(f.n.) – E’ solo questione di ore ed anche questa stagione supplementare della politica (si fa per dire) si appresta a pagare gli straordinari al “nulla di nuovo sul fronte occidentale de noautri”…e sarà necessaria una dose extra di fantasia per “apparare” un Governo, che risulti all’altezza del ruolo, che pretenderà di ricoprire. Ma, bando alle malinconie preventive e ai pronostici tenebrosi, veniamo all’incursione di Giuseppe Conte nell’immaginario confuso casertano…Confuso nella misura in cui la campagna elettorale, si è risolta in uno sciame multicolore e multiforme di dispetti e reazioni reciproci e di attacchi più o meno violenti e più o meno corretti, tra le diverse parti politiche (non potendo disturbare l’ideologia), determinando appunto nella comunità, la ricerca infruttuosa, di una proposta seria ed asettica, nonché costruttiva. “Est modus in rebus”…o “modus omnibus in rebus”, da Orazio a Plauto…il consiglio e l’esortazione dovrebbero essere un preciso dictat per l’oratore, per un prudente, elegante, assolutamente apprezzabile senso del sé, dell’altro e della misura. Ieri sera nel cuore del Rione Vanvitelli abbiamo, vivaddio, assistito dal vivo, alla “misura” perfetta delle cose, preceduta dal suo contrario. Ebbene sì, Conte potrebbe essere venuto non a caso a raccogliere consenso, laddove non può esservi altro se non il consenso, per essere stato il M5S il padre del reddito di cittadinanza, ma sarebbe intellettualmente disonesto, non ammettere che la folla che lo ha atteso ed applaudito, non sarebbe stata altrettanto corposa, in qualsiasi altra piazza della città o della provincia. Asciutto, chiaro, semplice nell’esposizione ed essenziale, calibrando la maniera in cui ha esposto problemi e soluzioni nell’ambito del lavoro e delle professioni, Conte è riuscito a scalfire, forse per la stanchezza ormai naturale alla fine di una corsa estenuante, anche gli irriducibili critici del Movimento. Temi come l’orario del lavoro ed il salario minimo legale, in aggiunta alla giusta retribuzione per il tirocinio previsto per studenti e neo-laureati, sono stati affrontati senza inutile enfasi, ma esattamente come una comunità ormai stanca ed avvilita, sarebbe stata propensa ad assorbire. In questa corsa, Conte emerge come il vincitore assoluto della contesa, innescata dal suo antagonista Di Maio e come il salvatore del Movimento. Infatti, contraria a tutte le previsioni della vigilia, quando erano davvero in molti a giurare che la lotta sorda e velenosa che annunciava la scissione, avrebbe lasciato il M5S sul terreno, favorendo il decollo di Di Maio, la storia ha deciso di stare dalla parte di Conte. Vorremmo adesso suggerire a Giuseppe Conte di considerare con attenzione, la necessità, per il futuro, di arrivare con una certa puntualità ai comizi, soprattutto quando il compito “dell’intrattieni” è affidato ai senatori uscenti dal capello selvaggio, altrimenti corre il rischio di perdere cinquanta voti al secondo per tutto il tempo “dell’intrattieni”…Parlando di misura delle cose e del sé, il senatore Agostino Santillo, che si prepara ad essere rieletto, dovrebbe sapere e ci meravigliamo che in cinque anni di soggiorno pagato, in quel di Roma, non abbia assorbito neanche il seme avariato della creanza, che gli si possono perdonare gli scioglilingua in modalità prima infanzia del tipo: siamo belli? Siiiiii, ma non è assolutamente ammissibile, che un senatore della Repubblica, citi ed accusi un altro partito, di avere candidato qualcuno che egli considera impresentabile, facendo nella maniera più volgare nomi e cognomi. Fortunatamente la folla in attesa ha mostrato molto più buongusto dell’oratore, dal momento che si è limitata a due tiepidi e sparuti clap clap in luogo di quello sbalorditivo e scrosciante applauso che il Santillo si aspettava. La gente, amico caro, è sempre di gran lunga migliore di ciò che tu pensi, quindi accetta un consiglio: dai una bella regolata ai bulloni della dialettica e del rispetto, perché non è sempre mezzogiorno! Hasta la vista!