– di Ursula Franco* –
Nel giugno 2010 il commercialista Andrea Rossi è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Vitalina Balani, 70 anni, uccisa nella sua casa di Bologna, sita in via Battindarno, il 14 luglio 2006.
L’avvocato di Andrea Rossi ha recentemente presentato istanza di revisione, il 16 gennaio 2023 i giudici della Corte d’Appello di Ancona si sono riservati di decidere.
Il Rossi, 46enni all’epoca dell’omicidio, fu sentito dagli investigatori della Polizia di Stato il 26 luglio 2006 e il 10 agosto 2006.
Nella puntata dal titolo “Il delitto della signora”, della serie “COMMISSARI”, il giornalista Pino Rinaldi ha trattato il caso e sono stati diffusi alcuni stralci della seconda audizione del commercialista, un’audizione durata circa 17 ore. Non si può parlare di interrogatorio, Andrea Rossi, infatti, all’epoca non era ancora indagato.
La tecnica di analisi da me utilizzata è la Statement Analysis.
Investigatore: Stavolta la registriamo.
Andrea Rossi: Va bene.
Investigatore: La video registriamo.
Andrea Rossi: Va bene, va bene… va bene, va bene. Sì, sì, sì.
La superflua e inaspettata scarica di “Va bene” e di “Sì” prova che ciò che gli ha appena riferito l’investigatore è, per il Rossi, sensitivo, evidentemente il Rossi non immaginava che l’audizione sarebbe stata videoregistrata. E’ dunque lo stress ad aver prodotto quella scarica di “Va bene” e di “Sì”, una scarica di “Va bene” e di “Sì” con cui intende convincere l’investigatore di essere tranquillo e apparire accomodante. Il Rossi non è tranquillo come vuol far credere, il fatto che non sia tranquillo non prova nulla, non sarebbe tranquillo neanche un innocente de facto che sa di essere sospettato di un omicidio, però, da un innocente de facto non ci aspettiamo che sia accomodante, ci aspettiamo che neghi in modo credibile di aver commesso l’omicidio non appena ne ha la possibilità e che mostri insofferenza.
Investigatore: Siamo vestiti pure uguali.
Andrea Rossi: Sìì? Si possono confondere? Guardi, se lei è un assassino come me, vediamo, spero di no.
Invece di negare in modo credibile di aver ucciso la Balani, Andrea Rossi si prende gioco della potenziale accusa. “un assassino come me” non sono parole che il Rossi ha mutuato dagli investigatori, non sono il frutto di una contaminazione, sono parole sue e rappresentano una ammissione tra le righe ovvero una ammissione involontaria. “un assassino come me” è una dichiarazione spontanea rilasciata in un momento in cui il Rossi non si sente sotto pressione ed è una dichiarazione di un’importanza cruciale perché ci fornisce plurime informazioni sul caso di specie e sulla personalità del Rossi. Informazioni che lo stesso mette a disposizione degli investigatori prima che l’interrogatorio cominci. Quali informazioni si ricavano da questa dichiarazione volta a ridicolizzare l’accusa? Dicendo “un assassino come me” il Rossi non solo ammette di aver ucciso Vitalina Balani, ma anche di essere consapevole di essere sospettato dell’omicidio. Queste 4 parole permettono di inferire che il Rossi non negherà in modo credibile di aver ucciso Vitalina Balani, ma prenderà la via tortuosa della manipolazione.
(…)
Andrea Rossi: Ah… venne questo signore che era… un… immobiliarista ee mm di p… di piccolo cabotaggio, di basso livello, roba del genere (incomprensibile) che prendeva degli appartamentini, li faceva ristrutturare e poi li rivendeva, e venne per farsi fare la dichiarazione dei redditi da quello che ho capito (…) e quindi… ne avevo già sentito parlare perché avevo… letto il nome e altre cos… come tipo di lavori… poi, io, quando sono entrato in ufficio, ho incominciato a fare le dichiarazioni dei redditi… quindi… non le so dire da che anno, ma ho cominciato a metter dentro gli atti del signor Fabbiani.
Una tirata oratoria, ciò che di più interessante può produrre un interrogato durante un interrogatorio, è, infatti, soprattutto nelle tirate oratorie che si pescano informazioni utili per risolvere un caso, dal “leakage” alle ammissioni tra le righe. Per “leakage” si intende il rilascio involontario di informazioni che stazionano nella mente di chi parla.
Il povero signor Aldo Fabbiani ha 90 anni, è invalido e ha da poco perso sua moglie Vitalina, il fatto che Andrea Rossi usi parole che rasentano il disprezzo nei suoi confronti ovvero che lo definisca un immobiliarista “di piccolo cabotaggio, di basso livello, roba del genere” non può che rappresentare una red flag.
Investigatore: Ecco, poi ad un certo punto, dicevamo, c’è stata questa… conoscenza con la signora Balani.
E’ stato il Rossi ad introdurre la vittima come “la signora Balani? Non lo sappiamo. E’ sempre interessante far sì che sia l’interrogato ad introdurre la vittima in modo da ottenere informazioni sullo stato della relazione tra i due.
Andrea Rossi: Sì.
Investigatore: (incomprensibile)
Andrea Rossi: Ma sempre in via mediata e tramite… il signor Fabbiani.
Si noti che il Rossi parla della vittima senza nominarla.
Investigatore: Quindi la signora non è mai venuta allo studio (incomprensibile).
Andrea Rossi: Per tanti anni non l’ho mai vista…
Si noti che il Rossi parla della vittima senza nominarla.
Investigatore: (incomprensibile)
Andrea Rossi: La conoscevo come nome.
Si noti che il Rossi parla della vittima senza nominarla.
Investigatore: Quindi ad un certo punto c’è stato…
Andrea Rossi: E non mi ricordo un periodo in cui si accavallassero assieme in ufficio.
Si noti che il Rossi parla della vittima senza nominarla.
Investigatore: Benissimo.
Andrea Rossi: Non mi ricordo (incomprensibile).
Investigatore: Ad un certo punto però Fabbiani non era più in condizioni, quindi gli è subentrata automaticamente la moglie, quindi c’è stato il contatto più con la signora?
-
- Si notino gli interventi dell’investigatore che ho evidenziato, posto che il Rossi era già stato sentito, è possibile che, in precedenza, l’investigatore e il Rossi si siano già confrontati su molti dei temi di questa audizione, è sempre però preferibile che a riassumere i fatti sia l’interrogato. L’interrogatorio è, infatti, un mezzo per acquisire più informazioni possibili dall’indagato. Lasciare che sia sempre lui a parlare non solo permette di mettere a confronto le nuove dichiarazioni con le precedenti, ma lascia aperta anche la porta alla possibilità che lo stesso condisca le sue tirate oratorie con rivelazioni utili a riempire eventuali gaps investigativi e con ammissioni incriminanti. Dunque è ottimale:
- evitare le domande chiuse che permettono all’interrogato di rispondere con un “Sì” o con un “No”, quantomeno nelle prime fasi;
- evitare le domande multiple che gli permettono, invece, di scegliere a quale rispondere;
- evitare di introdurre termini nuovi capaci di contaminare le risposte;
- evitare di interrompere l’interrogato;
- evitare di metterlo sulla difensiva accusandolo esplicitamente o esprimendo giudizi morali sull’autore del reato;
- e non avere fretta di metterlo alle strette.
Andrea Rossi: Sì, ma lei (interrotto)
Investigatore: (incomprensibile)
Andrea Rossi: Mi scusi, la domanda che lei mi fa è come se fosse un cliente autonomo la signora, no, non come un cliente autonomo, la signora era sempre il portacarte del marito.
Andrea Rossi, nonostante sia tutto molto chiaro, trova una scusa per riprendere l’investigatore. Il Rossi corregge l’investigatore per tentare di condurlo dove vuole lui: si noti “la signora era sempre il portacarte del marito”, una definizione che usa per attribuire alla Balani un ruolo secondario rispetto a quello del marito. Il neppur troppo velato disprezzo mostrato dal Rossi nei confronti della vittima rientra nel suo progetto manipolatorio. Il Rossi usa parole forti per definire la Balani, lo fa per sminuirne il ruolo in modo da coprire il movente dell’omicidio. Il Rossi vuole, infatti, far credere a chi investiga che, non essendo partecipe appieno delle faccende finanziarie del marito, la Balani non poteva essere un vero interlocutore e che, quindi, non potevano esserci motivi di attrito tra di loro tali da condurlo ad ucciderla.
Peraltro, definendola “portacarte”, invece di “portaborse”, ha equiparato la vittima ad un oggetto. Il portacarte è infatti una custodia per documenti.
Per indurre il Rossi a fare chiarezza sui suoi rapporti con la vittima, la domanda da fare sarebbe stata: Che cosa intende per “portacarte”?
Investigatore: Del marito, perfetto, però era lei l’interlocutore.
Andrea Rossi: Eh beh, sì, sì, sì.
Il Rossi si esibisce in una scarica di “sì” che lo fanno sembrare ossequioso e con cui prova a destabilizzare l’investigatore dopo averlo ripreso.
(…)
Investigatore: Benissimo. Conosce anche l’aspetto personale della signora? Un po’ l’atteggiamento, com’era? Aveva l’atteggiamento…
Andrea Rossi: Allora, gli atteggiamenti miei sono (interrotto)
Investigatore: Buonismo, cattive… cattiveeeria…
E’ controproducente interrompere l’interrogato una volta che comincia a parlare ed è conveniente formulare domande generiche senza introdurre termini nuovi che contamineranno le risposte.
Andrea Rossi: Eh allora (interrotto)
Investigatore: … sia in generale che nei confronti suoi, eh.
Nel momento in cui un interrogato prende a parlare non conviene interromperlo per finire la domanda, il goal è indurlo a perdersi in lunghe tirate oratorie.
Andrea Rossi: (incomprensibile) una situazione di disagio e di sospetto, sospetto verso tutti… anche nei confronti miei, benché sia imparagonabile il grado di sospetto per me, ripeto, io sono una di quelle persone che senz’altro avrebbero avuto accesso a casa della signora, la signora avrebbe aperto la porta a me. Questo glielo do per certo.
L’investigatore ha lasciato parlare il Rossi ed è stato ripagato.
“Una situazione di disagio e di sospetto, sospetto verso tutti… anche nei confronti miei” non solo è un tentativo di nascondersi tra la folla, ma rappresenta anche una nuova sferzata alla vittima, vittima che il Rossi, in sintesi, descrive come un soggetto in preda alla paranoia.
Da un punto di vista linguistico pesa sul piatto della bilancia della sua colpevolezza il velato sprezzo mostrato e nei confronti della vittima e nei confronti del marito della stessa al quale il Rossi ha rubato circa due milioni di euro, soldi che il Fabbiani gli aveva affidato sotto forma di deposito fiduciario.
Si noti “io sono una di quelle persone che senz’altro avrebbero avuto accesso a casa della signora, la signora avrebbe aperto la porta a me. Questo glielo do per certo”. Perché il Rossi usa il termine tecnico “accesso”? E’ un termine da lui usato spontaneamente o l’ha mutuato da qualcuno? Se “accesso” fosse un termine da lui introdotto sarebbe inaspettato, non è infatti un termine che si usa solitamente per descrivere l’ingresso in un’abitazione per una visita di cortesia.
Infine, perché il Rossi ha aggiunto “Glielo do per certo” a “la signora avrebbe aperto la porta a me”? Perché, evidentemente, la Balani gli aprì la porta il giorno dell’omicidio. Un’altra ammissione.
(…)
Andrea Rossi: Io mi sono fatto orari, luoghi, descrizione, eventuali testimoni e altri elementi per cercare di ricostruire: dunque alle… verso le 7 mi alzo e mi preparo per uscire, non ho testimoni che mi vengono in mente, poi prendo e vado… tra le 7 e mezza e le 8, vado in piazza Malpighi, che cosa ho a riprova di queste cose? Uno scontrino del bar delle 7 e 46 e il biglietto del parcheggio delle 7 e 51
(…)
Andrea Rossi: 8 e mezza circa, piazza Malpighi, apre l’Agenzia del Territorio e… quindi si entra tutti, si va giù nel… e c’è il distributore dei numerini.
(…)
Andrea Rossi: Ore 10, chiedo scusa se annoio, posso? Cioè io… voi avete…
Una ricostruzione dei fatti redatta da un sospettato in questo modo è una straordinaria fonte di informazioni perché permette di analizzare la struttura del suo racconto in termini quantitativi. Se avessimo avuto le dichiarazioni integrali del Rossi avremmo potuto prendere nota del numero di parole usate per descrivere i suoi movimenti nel range orario in cui è stato commesso l’omicidio di Vitalina Balani (13.30/14.05) per confrontarlo con il numero di parole usate per descrivere, invece, i suoi movimenti negli intervalli orari precedenti e posteriori a quello di interesse. Sappiamo, infatti, grazie alla casistica, che chi commette un reato usa un numero inferiore di parole per descrivere le proprie azioni relative all’intervallo di tempo in cui ha commesso il reato.
I seguenti dati hanno permesso agli investigatori di estrapolare il range orario in cui è stato commesso l’omicidio: alle 13.00 del 14 luglio la Balani aveva chiamato un centro estetico per disdire un appuntamento, alle 13.29 dal suo telefono era partita una telefonata ad un numero sbagliato e alle 14.05 non aveva aperto la porta ad un fattorino che doveva consegnarle della merce.
Aggiungo che la Balani aveva fissato un appuntamento con il Rossi per le 13.30 di quel 14 luglio e che la telefonata partita dal suo telefonino alle 13.29 era stata fatta ad un numero simile (a parte l’ultima cifra) a quello del commercialista con il quale, però, avendo sbagliato numero, non poté conferire, e allora perché non lo richiamò? Non lo richiamò perché, subito dopo quella telefonata della 13.29, il Rossi suonò il campanello di casa Fabbiani Balani.
Investigatore: (incomprensibile)
Andrea Rossi: Il bello è che dovete avere una pazienza incredibile (incomprensibile).
Che cosa si inferisce dalle parole del Rossi “chiedo scusa se annoio, posso?” e “Il bello è che dovete avere una pazienza incredibile”? Si inferisce che lo stesso Rossi si rende conto di aver infiocchettato fino alla noia il proprio racconto dell’intervallo orario precedente a quello di interesse, ma anche che si diverte a stuzzicare gli investigatori per fargli perdere la pazienza.
(…)
Andrea Rossi: 13 e 30 circa, in via Saffi, dopo essere uscito al volo dall’ufficio pensando di essere in ritardo per l’appuntamento di via Saffi con Enel per errore mio nel guardare l’ora al mio polso, arrivo in via Saffi e aspetto un poco, perché vedo che nessuno ancora è arrivato, poi mi accorgo dell’errore nell’orario, vado al bar per rinfrescarmi, direi di aver bevuto 1 o 2 bicchieri grandi di acqua perché faceva un caldo boia e mangiato una pasta, anche se lo scontrino parla di caffè e varie. Qui lo dico, perché per me non quadra, perché io la prima volta sono… ho bevuto dell’acqua… e basta, quindi, per me, mi manca uno scontrino prima, però non capisco il perché lo scontrino che ho mi segna 13 e 40… come orario. Direi di non sbagliarmi se mi c…. cosa?
Sappiamo che il Rossi spense il suo telefono cellulare tra le 13.20 e le 14.20 del 14 luglio, un dato che non solo pesa sul piatto della bilancia della premeditazione, ma che ci rivela che guardò l’ora sul telefonino e che quindi la storia dell’errore nel guardare “l’ora” non regge. Peraltro si noti che il Rossi non parla di orologio.
Alle 14.30 il Rossi si recò in un bar del quale conservò lo scontrino, scontrino che segnava, però, le 13.40.
Gli investigatori, cui il Rossi aveva fornito lo scontrino durante una precedente audizione, prima di risentirlo, avevano appurato che il registratore di cassa del bar segnava un orario sbagliato, un orario caratterizzato da un ritardo di 50 minuti e che dunque lo scontrino di cui parla il Rossi, che segna le 13.40, era in realtà uno scontrino delle 14.30.
Il bar che gli rilasciò lo scontrino si trova ad una distanza di 3.7 km dall’abitazione dei signori Fabbiani/Balani.
Investigatore: Non ho capito.
Andrea Rossi: Non mi quadra.
Investigatore: Non la seguo.
Andrea Rossi: Per me questo scontrino so… è uno scontrino delle 14 e rotte.
Si noti “è uno scontrino delle 14 e rotte”. Il Rossi potrebbe essere più preciso in quanto sa di aver riacceso il cellulare alle 14.20 e di aver consumato in quel bar dopo quell’ora.
Con la rivelazione relativa allo scontrino il Rossi spiazza l’investigatore.
Investigatore: E rotte. Allora lei è stato in macchina un’ora.
Investigatore: Quindi lei ha consumato in quel bar alle ore 14 e 40, se vogliamo fare (incomprensibile)
Andrea Rossi: Quello senz’altro.
Investigatore: Benissimo, dall’una e un quarto, come ha detto prima il dottor Bucossi, a le 14 e 40, lei dov’è andato? Io lo so dov’è andato. Lei me lo vuol dire dov’è andato?
(…)
Investigatore: Lei ha firmato un verbale.
Andrea Rossi: Sì.
Investigatore: Che è perfetto, ha capito o no? Un verbale perfetto, di una persona cosciente, lucida, chiarissimo, ora mi viene fuori che lei ha sbagliato, lo abbiamo scoperto noi che l’orario non è buono, ha capito? Come l’ha sco…come c’è riuscito lei ci siamo riusciti pure noi ci siamo riusciti che quella lì non era l’ora legale, ha capito? Ha sbagliato scontrino. Lo abbiamo scoperto noi questo discorso qua, come lo ha scoperto anche lei, perché lei non è stupido, allora è inutile che viene a parlare a me così.
L’investigatore mostra nervosismo, non si aspettava che il Rossi mettesse in dubbio l’orario segnato sullo scontrino e bruciasse così una risultanza che avrebbero potuto usare contro di lui.
Andrea Rossi: No, per me (interrotto)
Investigatore: Lei ha scoperto che questo scontrino qui la inchioda, ha capito che la inchioda?
Purtroppo l’investigatore ha perso la pazienza.
(…)
Investigatore 2: Cioè lei in via Saffi ci va direttamente o ha fatto altri giri?
Andrea Rossi: … Se me lo chiede è ovvio che la risposta deve essere la seconda.
Investigatore 2: No, guardi che non è vero, lei non…
Andrea Rossi: No, mi scusi s… no, sie…
Investigatore: Ma lei cerca suggerimenti da noi?
Andrea Rossi: No, sie… siete persone, siete persone che non perdono tempo, questo voglio dire.
Il contegno freddo, il tono di voce monotono, le eccessive buone maniere, il ricorso alla manipolazione attraverso la dissimulazione, una certa forma di snobismo intellettuale sono irritanti caratteristiche della personalità di Andrea Rossi. Il Rossi trae godimento dall’esasperare i suoi interlocutori. Non esiste un piano sul quale si possano mettere a confronto, interfacciare, un essere umano “sano”, qual è l’investigatore, e il Rossi che, proprio perché ha un assetto di personalità caratterizzato da una costellazione di tratti del cluster B, non rispetta le regole codificate, è incapace di provare empatia, senso di colpa e rimorso e di rispondere agli stimoli in modo normale.
(…)
Andrea Rossi: Questo è grave da non ricordarsi.
Investigatore: È grave sì, perché lei si ricorda pure che s’è magnato la mattina alle 7.
(…)
Andrea Rossi: Non me lo ricordo, anche perché, sinceramente, quando… quando mi metto in macchina, specialmente in quei giorni, con stanchezza e tutto mmm… cioè faccio dei giri anche per… anche per tornare a casa, se c’è caldo o meno, sfrutto l’aria condizionata, giro un po’ a vanvera, ecco (incomprensibile)
Si noti che il Rossi fa riferimento alle sue abitudini non al giorno di specie, in sintesi non dice che cosa fece il giorno dell’omicidio.
Investigatore 2: Certo ma a noi va bene anche se ci dice che ha preso e ha fatto 20 chilometri per andare in via Saffi, non è che…
Andrea Rossi: No, ma voglio dirle (interrotto)
Investigatore 2: Non è che deve aver fatto per forza una strada breve, non so se mi spiego.
Andrea Rossi: Voglio dirle… voglio dirle il tragitto.
(…)
Investigatore 2: È uscito….
Investigatore: Quindi lei è uscito dallo studio e è andato in via Battindarno.
In Via Battindarno si trova l’abitazione della vittima.
Andrea Rossi: Io sono andato in via Battindarno a quell’ora-rio?… Se lei me lo dice vuol dire che…
Investigatore: No, no, no, no, no, no… no, non è… il gioco non va così, io le ho detto lei… le ho detto… io le ho detto: “Lei è uscito da viaaa… Ercolani e è andato in via Saffi”, lei invece mi risponde che non lo sa, io ho detto “Via Battindarno”.
Andrea Rossi: Io le ho detto di sì, perché ero convinto di sì, mi scusi, ma mi sembra enorme (interrotto)
La domanda da fargli sarebbe stata: “Che cosa le sembra enorme?”
Investigatore: Adesso io le faccio un’altra volta la domanda, è uscito da via Ercolani e è andato in via?… Io lo so dove è andato però me lo deve dire lei.
Andrea Rossi: Eh me l’ha detto lei in via Battindarno.
Investigatore: No, non l’ho detto io in via Battindarno, io le ho detto “è andato in via?” Non lo so, ho detto: “E’ uscito da via Ercolani e è andato in via?”.
Andrea Rossi: E che cappero di giro ho fatto?
Investigatore: Senta, se lei è andato in via Battindarno, ha ammazzato la signora, ha capito?
L’investigatore accusa senza mezzi termini il Rossi. Muovere accuse esplicite mette un intervistato sulla difensiva e interrompe il flusso di informazioni.
Andrea Rossi: Temo di no, stiam… stiamo scherzando, mi scusi.
Il Rossi non riesce ad essere incisivo, è molliccio, appare quasi distratto, balbetta e si scusa invece di arrabbiarsi e di negare in modo credibile.
Investigatore: No, no, non stiamo scherzando, non stiamo assolutamente scherzando, non stiamo assolutamente scherzando. Lei esce da via… Ercolani e va in via?
Andrea Rossi: Ma se dice così è senz’altro così.
Investigatore: Nooo (incomprensibile)
Andrea Rossi: Ma per me è enorme, mi scusi. Faccio fatica, perché per me è enorme.
Investigatore: Mi faccia la cortesia, non facciamo così. Adesso…
Investigatore 2: Facciamo una cosa…
Investigatore: Guardi, noi siamo persone più pacifiche di lei, guardi, veramente, lei adesso mi vede così però, mi deve perdonare, ma ehm lei mi deve dire dove è andato.
(…)
Andrea Rossi: Io, per certo, non posso essere stato visto da nessuno entrare in casa Fabbiani Balani eee in quel giorno, quello è… è tassativo, non è possibile, quindi non…
Si noti che il Rossi non dice di non essere entrato in casa Fabbiani Balani, ma di non “essere stato visto da nessuno entrare”. Poiché il Rossi è consapevole di non aver negato in modo credibile di essere stato in casa Fabbiani Balani e perché sa di esserci stato ha aggiunto “per certo” e “quello è… è tassativo, non è possibile” pensando di essere più incisive e invece rivela un bisogno di convincere, bisogno che coloro che dicono il vero non hanno, e dunque, invece di rafforzare ciò che ha detto in precedenza, lo indebolisce.
Si noti l’autocensura dopo “quindi non”, perché il Rossi si è bloccato? Perché spera che siano i suoi interlocutori a trarre le conclusioni per lui. Parliamo per essere compresi, se il Rossi non avesse ucciso la Balani avrebbe detto: “non ho ucciso Vitalina Balani, questa è la verità”, 9 parole che non lasciano spazio al dubbio. Se avesse negato in modo credibile di averla uccisa non avrebbe neanche dovuto negare di essere stato a casa sua quel giorno.
(…)
Andrea Rossi: Non ho ammazzato la signora, questo sia ben chiaro.
Non sappiamo che cosa abbia prodotto la negazione credibile, sappiamo però che, in precedenza, l’investigatore aveva detto “Senta, se lei è andato in via Battindarno, ha ammazzato la signora, ha capito?”. “Non ho ammazzato la signora” è sì una negazione credibile, ma il Rossi l’ha indebolita aggiungendo “questo sia ben chiaro”.
Che cosa ha prodotto “questo sia ben chiaro”? Perché il Rossi ha aggiunto ”questo sia ben chiaro” andando contro la legge dell’economia delle parole? Perché ha sentito il bisogno di rinforzare “Non ho ammazzato la signora” con una frase con la quale intende far passare ciò che ha detto in precedenza come un fatto indiscutibile?
Ho sottoposto il quesito ad un collega inglese, l’analista Paul Maillardet, il quale, senza conoscere nulla del caso, mi ha chiesto: “How did she die? Could there be any meaning to the use of ‘clear’ within the murder scene?” ovvero “Com’è morta? Il termine “chiaro” potrebbe essere riferito alla scena del crimine?”. “chiaro” potrebbe, infatti, essere “leakage” ed essere riferito alla scena del crimine, scena del crimine che, dopo l’intervento del primo medico legale che aveva concluso per una morte per cause naturali, venne ripulita.
Voglio aggiungere che non è escluso che un colpevole de facto neghi in modo credibile di aver commesso un omicidio, però la regola vuole che nessuno è capace di riferirsi alle proprie menzogne dicendo che sono la verità. Dunque, quando un soggetto nega in modo credibile senza aggiungere “sto dicendo la verità”, chi interroga dovrebbe chiedergli “Perché dovrei crederti?”, la risposta a questa domanda è, infatti, cruciale. Un innocente de facto che nega in modo credibile risponderà “Perché sto dicendo la verità” o “Perché questa è la verità” mentre un colpevole de facto farà ricorso a frasi come “Perché non dico bugie” rivelandoci di non essere in grado di confermare la sua negazione perché l’essere umano è incapace di negare due volte “no man can lies twice”.
(…)
Investigatore: Mi dica la verità perché certe cose bisogna dirle, quando uno è uomo deve essere uomo fino alla fine, si pigli le sue responsabilità e la smetta di prendersi in giro, prima lei perché è adulto…
Andrea Rossi: No, no, ma le assicuro che non è facile (incomprensibile)
Investigatore: Va bene, risposta, vada, vada, mi sa dire dove è andato prima di recarsi al bar di via Saffi? Due punti, risposta.
Andrea Rossi: Non mi viene… cioè quello che voglio dire è che mi viene da dire, è possibile il disc… (incomprensibile) il discorso di andare al… direzione del parcheggio di via del Faggiolo per vedere se c’è (interrotto)
Investigatore 2: La risposta deve…. Ce lo sa dire o non ce lo sa dire?
Investigatore: No, lei mi deve dire non “io credo, forse”, no…
Investigatore 2: Non ipotizzi dove può essere andato, la risposta è o se lo ricorda o non se lo ricorda.
Andrea Rossi: No.
Investigatore 2: Perché per le ipotesi lei mi può dire: “Ah posso anche ipotizzare di essermi andato a prendere un gelato”.
Andrea Rossi: No, no.
(…)
Investigatore: Forse è la prima volta che mi sono fatto coinvolgere.
Investigatore 2: Allora facciamo una cosa, proseguo un attimo io perché siete un pochino tutti e due troppo coinvolti.
Andrea Rossi: No, mi scuso, mi scuso, no, perché scusi…
Untuosità.
Investigatore 2: (incomprensibile) Tanto non è mica… scomparire… torna (incomprensibile)
Andrea Rossi: Il signor Dello Margio, il signor Dello Margio ha detto, è stato esplicito, poi fa il suo lavoro per carità, insisto sempre…
Untuosità.
(….)
Investigatore 2: Riprendiamo con tranquillità.
Andrea Rossi: Spero di sì, io sono avvilito e (interrotto)
Investigatore 2: Lui è uno esplosivo, quindi sicuramente (incomprensibile)
Andrea Rossi: No, se mi dà dell’assassino vuol dire che lui è convintissimo di ciò e che 9 su 10 avete gli argomenti per essere convinti tutti di ciò, ecco, a me sia concesso d… di dire non sono un assassino, se lo sono scannatemi, veramente, perché sono un pericolo per le persone, i miei affetti più vicini, allora.
Si noti che il Rossi non riesce neanche a dire “io non sono un assassino” che, in ogni caso, non sarebbe una negazione credibile.
Da un innocente de facto ci saremmo aspettati una manifestazione di rabbia nei confronti degli inquirenti, non untuosità. Quantomeno ci saremmo aspettati il Rossi che dicesse “Vi state sbagliando, io non ho ucciso Vitalina Balani” e invece si è perso nell’ennesima tirata oratoria condita da una sviolinata, una negazione non credibile e un’altra ammissione.
Dicendo “se lo sono scannatemi” il Rossi apre alla possibilità di essere un assassino, “sono un pericolo per le persone, i miei affetti più vicini” è un’ammissione.
(…)
Andrea Rossi: Qui mi si dà dell’assassino, mi scusi, cioè… non ee… io non son convinto di essere un assassino e questo sia ben chiaro, voglio dire, se voi lo dite è perché ne siete strasicuri, voglio dire, io spero che ci sia una giustizia piena.
Il Rossi è ancora sottotono, si noti il debole tentativo di negare le accuse “io non sono convinto di essere un assassino” preceduto da una richiesta di scuse e seguito da “e questo sia ben chiaro” con cui intende far passare ciò che ha detto in precedenza come un fatto indiscutibile.
Che cosa vuol dire il Rossi con “se voi lo dite è perché ne siete strasicuri, voglio dire, io spero che ci sia una giustizia piena”? Che cosa intende per “giustizia piena”? Sta forse facendo riferimento a eventuali attenuanti? La domanda da fargli sarebbe stata proprio questa “Che cosa intende per “giustizia piena”?”.
Andrea Rossi: Io mi arrabbio con lei perché lei non mi… può non avere un punto interrogativo e lì mi dà fastidio, ma è perché io non riesco a convincerla.
Si noti “mi dà fastidio (…) perché io non riesco a convincerla”. Il Rossi dice la verità, egli riteneva, infatti, sulla base dei suoi precedente successi nel campo della manipolazione, di poter convincere gli investigatori della sua estraneità ai fatti.
Investigatore: A lei posso anche non credere.
(…)
Andrea Rossi: Quando ha detto l’esame DNA mi aveva fatto prendere le provette e tutto, poi dico “Alt, fermi, scusatemi, non voglio fare brutte figure, aiutatemi un pochettino a dire eh… co… come funziona? Non so come funzioni questo DNA e quant’altro, perché io la signora l’ho vista… alcuni giorni prima che… ehm… morisse“.
Si noti soprattutto l’ultima pausa che si prende il Rossi prima di dire “morisse”, perché “morisse” invece che ” venisse uccisa”? Per non subire le conseguenze dello stress che gli produce pronunciare certi termini.
CONCLUSIONI:
Deception Indicated.
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* Medico Chirurgo, Criminologo e Statement Analyst, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis, una tecnica di analisi di interviste e interrogatori, si occupa soprattutto di errori giudiziari.