OGGI A VILLA LITERNO IL CONVEGNO SUL LAVORO NERO IN AGRICOLTURA, MA LA NOTIZIA NON E’ QUESTA
– di Fosca Corsini –
Lavoro libero e dignitoso – sfide e sinergie, territorio e immigrazione; questo il titolo del convegno che ieri mattina la FLAI-CGIL Campania ha voluto celebrare a Villa Literno, nella sala Giuseppe Rovescio – indimenticata vittima incolpevole di camorra.
Non ce ne voglia la CGIL, ne tantomeno la FLAI, che del maggior sindacato italiano, è la federazione che si prende cura dei lavoratori agricoli e delle migliaia di immigrati che prestano la loro opera nelle nostre campagne per produrre cibo di qualità per le nostre tavole… no, non ce ne vogliano, ma la notizia del giorno non è questa…non è solo questa.
Si, è vero, la FLAI ha schierato un parterre delle grandi occasioni per dibattere del tema del lavoro nero in agricoltura, delle agro-mafie e per la ri-presentazione del sesto rapporto “Agromafie e caporalato” che l’osservatorio Placido Rizzotto ogni anno redige; relatori di grande spessore, è vero, ma la notizia principale che ci viene consegnata dalla giornata, è che Mons. Raffaele Nogaro ha partecipato al dibattito, offrendo, come suo solito, spunti di grande riflessione, con estremo garbo ma con altrettanta precisione chirurgica.
È una notizia, perché il Vescovo Nogaro è da tempo che non si concede ad uscite pubbliche e non presta la sua persona ad iniziative pubbliche; un’uscita durante la quale, ha regalato ai presenti un intervento di poco meno di dieci minuti di rasoiate nei confronti dei mali della società in generale, e della chiesa cattolica in particolare. Dieci minuti che valgono più di dieci saggi di sociologia o di “Teologia morale sociale”.
Se si fosse trattato di uno spettacolo a pagamento, i dieci minuti scarsi dell’intervento del Monsignore, sarebbero certamente valsi il costo del biglietto; ma si è trattato di ben altro…un concentrato di saggezza e rivoluzione!
Il preludio era sembrato molto moderato, in stile “morbido”, declamando una delle “Beatitudini”…ma la moderazione è durata ben poco, lo spazio di appena una manciata di secondi, perché l’interludio diviene subito robusto; padre Raffaele – come ama farsi chiamare il Vescovo Emerito di Caserta – ha detto: “È importante da parte della chiesa, convertirsi, cioè: stare con la gente”, per continuare con una vera è propria accusa verso ciò che rappresenta oggi la religione cristiana: “La chiesa di Cristo, a me sembra che non sia più di Cristo…perché non si mostra madre fino a ribaltare le proprie viscere per la pietà, per la compassione e per il pronto soccorso, perché non si mostra madre dei poveri e dei sofferenti. La chiesa appartiene ancora, gli uomini di chiesa appartengono al ceto medio alto della società e continua a fare accordi con tutti gli stati soltanto perché vuole garantire le sue ricchezze e la sua libertà di movimento”.
Con queste parole, è stato offerto il primo motivo di riflessione che padre Raffaele ha inteso consegnare ai presenti, ma delle quali dovrebbero beneficiare i tanti che non riescono a vedere la verità con i propri occhi… si, è chiaro a tutti, che in questa redazione l’innamoramento è folle per l’uomo, per il prelato, per l’illuminato, che tanto ha lottato nella sua vita per gli ultimi e per gli emarginati, senza mai fare sconti ai potenti di ogni categoria e di ogni appartenenza.
Continuando nel suo discorso, sulla sorte dei poveri che da tutto il mondo giungono sulle nostre coste in cerca di un futuro più dignitoso, padre Raffaele ha ancora detto: “Altrimenti se noi non ci mettiamo a pagare in prima persona, noi diciamo solo belle parole, Facciamo comizi e poi ci fermiamo, una volta finito l’incontro, a sorridere al sole”… “Non mi spiego perché, la chiesa non utilizzi le migliaia di chiese vuote, istituti religiosi vuoti, conventi vuoti, per accogliere ed ospitare tutti coloro che sono nel bisogno, tutti coloro che piangono perché non riescono a ritrovare la loro umanità, tutti coloro che vorrebbero terminare questa vita terrena, che pure è bella, perché sono disperati. La chiesa non deve fermarsi più alla obiezione di coscienza, ma deve passare alla disobbedienza civile…so che è tremendo quello che dico, ma la chiesa dovrebbe avere la vocazione del martirio per il popolo di Dio, e quindi la disobbedienza civile oggi è necessaria”.
Invece, i poveri che riescono a raggiungere questo paese, vengono “Crocifissi” in questi reclusori (organizzati dallo Stato italiano- NDR). Ha detto proprio così, e come non essere obiettivamente d’accordo, se si riuscisse semplicemente ad aprire gli occhi ed a guardare ciò che ci succede intorno senza pregiudizio e senza preconcetto, magari dettato da “credenze” politiche che con la politica non hanno più niente a che fare?
Ecco, la frase conclusiva del precedente passaggio di padre Raffaele, “a sorridere al sole”, ha colpito come un cazzotto allo stomaco tutti i presenti e tutti i relatori, richiamandoli alla realtà della vita odierna, i quali non hanno avuto più la forza di divincolarsi, negli interventi successivi, dalla morsa con cui questa frase li ha cinturati, avvolti, annientati!
La sciabolata finale, è stata un capolavoro di sintesi e oggettività: “la fede non è dire: io credo; la fede è fare opere buone, solo colui che fa le opere buone, anche se dice di essere ateo, chi fa le opere buone è figlio di Dio è amato dal signore…e Gesù, io sono convinto adesso, anche se dico eresie, mi applaude dal cielo.. e mi applaudite anche voi”.
Tutti in piedi ed applausi interminabili, per il difensore degli ultimi. Padre Raffaele, l’uomo che nonostante abbia scalato le gerarchie della chiesa cattolica, è rimasto il rivoluzionario di sempre, lo spirito guida dei tanti che sono animati dalla volontà di fare del bene e fare bene, in questa società e nella fetta di vita che conducono su questo pianeta.
Lo ha ben ricordato Giovanni Mininni, attuale segretario generale nazionale della FLAI-CGIL, che proprio da Caserta è partito anni fa per la propria carriera sindacale, muovendo i primi passi in campo sociale, sotto la guida attenta di colui che era il pastore della Diocesi di Caserta, Mons. Nogaro.
Mininni, ha sottolineato come da ateo, ha ricevuto l’imprinting giusto proprio da quel padre Raffaele che all’epoca, in una Caserta divorata dal malaffare criminale e politico/sociale, era il punto di riferimento di tanti giovani volenterosi e desiderosi di apprendere il metodo giusto per migliorarsi e migliorare la società che li circondava. Senza il vescovo Nogaro, ha detto Mininni, non so cosa sarebbe stato di Caserta.
Ecco quindi, cos’è andato in scena ieri a Villa Literno, un’opera di altissima ingegneria sociale condotta da una persona fuori dagli schemi. Non se la prendano gli altri relatori, pur di elevato livello; il Prefetto di Caserta, l’Assessore Regionale alla sicurezza – e già Prefetto – Mario Morcone, padre Zanotelli, i segretari confederali CGIL di Caserta e della Campania, Sonia Oliviero e Nicola Ricci.
No, non se la prendano se gli è stata rubata la scena da un prete diversamente giovane, un emigrante al contrario venuto al sud, a Caserta, dalla lontana Tricesimo, una cittadina delle montagne friulane; perché questo prete, è da una vita intera che viaggia su frequenze inarrivabili.
Grazie padre Raffaele, grazie per l’enorme contributo che continui ad offrire a questa nostra scalcagnata società.