RIFLETTORI E DUBBI SULLA MORTE DELLA PICCOLA RAFFAELLA NOVIELLO

0

fiaccolata raffaella san cipriano 2 RIFLETTORI E DUBBI SULLA MORTE DELLA PICCOLA RAFFAELLA NOVIELLOFatti e vicende attraversano la nostra esistenza, sovente senza lasciare traccia alcuna nel nostro egoismo, senza scalfire quell’istinto di sopravvivenza che si alimenta di illusioni e paraventi, alla verità vera delle cose. Poi…accade che un sogno o una carezza o soltanto un’ombra, restino a memoria indelebile di un dolore estraneo che si appropria della nostra esistenza ed allora… il dramma di una famiglia che ha perso una bambina di 3 anni quasi all’improvviso, diventa il nostro dolore e gli interrogativi di una mamma, i nostri…la storia della piccola Raffaella Noviello, deceduta il 5 dicembre del 2021…una storia che ci appartiene. La piccola era stata ricoverata al PO Moscati di Aversa, dove le fu diagnosticata una meningite fulminante. Trasferita al Cotugno di Napoli, la piccola vi arrivò morta. Seguì una inchiesta della Procura di Napoli Nord per chiarire e documentare le cause del decesso. Nei giorni scorsi l’inchiesta è stata archiviata dalla stessa Procura, perché, a quanto pare, secondo il parere dei consulenti della Procura, non emerse alcuna colpa o anomalia nel comportamento dei medici, che accolsero e osservarono la piccola Raffaella. I periti di parte però… pare avessero molto da obiettare a proposito di presunte gravi omissioni da parte dei sanitari del Moscati, omissioni e criticità di cui non si sarebbe tenuto conto e che avrebbero potuto essere determinanti per l’infelice esito della vicenda. Anche un ritardo nei tempi del trasferimento della piccola al Cotugno, sarebbe stato contestato dai periti di parte. Inadeguatezza dunque e ritardi, sarebbero stati rilevati dai periti…Il dolore del dopo è sempre più lacerante dello strazio acuto che improvvisamente ti trafigge…il dolore del dopo ti scava nel profondo, perché vuole risposte…vuole che la sua intensità insopportabile, sia stata inevitabile…vole che non vi siano stato errori e tutto sia stato tentato, persino l’impossibile…per non soccombere all’orrore di una verità sconosciuta…e allora la mente di chi viene attraversato dal racconto del dramma, vaga e si sofferma, torna indietro e riprende il cammino, vola e atterra nei terreni arsi dell’impossibile, così Raffaele Della Corte pensa e immagina e scrive: “Appena di ritorno dall’ospedale, ancora una volta. Una volta ancora. Non vi aggiungo altro per evitare che la vulnerabilità di certi meccanismi potesse essere esposta a sollecitazione e magari potesse far scoppiare il motore di raccolta di segnalazioni social di richieste per farmi oscurare. Non scriverò né sulla carta stampata molecola di inchiostro alcuna su quanto raccolto. “Scienza e Coscienza” in questa bruttissimo racconto di vita, sono stati calpestati.

Ma dalla parte opposta di questa, forse sdraiata, forse seduta sotto un ombrellone in riva al mare… vi è l’indolente attesa che in queste 18mesate, dimenticando se stessa, ed i nodi da sciogliere, per non privarsi del profumo di salsedine insieme al rumore delle onde… ha preferito cristallizzarsi sullo scontato, sull’inevitabile.  Troppo facilmente certe cose succedono. L’esubero di faciloneria troppo spesso può far morire un corpo per due o forse più volte. Ma peccato per coloro che non si sforzano a provare a spostare lo sguardo oltre, per magari provare a sfiorare con il solo pensiero che in questo viaggio terreno a morire sono i corpi e non le anime.

Attenderò forse ancora 7giorni. Forse ne attenderò… di meno, o qualcuno in più

per sottoporre all’attenzione di qualcuno poche domande chiare, nette, secche su di una storia fatta di congregazioni e congregati, di omertosi uomini, madri e padri finiti incatenati sull’altalena di “mafie e silenzi”. Ho il cuore e la mente ridotti in polvere.

Forse erano già stati fatti a pezzi ancora prima nel vedere quel cuore appeso al petto di quella madre. Non sono il padre, ma almeno semplicemente per ricostruire questa di storia ho provato a far prevalere l’esser padre. Raffaella continua a chiamarmi “ZIO” per indicarmi la strada da percorrere. La prima volta che questa l’ha fatto usava il termine “bua”. A 36 mesi per “bua” si può intendere tanto. La “bua” può essere stata quella che le ha spento il sorriso. Può essere quella di una madre che ti ha messo al mondo che nella mancanza tenta di farla finita. Può essere quella di un papà che nella devastante assenza deve sempre e comunque. cercare di non crollare perché deve a tutti i costi dare forza e stimolo ad una madre e ogni volta con parole nuove… cercare di spiegare all’ altra figlia, perché Raffaella non fa più ritorno a casa e perché questa avesse deciso di diventare un angioletto.

Mi piace poter pensare che ogni essere umano avesse un’anima e che ognuno di essi avesse mani. Non so il perché, ma nelle ultime ore… mi ostino a ripetere sempre la stessa cosa. Sempre questa “portate la mano al petto e il movimento di questa è… dall’alto verso il basso”. Se tutto questo non vi convince, se tutto questo dovesse essere considerato minatorio o lesivo per qualcuno… Vi prego! Vi scongiuro!

Andatemi a querelare adesso e subito!”