FAMMI SENTIRE UTILE!…IL LAVORO PER ME…

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   –  di Mariarosaria Canzano   –                                

La disabilità tante volte viene considerata come limite e il termine disabile è associato alla parola “incapace”. La disabilità è senza alcun dubbio limitante ma non deprivante per cui alcune persone disabili, hanno delle potenzialità in diverse aree più sviluppate anziché in altre. Le persone disabili cercano, vogliono e pretendono di essere trattate come normali e non considerate con occhi di pietismo né vogliono suscitare commiserazione agli occhi di chi li guarda e l’espressione “Poverino, che peccato sia così…” proprio non scende giù a chi ascolta. Tuttavia ci consideriamo civiltà inclusiva e tutti ci professiamo attenti alla disabilità e propensi ad accogliere l’altro con devozione e pazienza, ma in realtà non è sempre così e soprattutto quando si affrontano tematiche quali autonomie personali, attività lavorativa e sessuale, mettiamo limiti e tabù, nel percepire la persona disabile come incapace di ottemperare a determinate funzioni o compiti. Anche le persone autistiche non sono escluse da queste tematiche, oggetto di ricerca della rubrica in questione e ci si interroga se una persona con disturbo dello spettro autistico possa vivere in modo indipendente da adulta, badare a se stessa e sentirsi utile attraverso un lavoro consono alle proprie possibilità e potenzialità. Tuttavia, non tutti gli individui raggiungono lo stesso livello di indipendenza e l’obiettivo dei servizi di intervento è quello di aiutare l’individuo a raggiungere il massimo livello possibile di indipendenza, anche se ciò non significa la stessa cosa per tutti. Poiché l’autismo è variabile (i sintomi sono diversi in ogni persona), i piani di trattamento dovrebbero essere individualizzati e focalizzati sulle passioni, gli interessi e le competenze di ogni persona.

Con i trattamenti di analisi del comportamento applicata scientificamente validati, la persona autistica svilupperà abilità che lo aiuteranno enormemente a districarsi nella vita di tutti i giorni e a raggiungere i propri obiettivi anche pensando ad un lavoro a misura di ciascun di loro proprio in quanto ci sono vari gradi e stadi di autonomia. A seconda di quanto presto sia arrivata la diagnosi e a seconda di quanto prima sia stata avviata la terapia comportamentale, bisogna considerare il viaggio verso l’indipendenza proprio come un viaggio e capire che non accadrà dall’oggi al domani l’avviamento al lavoro, ci vorranno pazienza e perseveranza per sostenere e aiutare i ragazzi autistici a diventare adulti più indipendenti e competenti sotto il profilo lavorativo.  In primo luogo, va detto che alcune diagnosi di autismo (come ad esempio quelle di Asperger oppure di Alto funzionamento) consentono alle persone di avere dei partner, di fare amicizia, di frequentare l’università, di sposarsi, diventare genitore o avere una carriera lavorativa soddisfacente.  Altre diagnosi invece, come quelli di livello 3, più gravi, consentiranno un livello di autonomia discreto o molto soddisfacente, sulla base di quanto e di come si abbia lavorato nel tempo. Una diagnosi di autismo significa che quel soggetto progredirà in modo diverso rispetto alle persone normo tipiche in modo altamente soggettivo, “autismi” appunto e non autismo. L’importante è lavorare sempre per raggiungere il  pieno potenziale, ciò vuol dire raggiungere diversi stadi di indipendenza nel tempo, lavoro compreso. Ancora una volta, non è possibile fornire una risposta concreta su quanto tempo impiegherà un soggetto autistico per sviluppare determinate abilità di vita indipendente perché tutto ciò dipende dal suo livello cognitivo, dalle comorbidità, da quanto sia abituato a lavorare, a comprendere, da quando ha iniziato a lavorare sulle autosufficienze.

Entriamo nel vivo. Qual è o può essere una tipologia di lavoro che può andare bene per un soggetto autistico? Essenzialmente mirato per identificare i punti di forza e provare a trovare un lavoro funzionale affinché si sostengano finanziariamente: è un obiettivo essenziale per il raggiungimento di una vita indipendente. Servono anche le capacità comunicative, le pratiche di cura di sé e le tecniche di regolazione emotiva per avere successo nel campo di carriera prescelto, ossia imparare a gestire ansie e stereotipie tipiche della persona autistica.  Tante variabili e tante proposte se si considera che una persona con lo spettro dell’autismo è sistematica, manicale nell’ordine e riesce a assembrare barattoli, oggetti, bottiglie, in base a colori e grandezze che un soggetto normo tipico non riuscirebbe. Si potrebbe pensare di occupare un soggetto autistico in reparti dei supermercati, nel sistemare gli scaffali, ordinare pacchi di prodotti. Persino i soggetti in carrozzella, devono essere messi in condizione di potersi muovere tra i reparti di un supermercato, salire e scendere con pedane appositamente sistemate o occupare posti in luoghi facilmente accessibili, senza sentirsi un peso per nessuno, quali uffici o reparti aziendali.

Si possono impegnare nelle pizzerie, laboratori di pasticceria, negozi di abbigliamento li dove la gravità dello spettro lo consenta, naturalmente per quelli più gravi e non verbali si potrebbe pensare alle creazione di un marchio se sono portati per l’arte o la pittura: molti ragazzi hanno ideato un loro prodotto, dipingendo su maglie o felpe, incentivando i propri talenti. Tuttavia perché una persona autistica possa trovare un lavoro rispondente la tipicità dell’autismo, dipende anche dalle possibilità che crea lo Stato per accogliere e inserire questi ragazzi nel mondo del lavoro, con corsi di formazione appositamente pensati per loro.  Ma bisogna riconoscere che lo Stato Italiano è ancora molto indietro nei confronti della creazione di posti di lavoro per gli autistici, soprattutto di quelli gravi. Non esiste un vero percorso di formazione e accompagnamento all’interno delle aziende e ad oggi, la maggior parte delle persone autistiche giace inerte sui divani di casa, senza prospettive di comunicazione con il mondo esterno e con la sola vista dei genitori 24 ore su 24. Genitori sempre più stanchi e isolati, spesso malati e delusi. Per ottenere sicurezza e indipendenza nelle finanze, le persone autistiche devono imparare a gestire un proprio conto bancario, o utilizzare carte di credito e di debito e ciò richiede tempo e impegno da parte di tutti.

L’importante è essere pienamente consapevoli dei punti deboli dei soggetti autistici e dei punti di forza, fornendogli gli aiuti necessari nell’arco della vita e poi creando le basi per aiutare là dove si sa che ci saranno inevitabili lacune.  Ovviamente lo Stato deve fare la sua parte perché le famiglie fanno oltre l’impossibile e ciò che meglio possono offrire ai propri figli, ma ognuno insieme deve mettere le proprie risorse e competenze perché ognuno si senta utile e mai un peso per la società.

5 Commenti

  1. Quante persone famose hanno vissuto con l’autismo, sicuramente conosci molti più nomi di me, Beethoven, Mozart, Einstein, e così via via dicendo. Questi personaggi illustri nonostante il loro autismo, sono diventati tra i più grandi nel loro essere. Quindi non vedo perché, un autistico non possa lavorare, tutti e nessuno escluso deve conoscere il mondo del lavoro, ma come hai menzionato, dovrebbe essere lo stato ad aprire le porte a queste persone, perché tra di esse, può nascondersi un altro nome illustre, ma non gli diamo modo di scoprirsi.
    Complimenti vivissimi anche per questo altro articolo molto toccante.

  2. Complimenti per questo articolo.
    Grazie per ciò che lei fa dottoressa carissima: scuote le coscienze di noi tutti e crea veramente delle speranze che i nostri figli siano una risorsa importante

  3. Complimenti per questo articolo.
    Grazie per ciò che lei fa dottoressa carissima: scuote le coscienze di noi tutti.

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