiccata sensibilità, che dovrebbe essere innata, come importante è l’ empatia che contraddistingue chi lavora da chi eroga un servizio alle persone: essere sensibili è un dono, come essere attenti e responsabili per rendere la società un posto realmente inclusivo affinché a nessuno pesi la disabilità. Soprattutto in vacanza!
Al mondo ci sono troppi egoisti e pochi altruisti e questo lo si può constatare ogni giorno.
Sì, Dottoressa, dice bene, come sempre…basterebbe un pochino di sensibilità. Il punto è che ci sono persone davvero insensibili. Molti aprono un’attività di fretta e di furia perché devono “fare soldi” e non si preoccupano minimamente di fare ad esempio una pedana per chi è sulla sedie a rotelle, di mettere un cartellino che permette ai soggetti autistici ad esempio di evitare le file per eventuali sovraccarichi sensoriali, ecc. Non li interessa proprio dell’altro, se non nel momento del pagamento. Sarebbero capaci anche di mettere in tavola alimenti scadenti, spacciati per alimenti di ottima qualità. Insomma, il punto è sempre lo stesso: viviamo in un mondo pervaso da persone insensibili ed egoiste.
Grazie, Dottoressa, di questo articolo.
Ottimo spunto di riflessione, diretto e pratico che trasporta chiunque all’interno di una realtà che troppo spesso viene vista con atteggiamento per nulla empatico, se non addirittura ignorato.
Dottoressa a volte diamo per scontato alcune cose perché non le viviamo in prima persona. Tante volte provo ad immaginare come si possono sentire queste persone, ma vivere la disabilità secondo me è tutta un’altra cosa.
Secondo il mio punto di vista, è anche una occasione mancata per gli operatori! Comunque voi mamme coraggio nn dovete mai ammalarvi!!! Un abbraccio grande a Laura!
Verità assoluta, come sempre riesci a cogliere e dire. Noi siamo un universo parallelo dove nulla può essere lasciato al caso o all’imprevedibilità, poiché apparteniamo all’altra metà del cielo…!!!
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