TORINO FILM FESTIVAL 2022 | “UNREST”: MISURARE IL TEMPO E L’ANARCHIA 

0

di Mariantonietta Losanno 

1872, Svizzera nordoccidentale. Josephine lavora in una fabbrica di orologi dove produce un pezzo minuto che provoca l’oscillazione al centro dell’orologio. Si unisce – a causa di alcune difficoltà per il pagamento delle tasse – al movimento operaio degli orologiai locali, dove incontra Piotr Kropotkin, un viaggiatore russo. 

La pellicola di Cyril Schäublin – opera seconda dopo l’esordio al Festival di Locarno – lega storia e autobiografia; l’idea, infatti, scaturisce dall’esperienza stessa del regista e dall’intento di portare all’attenzione la storia del movimento degli orologiai anarchici del XIX secolo. “Mia nonna produceva il cuore meccanico dell’orologio, il cosiddetto “Unrueh” (Unrest in inglese) o bilanciere, così come molte altre donne della mia famiglia che lavoravano in una fabbrica di orologi svizzera nel XIX e XX secolo”, ha spiegato Schäublin. Si percorrono, dunque, due obiettivi: da una parte c’è il ricordo personale – ed è tangibile la partecipazione del regista – e dall’altra un’esigenza documentaristica di far luce sul movimento anarchico (soffermandosi, quindi, sull’analisi del concetto di anarchia) e sulle personalità che lo hanno incarnato. 

%name TORINO FILM FESTIVAL 2022 | “UNREST”: MISURARE IL TEMPO E L’ANARCHIA 

La pellicola – seguendo, appunto, i movimenti di un orologio – scandisce i tempi (anche) per le riflessioni, definendo i contorni; c’è un momento in cui ci si sofferma sul valore economico di un soggetto attribuito ad ogni minuto, sul senso di idee radicali che si incontrano/scontrano con altre agli antipodi, sulla maturazione di una ribellione che sfida i concetti di Potere, ricchezza e autonomia. Schäublin mette in scena (mantenendo precisione e rinunciando ad un po’ di creatività) un “tempo lento”, attraverso i meccanismi ad orologeria sistematicamente ripetuti; insiste sul senso di identità nazionale e sull’importanza dell’anarchia che consente di imporsi e definirsi. Andando oltre la riflessione sul significato del tempo che viene inteso anche come “costruzione”, il concetto di anarchia resta, all’interno della narrazione, poco sviluppato. Quella agitazione a cui allude il titolo, non viene espressa a pieno nello svolgimento del racconto che mantiene un clima tranquillo, sommesso, pacato. È un anarchismo più “gentile”, lontano dall’accezione solitamente attribuita a questo concetto. 

%name TORINO FILM FESTIVAL 2022 | “UNREST”: MISURARE IL TEMPO E L’ANARCHIA 

L’incontro tra storia e autobiografia contraddistingue la pellicola che, però, non sviscera a fondo i suoi temi e, ancora di più, non lascia trapelare quel desiderio di “autogestione” insito nel concetto di anarchia. Il ritmo scandito sulla precisione di un orologio impedisce che si possa avvertire la rivendicazione di autonomia – che potrebbe essere intesa come un “governare il proprio tempo”, anche quello lavorativo – e fa sì che la narrazione rimanga poco coerente con il significato di “unrest”, che è disordine, tumulo, sommovimento.