– di Alessandro Barbieri –
La foto degli scaffali vuoti dei supermercati dell’Inghilterra è il migliore spot per il fallimento della Brexit.
Provo ad immaginare la nostra casalinga di Recale (mi perdonerete ma Voghera è lontana) che chiede tre pomodori e due zucchine al suo fruttivendolo, per poi declamare a voce alta “è tutta colpa dell’Europa!”.
Così si declamava in Gran Bretagna nel lontano (lontano?) anno 2016, così declamavano la Meloni, Salvini ed il disperso Di Maio.
“Fuori dall’euro” strillavano.
Con loro anche economisti (economisti?) che si lanciavano in proclami folli, e sostenevano ed invocavano la sana autarchia contro la tecnocrazia europea.
Uno di essi si è fatto eleggere anche all’europarlamento come il famoso Farage, già conduttore televisivo che ha portato la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea.
Oggi la classe politica inglese si riunisce di nascosto in maniera bipartisan per cercare di trovare una soluzione, per ritornare nell’Unione, in buona sostanza per cercare di tornare indietro.
Ma questi scienziati dove sono finiti?
Questi fini economisti dove sono?
Oggi il nostro Presidente del Consiglio si proclama europeista, atlantista ed identitaria. Una contraddizione in termini, così come quando si scagliava contro l’euro e le accise sulla benzina.
Questa è l’attuale classe dirigente.
La Seconda guerra mondiale ci aveva consegnato politici seri e “forgiati” da anni di disastri, carcerazioni e persecuzioni. Persone che mai avrebbero detto sciocchezze in televisione. Oggi, purtroppo, nella piazza globale siamo arrivati a sostenere anche che la terra è piatta. Deleghiamo e consegniamo la nostra vita nelle mani dei peggiori esponenti politici.
Ma la colpa, come insegnava un grande filosofo, risiede in noi e nelle nostre scelte elettorali, anche quando decidiamo di non votare.
Forse sarebbe ora che ci facessimo un esame di coscienza.
Prima di scadere nel ridicolo.