ROMA 3 DIC 2022 – «Ci giunge in queste ore, come l’ennesimo fulmine a ciel sereno, e risuona anche come l’ennesimo campanello d’allarme di un più che mai traballante sistema sanitario, legato al discutibile modus operandi di alcune delle nostre Regioni, la notizia che l’Asst Sette Laghi di Varese ha avviato un un programma di Skill Mix Change, ossia un modello di collaborazione sinergica con altre figure del comparto sanitario.
In particolare si punta sugli Oss, incaricati di supportare un maggior numero di incombenze per alleviare il carico di lavoro degli infermieri.
Fin qui non ci sarebbe nulla di anomalo, anzi dovremmo accogliere positivamente la notizia dell’interscambio e della collaborazione tra Oss e infermieri, nel momento in cui i primi possono essere di supporto a questi ultimi.
Ma la realtà è ben altra: visto che scavando a fondo ci si rende conto che i 64 operatori socio-sanitari assunti in più rispetto allo scorso anno da parte dell’Asst Sette Laghi, il che pare che faccia addirittura superare di 32 unità la dotazione organica specifica, nascondono altro problema. E non è affatto positivo, agli occhi dei cittadini, far passare la notizia come una brillante iniziativa quando le motivazioni sono di natura molto differente».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Non nascondiamoci, non ce lo possiamo davvero più permettere: Regioni con un ruolo chiave per la sanità italiana, come lo è la Lombardia, oggi si ritrovano più che mai senza infermieri a sufficienza (9500 le unità mancanti all’appello).
E cosa fanno per risolvere il problema? Assumono un numero maggiore di Operatori Socio Sanitari.
E vi sembra questa la soluzione ideale per sopperire alla drammatica carenza infermieristica?
Si sono chieste le nostre aziende sanitarie lombarde, come mai gli infermieri di Varese, così come quelli di Como e Lecco, decidono, da anni, di fuggire in massa verso il vicino Ticino?
Qualcuno si è posto la domanda del perché i bandi per l’assunzione degli infermieri finiscono con l’andare pressoché deserti?
Sempre questo qualcuno ha forse dimenticato che con il PNRR in ballo, con la missione 6 del Piano Nazionale di Resilienza da realizzare entro il 2024, e con le Case e gli Ospedali di Comunità in arrivo, nell’intento di non sprecare le ingenti risorse che arrivano dall’Europa, perché ricordiamo che questi fondi prevedono degli step da portare a termine, ci sarà da rispondere a un ulteriore fabbisogno di 30-35 mila infermieri di famiglia/comunità, per ricostruire la disastrata sanità di prossimità.
E pensiamo davvero di farlo, con tutto il rispetto, assumendo solo gli OSS? Pensiamo davvero che gli Oss possano supportare in tutto per tutto la mancanza di infermieri, con una voragine arrivata a 80mila unità, destinata solo ad allargarsi inesorabilmennte?
E allora per quale ragione, pur nell’apprezzabile intento di creare sinergia tra OSS e infermieri, non si tiene conto che questi ultimi hanno e avranno sempre competenze ben diverse, e che è proprio su tali qualificate ed infungibili competenze che dobbiamo costruire la sanità del presente e del futuro?
Cominciamo a pagare in modo adeguato i professionisti dell’assistenza, facciamolo adesso! Non smetteremo mai di chiederlo a Governo e Regioni»