– di Vincenzo D’Anna* –
Si celebrano i funerali di Silvio Berlusconi, esequie di Stato come il protocollo richiede per un uomo che ha rivestito per ben tre volte la carica di presidente del Consiglio. In queste ore quello che sembrava un tributo formale dovuto ad un personaggio che ha scritto, da protagonista, la storia della politica italiana, si è trasformato in un omaggio vero e proprio che l’intera nazione intende conferirgli. Sono, infatti, unanimi gli apprezzamenti al netto dei postumi riconoscimenti quasi sempre ridondanti e caritatevoli. Parliamoci chiaro. Il Cavaliere è stato un vincente: generoso, genio e sregolatezza, amato ed avversato, leader internazionale stimato ed ascoltato ma, al tempo stesso, anche perseguitato da una magistratura politicizzata che lo ha messo al bando ritenendolo l’origine di ogni corruttela nonché il facitore di leggi ad personam. Idolatrato e votato in massa per essere stato il fautore di un partito liberale di massa di cui il Belpaese aveva (ed ha tutt’ora) necessità, Berlusconi si è ritrovato ridotto al rango di un mefistofelico corruttore dei pubblici costumi e degli stili di vita degli Italiani come mai nessuno prima di lui!! Fuor di metafora: è stato un grande innovatore della prassi e del linguaggio politico, del metodo di parlare direttamente alla gente senza paludamenti, rifiutando sia il politichese che una semantica oracolare che non poteva essere compresa. L’ex premier è stato un uomo con un’esistenza più larga della sua stessa vita, potendo spaziare dall’urbanistica allo sport, dalla comunicazione di massa alla grande distribuzione, dall’editoria alla finanza. Vastissimi interessi, i suoi, che spesso cozzavano con la neutralità dei compiti istituzionali che pure gli derivavano dalle cariche ricoperte. Come dimenticare che per lui fu varata un’apposita legge sul conflitto d’interesse, rivelatasi poi un infingimento politico per realizzare, invece, l’interesse al conflitto, che faceva comodo ai suoi acerrimi avversari?!? Dopo quaranta processi una sola condanna: quella per frode fiscale peraltro addebitata al Cavaliere invece che all’amministratore di Fininvest (Fedele Confalonieri), sovvertendo, in tal modo, il principio costituzionale della responsabilità penale personale. Tra l’altro, per le stesse fattispecie di reato, nelle annualità precedenti, il suo giudice naturale lo aveva assolto!! Insomma: solo dopo anni è venuta alla luce inequivocabilmente la plurima aggressione condotta attraverso il combinato disposto degli interessi politici della sinistra, dei giornali compiacenti (ed a lui ostili) e delle toghe politicizzate (come insegna il “caso Palamara”) che facevano carriera sulla notorietà acquisita indagando Berlusconi!! Come capita ai comuni mortali anche per il “tycoon” di Arcore la riabilitazione morale è stata riconosciuta tardivamente e solo quando il beneficiario aveva ormai perduto il potere anche per colpa dell’onta derivatagli dalla gogna mediatico-giudiziaria che lo aveva travolto. Lo difesi a spada tratta in Parlamento ogni qualvolta le idiosincrasie ed i calcolati pregiudizi muovevano le azioni dei suoi odiatori in servizio permanente effettivo. Per me il Cavaliere è stato, per molti versi, un gigante con un’inclinazione, però, all’autolesionismo. Mai banale né mediocre, oppure alla mercé delle combriccole di palazzo che per decenni, prima di lui, avevano fatto e disfatto i governi. Da convinto fautore del maggioritario e del bipolarismo, seppe dare vita alle prime coalizioni tra partiti assonanti per area e credo politico. Dopo aver fondato Forza Italia passò al Polo del Buon Governo, alla Casa della Libertà ed infine al Popolo delle Libertà battendo, con largo margine di vantaggio, la speculare coalizione di centrosinistra che gli si era schierata contro. Criticato, deriso, vilipeso, nel medio termine vide le sue mosse (organizzative e politiche) pedissequamente copiate dai suoi stessi avversari. Insomma: seppe segnare un’era indipendentemente da quanto fango gli venisse spalato addosso pur di screditarlo. Ebbe anche i suoi difetti, le défaillance umane che lo trasformarono da principe illuminato a satrapo circondato da cortigiani e reggicoda. Iniziò il suo viaggio in compagnia di un manipolo di brillanti intellettuali, filosofi, economisti e giornalisti che delinearono il più bel programma liberale e liberista della storia repubblicana. Lo concluse, in seguito, scivolando nel narcisismo e nell’egocentrismo, frequentando gente che più che dare una mano sarebbe stato meglio l’avesse tolta!! Grande innovatore ma modesto riformatore, tradì la sua vocazione liberale non riuscendo a realizzare le riforme promesse. Ora, con la sua morte, si è aperta l’inevitabile lotta per raccoglierne l’eredità, non tanto quella del suo partito, quanto di quel ruolo di liberalismo moderato che ne ha caratterizzato la storia e la vita politica. Forza Italia morirà certo con lui, che ne fu il monarca incontrastato, un re che non volle mai spartire il potere con chicchessia. È destinato invece a rimanere il retaggio dei valori che molti intendono fare propri a dispetto del loro stesso passato, così per quelli che furono muti astanti innanzi ad ogni proposito berlusconiano, geniale o sbilenco che questi fosse. Certo nessuno potrà ereditare la capacità straordinaria di irradiare quel sogno visionario che trasformava i seguaci in supporter inossidabili. Inevitabilmente ci saranno grandi manovre per spartirsi quello che di suo è disponibile ed utilizzabile. Comunque sia e chiunque sarà colui che erediterà quel retaggio, l’importante è che non lo svenda per piccole ambizioni personali. A quel punto tanto meglio sarebbe l’oblio.
*già parlamentare
L’intervento tenuto in Aula del senatore Vincenzo D’Anna il 27 Nobembre 2013 in occasione delle dichiarazioni di voto sulla decadenza da Senatore di Silvio Berlusconi
Come sempre particolare e particolareggiato il dominio del racconto del sen. D’Anna cui va il plauso della sintesi e dell’equatorialità descrittiva dei fatti, non di menola sua precisa congiuntura rievocatoria va ricollocata all’istante fattuali ed all’imprese inefficaci che hanno altresì condotto il Cavaliere a trascendere sulle derivazioni morali e sofistiche dei suoi rappresentanti territoriali! Tale limite affligge purtroppo ed ancora anche il partito dilagante ed attuale del Paese che si ritrova imbecilli a rappresentare alla Camera il nostro territorio; meri deficienti che, in tante occasioni, girovagano ancora con il pensiero, come nei tempi passati, con bottiglie di birra in mano e con le narici spolverate di bianco. Tali imbecilli hanno ruoli istituzionali e per i quali e necessario e doveroso un intervento dall’ alto in quanto ampiamente incapaci e solo prelusivi di un giusta diapedesi del territorio, a brevissimo, per altre scelte e non nella direzione da tutti auspicata! L’invito è rivolto al partito Fratelli d’italia che sembra voler andare avanti con il nulla nella città e nelle provincia di Caserta!
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