– di Francesca Nardi –
In questi giorni la prateria di facebook si è “virtualmente” trasformata in un patibolo, sul quale decine di uomini e donne timorati di Dio, si sono alternati nella lapidazione a sangue del collega ed amico Mario De Michele, indugiando in alcuni casi nell’uso smodato e gratuito, ovviamente metaforico, dello knut (gatto a nove code in uso nella Russia degli Za, costituito da un manico di legno cui erano attaccate nove strisce di cuoio con ganci e chiodi). La dignità professionale, l’orgoglio e la persona stessa di Mario, nella sua umana vulnerabilità, sono stati letteralmente trucidati, da una platea scalmanata, impegnata in una guerra santa che qualcuno aveva innescato, interpretando in maniera “volontariamente” errata, il senso della parte finale di un articolo, firmato dal direttore di Campania Notizie. Io sono stata personalmente taggata dalla signora Maria Oliviero e dal signor Antonio Papa, nei loro post su fb, in cui si denunciava che Mario De Michele, stava incitando all’odio politico contro il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, che, secondo l’articolo “dovrebbe essere fucilato e condannato a morte per aver disertato la campagna elettorale”. Non sarebbe stato corretto ignorare l’invito ma non sarebbe stato di buon gusto, rispondere nel giorno delle elezioni politiche. Rispondo adesso e, come sarebbe stato opportuno fare, nel momento in cui si chiedeva solidarietà per l’onorevole Gennaro Oliviero, è necessario puntualizzare alcuni imprescindibili particolari. Vengo da una scuola antica, che considerava inammissibile scrivere in prima persona e che avrebbe considerato una vera e propria oscenità grammaticale, la “e” congiunzione dopo il punto…poi il quotidiano “La Repubblica” versione occidentale di una Upanishad del “pensiero unico” libero e …democratico, sdoganò le impurità e l’errore, felice di sé ed impunito, diventò un vezzo…e tutti strapazzarono la regola. Io no…Una scuola antica e rigorosa che, con poco garbo, ma molta efficacia, tuonava che, per essere un buon articolo quello che scrivevi, doveva essere compreso a fondo, prima dall’erbivendolo in fondo al vico e poi dal professore. Molti di noi, non hanno seguito l’indicazione ed hanno continuato a fare del giornalismo colto, ricco di metafore e di similitudini, un giornalismo espressionista che, non essendo l’Italia, ahimé, popolata da tanti Pico della Mirandola, il più delle volte, risultava faticoso da interpretare…Accadde quindi, nel tempo, che la difficoltà di interpretazione, invece di sollecitare il lettore ad intraprendere un salutare ed energetico percorso, attraverso le catene montuose e sconfinate dell’erudizione, che gli avrebbero consentito di comprendere a fondo il significato di ogni articolo, anche il più criptico, lo indusse alla ribellione e laddove sarebbe stata assai opportuna e sicuramente sinonimo di intelligenza, incolta ma illuminata, una salutare autocritica, preceduta dalla presa di coscienza dei propri limiti, il lettore preferì adirarsi e giudicare ciò che non comprendeva, nella maniera peggiore possibile, condannando ovviamente l’autore. Nel caso in questione, vi è qualcosa di occulto che grava sulle intenzioni e le scarnifica e ricompone…Infatti non v’è alcun dubbio che la signora Maria Oliviero ed il diretto interessato Gennaro Oliviero, abbiano compreso a fondo il senso dell’articolo di Mario De Michele e dichiarare per contro, che non l’abbiano compreso sarebbe, questa sì, un’offesa grave, imperdonabile ed ingiustificabile, alla loro intelligenza e alla loro cultura. Mario De Michele scrive e sostiene che questo campagna elettorale sia una guerra…In tempo di guerra si applica la legge marziale che prevede la fucilazione alla schiena del disertore. Ed egli con rabbia nei confronti dell’amico Gennaro, dimentico del giornalismo e della politica, lo rimprovera per aver disertato le file del Pd e quindi debba essere punito, cioè fucilato…La metafora, se compresa semplicemente, come dovrebbe essere compresa e cioè nella maniera giusta e corretta e coloro che sono destinati a comprendere, siano in buona fede, ciò che resta nel setaccio del giudizio finale, sarebbe soltanto la rabbia di Mario De Michele, convinto uomo di sinistra da sempre, contro l’amico Gennaro che in questa battaglia non avrebbe lottato, come avrebbe dovuto, per la difesa del Pd. Ma, quale occasione migliore, per riprendersi una fetta di terreno perduto nell’immaginario collettivo a margine delle ultime polemiche roventi? Quale magnifico spunto, decisamente imperdibile e da cogliere al volo, se non la metafora quasi teatrale di Mario De Michele, alla quale non è conveniente rendere giustizia, attraverso la sana ed unica interpretazione che la stessa rivendica di diritto?, e dunque ci si affretta a modulare su facebook, strazianti e melodrammatici appelli, a difesa del presidente del Consiglio regionale, corroborando con i giusti toni, l’orrenda e falsa notizia che sarebbe stato minacciato di morte! Dal primo lancio accorato, che con dovizia di epiteti e giudizi all’indirizzo del mio amico e collega Mario De Michele, si fa giustizia sommaria nella maniera più perversa della verità e, cosa gravissima, del rispetto che si deve alla sensibilità della famiglia di Mario, che pur esiste e della quale nessuno sembra tenere conto. Il fatto stesso che la gentile sorella di Oliviero, sia scesa in campo, elaborando strategie che, in verità non sono degne né di un Presidente del Consiglio regionale, né tanto meno dell’intelligenza della signora, offre però la misura chiara e lampante di quanto e come si rifletta sulla famiglia, ciò che riguarda, nel bene e nel male un componente della stessa. Comprendo ogni strategia, comprendo ogni arzigogolo del pensiero ed ogni trama…non comprendo però, la crudele facilità, con cui si rivangano episodi del passato della vita di Mario di cui soltanto lui conosce la trama ed il groviglio che sempre si agita nel fondo, quando di mezzo c’è la politica, non comprendo questa volgare cattiveria e disumanità allargata che cavalca i ronzini di fb ignorando i destrieri, e non comprendo come si possa tranquillamente pasteggiare su un equivoco volontario, prendendo al volo una occasione che, da un lato non sarà utile a nessuno perché fiacca e spuria e non reggerà ad una attenta riflessione, ma dall’altro avrà umiliato un uomo davanti alla sua famiglia. Scrivo perché sono stata taggata e perché Mario è un giornalista valido e capace, nonché un amico ed un amico non si lascia solo, mai, neanche quando si mostra così ingenuo, da credere che la lettura del suo articolo non avrebbe creato scompensi, né cattive interpretazioni, tantomeno strumentali e soprattutto il suo amico Gennaro non avrebbe mai travisato…Ecco, noi siamo qui con te Mario anche se, ancora una volta hai preso una cantonata! Ma…tutto sommato, è meglio essere come te, che come qualche stratega che, al momento giusto, l’amicizia se la mette in saccoccia. Hasta la suerte!
Piena solidarietà al giornalista Mario De MIchele, verso il quale è stata aizzata una vera e propria caccia all’uomo dai supporters di Oliviero.
Mi aspetto la presa di distanza del Presidente del consiglio regionale dalle minacce che De MIchele sta ricevendo
L’articolo di De Michele è la fotografia esatta del metodo Oliviero, che da decenni inquina e ammorba la politica casertana. E’ il momento di metterci fine, senza che quei quattro pagliacci che appoggiano il sessano, trovino capri espiatori come De Michele.
Fucilatelo politicamente a Oliviero, senza alcuna esitazione!
Vigliacco e truffatore
Come sempre un articolo vero e di oggettività dei fatti! La tracotanza di chi ha sottolineato il misfatto ha solo chiarito l’incapacità di comprensione e ha evidenziato “palam et coram” la cifra del basso profilo di intelligenza umana e politica! In breve se qualcuno avesse avuto dei dubbi ora avrà certezze assolute e certificate!
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