APPLAUSI E RAGION DI STATO

1

   –   di Francesca Nardi   –                                         

Il pudore è giusto quel che ci fa difetto…assieme alla riflessione e a quel pizzico di controllo che, almeno in certe occasioni, sarebbe salvifico. E adesso resta soltanto da decidere se le %name APPLAUSI E RAGION DI STATOovazioni entusiastiche, che hanno salutato l’elegantissima “cattura” di Matteo Messina Denaro, siano dovute all’ignoranza dei fatti, alla sregolatezza del pensiero collettivo, alla flaccidità delle riflessioni, all’indolente composizione delle Idee o semplicemente all’ipocrisia grassa e bisunta e scivolosa, che indossiamo come habitus quotidiano del quieto vivere…Dopo di che, ci sarebbe da comprendere anche un altro aspetto del “subito dopo”, che coinvolge la credibilità del Governo in carica e dell’attuale presidente del Consiglio: per quale motivo Giorgia Meloni è andata a Palermo?, forse… perché ha creduto alla versione ufficiale del faticoso percorso investigativo e nel premio finale, l’arresto, o forse… perché le è stato suggerito dal suo essere in una posizione diversa, rispetto al libero pensatore e che “credere” era necessario e recarsi in quella determinata occasione, a rendere omaggio ai martiri della Mafia, avrebbe contribuito a rinvigorire la fiducia della comunità nello Stato, ormai consumata ed appassita da troppe aggressioni? Nessuno azzarderà una risposta che non sia di per sé un altro, l’ennesimo, messina denaro giovane APPLAUSI E RAGION DI STATOinterrogativo. Ma noi, non vorremmo essere costretti a ripetere troppe volte, con profonda amarezza, dinanzi a quella che “per amor o per dolor” chiameranno “ragion di stato” e rischierà di caratterizzare la Meloni del day after: peccato! Oggi, ancora una volta non avremo risposta, perché nessuno che conti davvero, avrà osato impedire, ciò che qualcuno ritiene essere soltanto l’esito di una ennesima trattativa.  Ognuno di noi, allora,  appenderà sé stesso nel vuoto abissale delle risposte, mortificate sul nascere, strette nelle sacche di una triste convenienza e si lascerà penzolare, fino ad essiccarsi inesorabilmente… Trent’anni di latitanza sotto ai bastioni, è il caso di dire…a quattro passi dal bar dell’angolo, un trentennio ricco di inutili lussi e sincopato dall’odore insopportabile dell’acido che penetra ovunque e si infila nei pori della pelle e nel retrogusto della memoria, un odore che viene dal profondo delle viscere dell’inferno, che striscia come il più orrendo dei serpenti, che non può non aderire alle giacche di Armani, ai pantaloni di Versace e vibrare fino alle narici, ad ogni movimento del capo cosca… “Era abitudine dei mafiosi di quel mandamento sciogliere i corpi dei morti ammazzati nell’acido”…Ah…adesso abbiamo capito perché, senza battere ciglio si uccise e si sciolse nell’acido, un bambino…era solo questione di abitudine…Neppure quell’abbinamento “sciccoso” dell’ultimo appuntamento, dalle scarpe di camoscio beige ai pantaloni in tinta, il capotto di montone e persino il berretto beige assolutamente intonato, nella loro patetica o arrogante rivelazione del tutto, sono riusciti oggi, a strapparci qualcosa, che non sia stato soltanto un ghigno orrendo…orrendo quasi come quel pezzo di storia impossibile da raccontare che quell’uomo ha scritto con  il sangue di un bimbo. La gente applaude e inneggia come se improvvisamente fosse stata liberata, da un vicino di casa fastidioso… un vicino di casa con la stessa faccia di Matteo Messina Denaro invecchiata di trent’anni…non riusciamo a comprendere per quale motivo inneggi se non alla propria codardia che per 30 anni ha fatto compagnia al silenzio, intingendo la dignità del dolore nel liquame. Questo Paese non ha più nulla da dire.

1 commento

  1. Come non essere d’accordo con quanto da Lei scritto. In verità, ho avuto la medesima sensazione di tutto artatamente preparato, vedi striscioni che in pochi minuti sono apparsi in varie località.

Comments are closed.