– di Alessandro Barbieri –
Di fronte ai miei occhi ho una foto, due bambine che sorridono, tanti anni orsono.
Sono le mie figlie.
La vedo ogni giorno – questa foto – dalla mia scrivania.
Sono le mie amatissime figlie.
Ed ho immaginato di vivere con loro in una città bombardata giorno dopo giorno dai Russi e dai miei fratelli siriani.
Ho immaginato di vivere da anni in una città dove non esiste più l’umanità, circondato da corpi dilaniati, senza cibo ed acqua.
Dove ogni giorno la lotta per la sopravvivenza fa morire la gente intorno a me ed alle mie figlie.
Ed ho immaginato di vivere a Kabul, dove due ragazze come loro rischierebbero la vita se decidessero di camminare da sole per strada, circondate dalla violenza, dalla fame e dalla disperazione.
Ed ho immaginato di vivere in Iran, dove due ragazze come loro rischierebbero di essere avvelenate solo per voler andare a scuola, o, peggio, di morire perché si è notata una loro ciocca di capelli fuoriuscire da un assurdo velo che copre i capelli.
Ho immaginato di vivere in Kurdistan, bombardata dai turchi, dagli iraniani, dai russi o da chiunque ritenga che loro non abbiano il diritto di vivere su questa terra.
Ed ho immaginato cosa avessi potuto provare e, soprattutto, cosa avrei fatto.
Avrei fatto quello che ha fatto il padre e la madre di Kr14f9, per me mia figlia, una splendida ed amatissima figlia.
Sarei scappato lontano da quell’inferno, avrei cercato di portarla in salvo come hanno fatto loro.
Ne sono sicuro.
E non avrebbe mai potuto farmi cambiare idea l’ipotesi che il viaggio potesse essere pericoloso, dopo quello che ho visto e subìto.
Ma questo il Ministro, oscuro funzionario elevato a censore, non potrà mai capirlo.
Continui pure a fare proclami.
Nessuno ci potrà fermare.
Noi facciamo parte degli esseri umani, di coloro che amano i propri figli e morirebbero per loro.
Se ne faccia una ragione pure il Ministro.