AUTISMO E SELETTIVITA’ ALIMENTARE: QUANDO ANCHE MANGIARE E’ UN DRAMMA

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Mangiare rappresenta un bisogno primario di ogni essere vivente e il cibo è un momento fondamentale nella quotidianità di ogni famiglia poiché ritrae attimi per lo sviluppo di abilità come l’imitazione o l’interazione sociale, fondamentali per ogni bambino da appena siede a tavola con i membri della sua nucleo familiare. I bambini autistici tra le numerose difficoltà hanno anche una persistente selettività alimentare che rientra tra i comportamenti disfunzionali, che si innescano durante i pasti e potrebbero portare a effetti negativi sul piano nutrizionale, fisico, psicologico e soprattutto relazionale. I genitori si trovano così a dover convincere con ogni mezzo e modalità il proprio figlio a mangiare e questo rituale si ripete ad ogni pasto, sia a pranzo che a cena:
la responsabilità del pranzo, della cena o la preparazione di “pasti speciali e sempre nuovi e creativi” innalza i livelli di stress e di ansia dei genitori coinvolti perché fonte di frustrazione, ansia, esaurimento e preoccupazione. Le persone con disturbi dello sviluppo e dello spettro dell’autismo, spesso mostrano alti livelli di selettività alimentare e ciò può causare una carenza di micronutrienti che potrebbero portare a particolari effetti per la salute. Circa il 30% della popolazione pediatrica e l’80% di bambini fino a 16 anni, ha avuto almeno un problema di alimentazione una volta nella vita e se si fa riferimento alle difficoltà di alimentazione tra i bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD), i tassi sono ancora più alti con alcune stime che raggiungono il 90% con difficoltà amplificate che si evidenziano soprattutto in tre caratteristiche quali il rifiuto del cibo, assunzione sempre e solo di un cibo singolo e nell’arco della stessa giornata, repertorio alimentare limitato di solo alcuni cibi e cotti allo stesso modo, serviti nello stesso piatto. Anche se alcuni psicologi e pedagogisti considerano, in età prescolare, la selettività alimentare, come una mera fase transitoria, in realtà essa per alcuni bambini, può essere molto più grave i quanto l’assunzione insufficiente o carente di cibo e l’ assenza dei principali nutrienti particolari potrebbero influire sullo stato di salute globale e sullo sviluppo del bambino, portando un’eccessiva perdita di peso, malnutrizione, mancanza di energie, ritardo dello sviluppo, scarso sviluppo sociale e cognitivo. I disturbi dello spettro autistico (ASD) sono caratterizzati da difficoltà nelle interazioni sociali, ipersensibilità, interessi ristretti e comportamenti ripetitivi; uno di questi comportamenti caratteristici è proprio la selettività del cibo che corrisponde ad uno stile comportamentale caratterizzato da forte rigidità, schema e abitudine nelle scelte alimentari. In particolare, i bambini con disturbi dello spettro autistico possono avere delle marcate preferenze per determinati tipi di cibi in virtù della loro consistenza (ad esempio frullato, yogurt, frutta fresca), temperatura, forma, colore, quantità, del loro odore, tono o gusto, inoltre potrebbero accettare un numero limitato di pasti in base a come vengono preparati o impiattati e attuare una serie di rituali riferiti al cibo stesso. Spesso la selettività alimentare è accompagnata da comportamenti asfissianti e talvolta profusi, quali il pianto lamentoso, i capricci anche nello stare seduti a tavola, lanci di cibo, i comportamenti auto ed etero aggressivi, l’ alzarsi continuamente dal tavolo, lo sputare il cibo e i vocalizzi rumorosi. Tuttavia ci sono fattori che contribuiscono al mantenimento della selettività alimentare e sono sia di origine fisiologica che ambientale : i primi fisici e biologici possono includere anomalie anatomiche, sensoriali e percettive, disfunzione motoria-orale, disturbi metabolici, allergie alimentari e respiratorie e problemi gastrointestinali. Si possono verificare casi in cui anomalie strutturali del cavo orale o scarsa coordinazione delle strutture orali, possono produrre a un deficit delle capacità di succhiare, mordere, sgranocchiare, masticare o deglutire. Questi deficit possono ostacolare notevolmente il mangiare portando a una difficoltà a ingerire cibi di diversa consistenza e quindi ad assumere abitudini alimentari particolari e funzionali per il bambino. Allo stesso modo, i problemi gastrointestinali, di cui ne soffre un bambino su tre, possono influenzare le preferenze di cibo di un bambino ed esse sono considerati comuni per i bambini con autismo e uno dei tanti è il reflusso gastroesofageo (GERD). Sebbene tali questioni possano causare direttamente dei problemi di alimentazione, non è tipico che si sviluppino gravi problemi senza il contributo delle variabili ambientali.

I genitori, stanchi delle difficoltà che si presentano al momento dei pasti, possono mantenere i comportamenti e le abitudini alimentari disfunzionali del bambino attraverso delle risposte involontarie, come ad esempio, a seguito delle condotte sopra elencati, possono togliere il cibo o interrompere il pasto improvvisamente, insegnando involontariamente al bambino che emettendo quel comportamento, riceverà una fuga giustificata dal pasto.
Oltre a rimuovere il cibo indesiderato, l’adulto può decidere di presentare al bambino solo i suoi cibi preferiti, nel disperato tentativo di fargli assumere le calorie a lui necessarie.
Così facendo, il bambino impara, che il quel comportamento disfunzionale non solo porterà all’ annullamento dei cibi non preferiti, ma riceverà anche cibi o giocattoli preferiti, con la conseguente opposizione a mangiare cibi non favoriti in futuro e a mantenere la propria selettività. I genitori possono anche inavvertitamente rinforzare il rifiuto del cibo attraverso l’attenzione in quanto possono ad esempio ignorare quando il bambino sta mangiando tranquillamente e si sta comportando in modo appropriato, ma magari prestare attenzione quando mette in atto comportamenti di rifiuto del cibo. La pianta dell’attenzione può assumere molte forme: l’attenzione può consistere in convincere il bambino a mangiare (ad es. “mangia un boccone. È buonissimo. Ti piacerà”), oppure esprimendo ira. D’altro canto, anche il comportamento del genitore è sotto il controllo delle contingenze ambientali. Un genitore viene rinforzato negativamente quando i comportamenti disfunzionali cessano e positivamente quando il bambino mangia il suo cibo preferito.

Allora come è possibile intervenire? Nel caso di questioni organiche che portano alla selettività alimentare è necessario l’intervento del medico. Ad esempio per il trattamento del reflusso gastroesofageo (GERD) si procede con la modifica dell’alimentazione e/o la prescrizione di farmaci e, in rari e gravi casi, alla chirurgia antireflusso. Un altro tipo di intervento psicoterapeutico rivolto ai genitori è il parent training, durante il quale vengono insegnate specifiche tecniche e forniti strumenti utili alla gestione del momento del pasto, in modo da far alimentare in maniera adeguata i figli e migliorare l’approccio al problema abbassando la soglia di preoccupazione e di ansia. Le strategie comportamentali condivise potrebbero supportare il genitore nella gestione della selettività alimentare e della rigidità comportamentale del bambino attraverso le procedure di rinforzo positivo che può consistere nella consegna di un oggetto preferito o la lode sociale in seguito all’accettazione di un cibo non preferito; l’ estinzione della fuga grazie a tutte quelle tecniche che non permettono al bambino di allontanarsi dal cibo, coinvolgendolo in attività da tavola attraverso storie sul cibo o mettendo nel piatto cibo da far sembrare una casetta o un volto, utilizzando gli alimenti; modulare piano piano la consistenza del cibo; presentare in modo simultaneo o sequenziale gli alimenti preferiti e non; rinforzare, per ciascun alimento nuovo, le approssimazioni successive al consumo (ad es. toccare le labbra del bambino, toccare il cibo con la lingua, mordere il cibo, deglutire il cibo). È comunque sempre opportuno affidarsi ad un  professionista che individuerà l’intervento o la combinazione di diversi interventi, utilizzando tecniche e procedure specifiche, individuali, sempre rinnovabili e modulabili, di efficacia comprovata e imposterà un valido piano di trattamento personalizzato sul bambino, senza dimenticare che l’intervento efficace e tempestivo risulta essere la migliore strada di sempre.

 

banner autismo i comportamenti alimentari difficili nei bambini con autismo 1024x353 AUTISMO E SELETTIVITA ALIMENTARE: QUANDO ANCHE MANGIARE E UN DRAMMA

4 Commenti

  1. Questo articolo lo trovo molto interessante perché io di solito associo il cibo a delle emozioni e quando mia figlia non vuole mangiare, posso capire in che stato d’animo si trovi. A volte cambio io strategia tavola per provare a farle assaggiare i nuovi alimenti anche se come ha scritto lei sono molto metodici abitudinari i nostri bambini autistici. Con l’aiuto di uno psicoterapeuta, stiamo cercando nuove strade e strategie affinché la piccola Camilla possa assaporare sempre nuovi alimenti.

  2. I bambini di solito fanno sempre capricci quando si tratta di mangiare cose nuove figuratevi se ci troviamo di fronte a bambini con disturbo dello spettro dell’autismo. Non è facile; lo vedo con mio nipote e mia figlia impazzisce per farlo mangiare. Dottoressa grazie articolo utile come sempre che da preziose indicazioni

  3. Ovvio già ci sono difficoltà nello scegliere il cibo in generale .. ed è giusto la variazione alimentare
    .. poi nel rag con ‘problemi’ .. ancor più grazie quest’articolo ci è di vero aiuto

  4. Dottoressa, grazie infinite di questo brillante articolo sulla selettività alimentare. Le strategie comportamentali menzionate saranno di grande aiuto non solo per i genitori di bambini autistici, ma anche per gli altri bambini.

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