I segretari dei circoli del Partito democratico di Caserta, Mondragone, Sessa Aurunca, Parete e Cellole, rispettivamente: Enrico Tresca, Achille Pacifico, Franco Sessa, Paolo Falco e Francesco Vettone, intervengono sul caso del tesseramento della provincia di Caserta.
“Qualcuno ha imbrogliato e, udite, udite è chi gridava allo scandalo, strumentalmente amplificato da un ben orchestrato circo mediatico – dichiarano – Alla fine della corsa la montagna partorì il topolino, e il topolino mostra tutti i suoi difetti. Il tesseramento PD di Caserta, alla luce della sua certificazione da parte di una Commissione provinciale, di fatto nominata da una parte, si potrebbe dire da una persona contro tutte le regole democratiche interne, fotografa una realtà diametralmente opposta a quella gridata ai quattro venti da certi “personagetti”. Non ci sono pacchetti di tessere. Non ci sono strani movimenti o cervellotici rapporti tra voto e tesserati. Ci sono solo alcuni che statutariamente non potevano e non possono essere iscritti al PD e che invece sono stati inseriti nella anagrafe approvata. C’è chi non ha pagato il dovuto ed è stato graziato, c’è chi non può essere del PD, perché siede nei banchi dei Consigli comunali e provinciali contro il PD, ed è stato iscritto. C’è chi ha costruito, quelli sì, elenchi di tessere e li ha comunicati con una mail ed è stato iscritto. Ma perché tutto questo? Perché i “personagetti” di cui sopra non hanno visto i tesserati di altre province scoprendo che in proporzione erano significativamente più di quelli di Caserta? Perché si è dovuto costringere, e solo per Caserta, gli uffici del PD romano a sconfessare sé stesso ed inventare una seconda anagrafe con nuovi criteri di esclusione validi solo per questa provincia? Perché? Perché è evidente ormai a tutti che le regole democratiche in mano a Boccia e ad altri, e a tutti quelli che hanno voluto offendere Caserta e i casertani così gratuitamente, sono carta straccia, non valgono. Allora una proposta, anzi un invito: sarebbe ineludibile che tutti questi, partendo da tutta la commissione nazionale per il Congresso e in particolare i “Fantastici 4”, chiamati a studiare il “CASO CASERTA”, venissero qui e ci spiegassero, o meglio spiegassero alle democratiche e ai democratici casertani, cosa hanno combinato. Sarebbe ineludibile che Nardella venisse qui e ripetesse, guardando in viso le persone, le cose che ha detto su Caserta e ci spiegasse perché le ha dette e chi gliele ha suggerite. Sarebbe ineludibile, ma non accadrà. E non accadrà perché ci vuole coraggio a chiedere scusa e ci vuole ancora più coraggio ad ammettere di essere stati in malafede. Invece noi chiediamo scusa. Chiediamo scusa a tutti quelli che, nonostante abbiano seguito le regole e si siano iscritti, sono stati esclusi ingiustamente. Chiediamo scusa, da dirigenti del Partito, per lo spettacolo che si è dato anche se ne siamo state vittime e non certo causa. Chiediamo scusa ai casertani in generale, anche a quelli non del PD, perché offesi dalla mostruosa retorica per la quale qui si fanno imbrogli. Saranno tutti questi a giudicare e siamo certi lo sapranno fare benissimo. Per il resto siamo qui e faremo valere la voce di chi oggi è trattato cosi ingiustamente intutte le sedi, fino alla fine. E intanto ancora una volta: “IL BUE CHIAMÒ CORNUTO L’ASINO”.