LA SCUOLA CHE VORREI: DALLA PARTE DEI BAMBINI DISABILI

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%name LA SCUOLA CHE VORREI: DALLA PARTE DEI BAMBINI DISABILIIl Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con la nota prot. n. 4274 del 4 agosto 2009 ha trasmesso le linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità in cui si intende fornire agli operatori scolastici una visione organica della materia che possa orientare i comportamenti nella direzione di una loro piena conformità ai principi dell’integrazione, ripercorrendo le tappe degli interventi in modo più concreto nella pratica operativa, al fine di valutarne la reale corrispondenza ai principi e alle norme che disciplinano la materia e hanno lo scopo, nel rispetto dell’autonomia scolastica e della legislazione vigente, di migliorare il processo di integrazione degli alunni con disabilità. Elaborate sulla base di un confronto fra dirigenti ed esperti del MIUR nonché con la partecipazione delle Associazioni delle persone con disabilità, esse tendono a rilanciare il tema in questione, punto fermo della tradizione pedagogica della scuola italiana, e che tale deve essere anche in momenti di passaggio e trasformazione del sistema di istruzione e formazione nazionale. Individuano inoltre una serie di criticità emerse in questi ultimi anni nella pratica quotidiana del fare scuola e propongono possibili soluzioni per orientare l’azione degli Uffici Scolastici Regionali, dei Dirigenti Scolastici e degli Organi collegiali, nell’ambito delle proprie competenze. L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità è un processo irreversibile, e proprio per questo non può adagiarsi su pratiche disimpegnate che svuotano il senso pedagogico, culturale e sociale dell’integrazione trasformandola da un processo di crescita per gli alunni con disabilità e per i loro compagni a una procedura solamente attenta alla correttezza formale degli adempimenti burocratici. Dietro alla “coraggiosa” scelta della scuola italiana di aprire le classi normali affinché diventassero effettivamente e per tutti “comuni”, c’è una concezione alta tanto dell’istruzione quanto della persona umana, che trova nell’educazione il momento prioritario del proprio sviluppo e della propria maturazione. Crescere è tuttavia un avvenimento individuale che affonda le sue radici nei rapporti con gli altri e non si può parlare di sviluppo del potenziale umano o di centralità della persona considerandola avulsa da un sistema di relazioni la cui qualità e la cui ricchezza è il patrimonio fondamentale della crescita di ognuno. La scuola è una comunità educante, che accoglie ogni alunno nello sforzo quotidiano di costruire condizioni relazionali e situazioni pedagogiche tali da consentirne il massimo sviluppo. Una scuola non solo per sapere dunque ma anche per crescere, attraverso l’acquisizione di conoscenze, competenze, abilità, autonomia, nei margini delle capacità individuali, mediante interventi specifici da attuare sullo sfondo costante e imprescindibile dell’istruzione e della socializzazione. In questo senso si configura la norma costituzionale del diritto allo studio, interpretata alla luce della legge 59/1997 e del DPR 275/1999, da intendersi quindi come tutela soggettiva affinché le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia funzionale e flessibilità organizzativa, predispongano le condizioni e realizzino le attività utili al raggiungimento del successo formativo di tutti gli alunni. La prima parte delle Linee Guida consta in una panoramica sui principi generali, individuabili tanto nell’ordinamento italiano quanto in quello internazionale, concernenti l’integrazione scolastica. Ciò non per ripetere conoscenze già note a chi lavora nel mondo della scuola, ma per ricapitolare un percorso davvero eccezionale di legislazione scolastica, proprio quando la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal Parlamento italiano con la Legge 18/2009, impegna tutti gli Stati firmatari a prevedere forme di integrazione scolastica nelle classi comuni, che è, appunto, la specificità italiana. La prima parte presenta inoltre l’orientamento attuale nella concezione di disabilità, concezione raccolta in particolare dalla detta Convenzione. Si è andato infatti affermando il “modello sociale della disabilità”, secondo cui la disabilità è dovuta dall’interazione fra il deficit di funzionamento della persona e il contesto sociale. Quest’ultimo assume dunque, in questa prospettiva, carattere determinante per definire il grado della Qualità della Vita delle persone con disabilità. In linea con questi principi si trova l’ICF, l’International Classification of Functioning, che si propone come un modello di classificazione bio-psico-sociale decisamente attento all’interazione fra la capacità di funzionamento di una persona e il contesto sociale, culturale e personale in cui essa vive. La seconda parte entra nelle pratiche scolastiche, individuando problematiche e proposte di intervento concernenti vari aspetti e soggetti istituzionali coinvolti nel processo di integrazione. In particolare, si riconosce la responsabilità educativa di tutto il personale della scuola e si ribadisce la necessità della corretta e puntuale progettazione individualizzata per l’alunno con disabilità, in accordo con gli Enti Locali, l’ASL e le famiglie.

disabili e1668511579280 LA SCUOLA CHE VORREI: DALLA PARTE DEI BAMBINI DISABILIEntrando però nel vivo di come dovrebbe essere la scuola vista dalla parte dei bambini disabili e delle loro famiglie, nonostante sia ben chiaro lo scenario in cui dovrebbero operare le linee guida, nonostante i principi costituzionali e la legislazione italiana a tutela gli alunni con disabilità, grazie soprattutto al diritto allo studio come principio sancito dalla Costituzione all’articolo 34; nonostante la legge 118 del ‘71 e la successiva legge 517 del ‘77 che dispongono rispettivamente l’istruzione dell’obbligo nelle classi normali della scuola pubblica ed inserimento degli alunni con disabilità nelle classi comuni; nonostante la legge 104 del ‘92 che raccoglie ed integra gli interventi legislativi e inserisce le persone disabili nel contesto scolastico e sociale, impegnando lo Stato a rimuovere le condizioni invalidanti  che ne impediscono il pieno sviluppo della persona in condizione invalidante, nonostante il d.p.r. del 24 febbraio del ‘94 che individua i soggetti e le competenze degli enti locali, delle attuali aziende sanitarie, locali delle istituzioni scolastiche nella definizione della diagnosi funzionale, il profilo dinamico funzionale del piano organizzato che vengono predisposti per l’alunno in condizione di disabilità dei piani altamente personalizzati e nonostante la convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità sancita con la legge numero 18 del marzo del 2009 con relativa conferenza mondiale sui diritti umani dell’ONU ponendo attenzione e interesse soprattutto alle persone disabili e non per ultimo ICF acronimo di classificazione internazionale del funzionamento approvato dall’assemblea mondiale dell’organizzazione mondiale della sanità nel 2001, fornendo un modello sociale della disabilità, considerando la persona non soltanto dal punto di vista sanitario ma osservandola nel pieno approccio globale nel rispetto delle potenzialità complessive, alle singole risorse, tenendo presente il contesto personale naturale, sociale e culturale, la scuola è ancora molto lontana da come la vorrebbero le famiglie e soprattutto da come la sognano, se potessero scegliere, i bambini disabili.

disabili  LA SCUOLA CHE VORREI: DALLA PARTE DEI BAMBINI DISABILILa scuola che vorrei ce la descrive Luca, un ragazzino autistico ad alto funzionamento, di tredici anni, comunemente definito Asperger che ho intervistato un po’ di tempo fa e le sue parole hanno fatto breccia nel mio cuore: “Ci considerano persone malate che non sanno capire quello che è giusto; vogliono e devono decidere gli altri ciò che per noi è giusto o sbagliato. Ci considerano persone incapaci di provare sentimenti solo perché abbiamo difficoltà a canalizzare le nostre emozioni. Ci considerano incapaci di poter seguire ciò che dicono le insegnanti soltanto perché abbiamo livelli di attenzione diversi dai compagni e ci interessano soltanto alcune materie e alcuni argomenti e le altre cose invece ci annoiano. La classe per me è troppo rumorosa perché i miei compagni parlano tutti insieme e fanno rumore quando si alzano dal posto. L’aula rimbomba. Le luci sono troppo forti e quando passano le auto fuori e bussano con i clacson, mi danno fastidio. Il suono della campanella per me è un martello in testa come le grida dei professori, mi danno molto fastidio”.

Luca è un ragazzo verbalizzante ad alto funzionamento, cognitivo e intellettivo ma ha grosse difficoltà relazionali e tende all’ isolamento. Luca mi fa entrare nel suo mondo in punta di piedi e confronto le sue richieste con quelle della mia Laura. Riesco a cogliere dal suo disappunto che la scuola così come strutturata, fa ancora acqua e nonostante ci siano anni di leggi, regolamenti e linee guida siamo lontani da ciò che si fa da ciò che si potrebbe fare e migliorare. metodo holding abbraccio guarisce LA SCUOLA CHE VORREI: DALLA PARTE DEI BAMBINI DISABILIInnanzitutto bisogna educare i ragazzi al rispetto verso la diversità e la disabilità, verso i compagni appartenenti alla stessa classe: sensibilizzando la classe, si educa all’inclusione e soprattutto al processo di partecipazione affinché tutti stiano bene nello stesso contesto, il famoso contenimento emotivo noto come “holding”, abbraccio nel momento in cui potrebbe subentrare una crisi legata ad un comportamento problema. Educare i compagni di classe ad evitare che subentri la crisi, rende tutti compartecipi della serenità del compagno autistico per evitare che esplodi la crisi in quanto viene prevenuta o contenuta in modo consono.

inclusione LA SCUOLA CHE VORREI: DALLA PARTE DEI BAMBINI DISABILII docenti invece dovrebbero insieme ai compagni di classe parlare più spesso della disabilità come fosse la normalità e includere l’alunno disabile o autistico, all’interno della classe attraverso una serie di attività propositive consoni al livello di autismo dell’alunno in questione, rispettando i tempi e utilizzando gli approcci della teoria comportamentista. Inoltre bisognerebbe nell’arco dell’anno, attivare una serie di interventi ed incontri con le famiglie dei ragazzi affinché si crei l’importante rete solidale e affettiva anche tra i genitori dei bambini normo tipici e di quelli neuro diversi, affinché si crei una solida rete amicale anche fuori la scuola. Se fosse possibile, sarebbe l’ideale attivare in ogni scuola uno sportello di psicologia scolastica affinché tutti  docenti, studenti, famiglie e personale operante all’interno delle scuole, possano seguire delle indicazioni e delle linee di approccio alla disabilità o allo spettro dell’autismo in modo appropriato con tecniche attuative, strategie operative sempre nuove e funzionali.

 

3 Commenti

  1. La scuola che vorrei …
    La scuola che è volta alla inclusione … grande Mariarosaria … bellissimo articolo

  2. Sicuramente Luca come Laura è un autistico verbalizzante che tende all’isolamento, ma con alto quoziente intellettivo, insieme questi ragazzi, riferito a tutti i vari come Luca e Laura, possono dare tanto nel loro essere. Ovvio che deve essere la scuola a far sì che questi giovani disabili e autistici, vengano inseriti in un collettivo scolastico, trarne il meglio da questi giovani, parlando molto della disabilità e dell’inclusione vero, ma anche renderli artefici con la loro intelligenza, venir fuori inserendoli come promotori principali nel contesto scuola/autismo.
    Grazie anche per questo tuo articolo, ricco di spunti per una maggiore riflessione su questo argomento.

  3. La scuola italiana oggi fa acqua da tutte le parti e purtroppo i docenti non sono abbastanza preparati per affrontare tutte le tipologie di disabilità che si verificano in classe, sull’autismo poi ne sanno poco quanto niente. Bisognerebbe veramente dare a questi docenti gli strumenti della formazione continua affinché possano avere in classe le strategie operative da adoperare per i livelli diversi di autismo e per i gradi. Ti ringrazio dottoressa Mariarosaria per questo bellissimo articolo, ormai ti seguo da settimane e mi piace leggere quello che scrivi che condivido pienamente

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