IL TRAMONTO DI UN DESPOTA

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–   di Vincenzo D’Anna*   –                                               

È trascorso più di un anno dall’annessione, per mano militare, della vasta regione del Donbass ucraino da parte della Russia. La mattanza di civili e la sistematica distruzione delle città di quel paese, continua senza sosta, con raid missilistici e droni in spregio a qualsivoglia regola morale e politica da parte di Mosca. Fosse comuni, deportazione, stupri, torture ed esecuzioni sommarie rappresentano il dato distintivo dell’aggressione perpetrata da Vladimir Putin e dal suo esercito. Tuttavia l’eroica resistenza del popolo ucraino ha sovvertito le rosee previsioni del Cremlino e dei principali commentatori occidentali circa il fatto che la guerra potesse durare solo qualche settimana. Contrariamente all’ipotesi iniziale, lo scontro è invece andato avanti e le sorti dell’Armata rossa sospinte indietro fino al punto che da fonti accreditate emergono dati sulle perdite russe di dimensioni stratosferiche e di una guerra di posizione che sta logorando, oltre ogni previsione, quella che era considerata una delle forze militari tra le più potenti al mondo. Insomma la grandeur di Putin, l’idea di far ritornare la Russia all’antica potenza dell’Urss, sembra essere definitivamente e tragicamente sparita e con essa le mire espansionistiche del satrapo che regna al Cremlino. Bisogna dare atto all’Europa – oltre che agli Usa e all’Inghilterra – di aver sostenuto adeguatamente l’esercito di Kiev che è in controffensiva ed erode, a poco a poco, ai russi buona parte delle terre da loro fin qui conquistate. Anche la solidarietà dei cinesi ai Russi si è praticamente esaurita nelle dichiarazioni bilaterali di rito essendo prevalsa, come anticipato, in passato, sulle colonne di questo stesso giornale, la ragione economica di Pechino su quella politica. Intendiamoci: la Cina svolge un ruolo preponderante nell’economia mondiale ed ha vastissimi investimenti in Occidente che sarebbero messi a repentaglio qualora l’alleanza con Mosca dovesse svilupparsi anche a livello militare sconvolgendo le forze in campo. Al di là di queste considerazioni pratiche c’è da registrare il crescente malcontento tra la popolazione russa che, nonostante la propaganda asfissiante, ha ben compreso che la campagna espansionistica di Putin costa sangue (in termini di vite umane spente al fronte) e rubli (a causa delle sanzioni). Per dirla con altre parole: la guerra succhia soldi e le casse, private delle fonti di reddito derivanti dalla vendita di gas e petrolio all’Occidente, che prima rendeva oltre un miliardo di euro al giorno, boccheggiano. Quei beni, oggi, vengono svenduti al paese della Grande Muraglia ed a qualche altro Stato satellite di Mosca: troppo poco per mettere un’adeguata pezza al buco determinato dal blocco imposto dall’Occidente. Peraltro è caduta miserabilmente anche la teoria dell’accerchiamento della Nato essendo la lunghezza dei confini tra Russia e i paesi aderenti all’Alleanza Atlantica, poco meno meno del 4 per cento della lunghezza totale del perimetro della Russia!! Viceversa la guerra di Putin ha spostato tra le file della Nato nazioni prima neutrali come Finlandia, Svezia e le tre repubbliche baltiche intimorite da quello che è accaduto ai loro “vicini” ucraini. Laddove la guerra si rivelasse una débâcle per Putin, tramonterebbe ancor di più il sogno di rinverdire i fasti del passato e la preponderante presenza di Mosca nel consesso mondiale. Un danno politico grave all’immagine di quel Paese e del suo leader, che si unirebbe al danno economico e finanziario che è già netto ed evidente. Questa è la palmare evidenza del tentativo di invasione di uno Stato sovrano andato a male, che ha ottenuto, per paradosso, l’esatto contrario di quello che si riprometteva all’inizio. Ma vi è di più!! L’avventura russa e le smanie di potenza di Putin, hanno trasformato una nazione come l’Ucraina in un paese al centro dell’attenzione mondiale, un punto di riferimento delle democrazie liberali e di un’animata solidarietà verso il medesimo. Il suo leader, Volodymyr Zelenskyj, da anonimo, nonché chiacchierato primo ministro, è assurto in un alone di leggenda, accolto ormai da tutte le cancellerie mondiali, con rispetto, ammirazione e considerazione, fino ad approdare come ospite d’onore tra i grandi della Terra alla riunione del G7 di Hiroshima. Insomma: mentre declina la stella del despota russo, inquisito dal tribunale dei diritti dell’uomo per crimini contro l’umanità, brilla in alto quella del leader di Kiev e con essa la possibilità, per gli ucraini, di poter aderire alla comunità europea e, più in là, di ritrovarsi sotto l’ombrello protettivo della Nato. Proprio quella possibilità che i russi temevano e volevano evitare!! Nessuno è in grado di poter conoscere l’epilogo di questa tragedia che più volte ha portato il mondo sull’orlo di un conflitto atomico, rivelando a tutti la malvagità e la pericolosità dello zar del Cremlino additato, per anni, come politico lungimirante e capace. La Storia non fa sconti. A nessuno.

*già parlamentare