GRAZZANISE – Angelo Florio: nato a Camigliano il 3 settembre 1943 dal grazzanisano Lorenzo e dalla camiglianese Giovanna Romano. Imbianchino, ciclista, avvocato e con 20 esami superati al Dipartimento di Medicina. A memoria d’uomo, “l’uomo dalla memoria più potente” in questo paese. Un autentico fenomeno dell’intelletto e della volontà, spentosi quasi ottantenne e dopo breve ricovero ospedaliero il 4 marzo 2023. Forti il dolore della compagna, dei figli, delle nuore, del fratello, delle sorelle, dei cognati, dei nipoti e di tutti gli altri parenti. Forte il rimpianto dei suoi veri amici che in lui trovavano sensibilità, inventiva, cultura, amore per il prossimo. Nella prima metà di questo aprile la S.Messa del Trigesimo, in suffragio del popolare e indimenticabile ‘Ngiulillo, è stata celebrata dal parroco don Valerio Lucca nella chiesa dell’Annunziata di Grazzanise. Riemerso, nella religiosa circostanza, il variegato ricordo dei talenti umani e culturali del corridore che sapeva essere saggio, istrione, maestro d’ironia.
Alla sua nascita il padre era combattente della 2^ Guerra mondiale, sicché solo quando Angelo aveva 2 anni il genitore lo poté abbracciare per la prima volta; fu proprio una gran bella sorpresa (dopo tanta sofferenza sui campi di battaglia) e successivamente si rinnovò con la nascita a ripetizione di tre sorelle e di un fratello del primogenito.
Frequentate le scuole elementari a Grazzanise, dove intanto la famiglia s’era trasferita, Angelo continuò a studiare frequentando l’istituto statale di avviamento professionale che funzionava in locali, poi inutilmente ristrutturati, lungo l’allora SS. 264, non lontano dalla direttissima ferroviaria Napoli-Roma, in tenimento di Cancello ed Arnone. Gli studenti raggiungevano in bicicletta l’istituto, pedalando per circa 6 chilometri. In quelle epiche volate d’andata e ritorno Angelo era vincente e riconobbe nella “due ruote” il suo sport preferito. Non esitò a procurarsi presto una bicicletta da corsa coi soldi che guadagnava facendo l’aiutante d’imbianchino ed imparando così il mestiere che a lungo praticò per guadagnarsi onestamente il pane. Emergeva, intanto, sempre più chiara una “memoria d’oro”, spiccatissima capacità da cui seppe trarre tanti suoi successi, avanzando in età e tenacia. Gli piaceva lèggere ed avvertiva il valore in sé dell’istruzione, nonché le opportunità di riscatto che lo studio consentiva finalmente anche ai ragazzi provenienti da contesti sociali modesti. Ricordava a perfezione intere pagine di libri che gli capitavano nelle mani e di sera, al cinema Aragona di piazzetta Montevergine, negli intervalli dei film gli si formava intorno un capannello di monelli attenti ad ascoltare le sue fantasmagoriche evoluzioni mnemoniche.
Arrivò il tempo dell’obbligatoria naja che lo vide recluta a Pordenone e poi in forza al 5° Rgt Fanteria Aosta di stanza a Messina. Terminata la vita militare, riprese i libri in mano e conseguì da privatista il diploma di geometra. Eppure, per sbarcare il lunario, continuò ad attintar facciate e pareti, talvolta con la collaborazione di qualche ragazzo. Nei festivi e nei lunghi pomeriggi estivi, in sella alla sua bicicletta a far sgroppate e, spesso a partecipare a gare per dilettanti fra le quali “storica” resta quella sulle lievi alture di Botteghino nel Comune di San Felice a Cancello dove si recò con la sua vespa e sul sellino anche un amico che reggeva la bici in spalla. Quante medaglie e coppe dei vincitori si affollavano a casa sua. Una volta la carovana del Giro d’Italia attraversò Grazzanise, ma, prima che arrivassero in paese i campioni, passò Angelo giocondo ad incassar scroscianti applausi. La stessa gioia che provò quando ebbe modo di stare in una fotografia col vecchio Gino Bartali.
Restava tuttavia sempre vivo il desiderio di proseguire gli studi, ma il padre “curatino” non poteva sostenerlo. Così, un po’ coi guadagni del suo mestiere un po’ con le borse di studio, riuscì a frequentare il Dipartimento di Giurisprudenza, conseguendo la laurea il 18 novembre 1975, nello stesso giorno in cui 20 anni dopo morì a Procida Antonio Raimondo, un altro “eroico” grazzanisano.
Fu così che Angelo avverava il suo sogno e, iscrittosi al prestigioso Foro di Santa Maria Capua Vetere, indossava la toga nelle aule dell’antico Tribunale dove discettava delle cause preparate nel suo studio professionale.
Era giunto alla meta finale? No! Il suo ingegno, sempre appoggiato dalla “memoria d’oro”, lo portò in seguito ad affrontare e superare ben 20 esami a Medicina. Avrebbe fatto pure il medico? No! Angelo Florio conosceva, fra le tante massime di diritto e di filosofia, il vecchio adagio “Medice, cura te ipsum”. La velocità della vita terrena gli aveva insegnato che era giunto, appunto, il tempo di badare a se stesso e di più alla famiglia.
Da oltre un mese si sente la mancanza, ma resta presente nei cuori di coloro che seppero capirlo ed ammirarlo. Oltretutto era di indole benigna e trepidava per le sofferenze degli altri, donando quello aveva, generosamente. Rimane emblematico il suo coriaceo impegno finalizzato anzitutto al riscatto sociale: un esempio straordinario per i giovani che lamentano di non avere risorse per emergere; un personaggio che ha onorato Grazzanise, il paese di nascita del suo papà curatino, cioè esperto della trasformazione del nostro prezioso (ed ora largamente mal gestito) latte bufalino