ROMA – «E’ davvero il caso di dire che piove sul bagnato. Nelle ultime ore, è il Presidente dell’Aran in persona, Antonio Naddeo, come un fulmine a ciel sereno, a dare notizia dello slittamento della firma del contratto 2019-2021, che doveva avvenire alla fine di questo mese.
Di conseguenza anche gli arretrati, quelli tanto attesi dagli infermieri, per il momento non arriveranno.
Lo stesso Naddeo, in una nota nel suo blog, conferma che “il MEF ha inviato un’ulteriore nota nella quale si prende atto di alcune risposte dell’ARAN, ma ha anche chiesto ulteriori chiarimenti su norme del contratto non citate nella prima nota. Anche in questo caso l’Agenzia sta predisponendo la risposta, ma è difficile che tutto si possa definire per la sottoscrizione definitiva entro il mese di settembre, visto che poi il contratto deve essere certificato dalla Corte dei conti (entro 15 giorni)”.
Cosa altro si devono aspettare gli infermieri ed i colleghi delle altre professioni sanitarie?
Cosa altro deve accadere?
Eppure non si sono mai tirati indietro: hanno messo in gioco la propria vita per salvare quella di milioni di italiani.
Gli infermieri, e con loro i colleghi delle altre professioni sanitarie, non dimenticheranno gli anni dell’emergenza sanitaria, così come siamo certi rimarranno, intatte nella mente dei tanti pazienti e dei loro parenti che hanno vissuto il dramma, le loro gesta, i loro sorrisi, il calore di chi, anche dietro una fredda vetrata, ha trasmesso loro calore e coraggio.
Quale eredità gli oltre due anni di Pandemia lasciano alla collettività? Quale è oggi il presente, e soprattutto quale sarà il futuro degli infermieri e degli altri professionisti sanitari, dopo i mesi di lotte a viso aperto, contro il nemico?
Ma soprattutto quale lezione l’emergenza ha impartito nella politica che assisteva alla battaglia da dietro una scrivania?
Da una parte, la risposta è desolante. La forniscono i dati che raccontano l’amara realtà di professionisti ancora sottopagati, vittime loro malgrado di una voragine di 80mila unità che nessuno pare voler colmare, lontani anni luce da una valorizzazione di cui, con il recente contratto, intravediamo solo barlumi, con piccoli traguardi come l’indennità di specificità, da noi fortemente voluta e ottenuta con le lotte di piazza.
Il quadro del mondo infermieristico è ancora caratterizzato da contorni nebulosi e incerti, che si traducono in fughe di massa all’estero da parte di tanti giovani colleghi, legittimamente attirati da contratti di lavoro molto più gratificanti, e ancora dimissioni volontarie che parlano di una professione che perde pericolosamente di appeal nei confronti delle giovani generazioni.
Chi resta, a resistere coraggiosamente sul campo di una sanità pubblica ridotta a brandelli, subisce l’evidenza di uno stipendio medio che non è affatto in linea con il mutato costo della vita legato all’infernale inflazione, senza dimenticare coloro che, quasi ogni giorno, tornano a casa con lividi ed ecchimosi provocati da parte di chi, con inspiegabile e cieca rabbia, trasforma gli infermieri nelle vittime sacrificali di una cultura distorta, dove il personale sanitario viene visto come il capro espiatorio della latente mediocrità del sistema».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Nonostante la strada della risalita si sia fatta sempre più impervia e nel frattempo siano cresciuti nuovi rovi da estirpare sul nostro cammino, sindacati battaglieri come il nostro hanno il dovere di appellarsi alla politica, adesso più che mai in vista del voto, per chiedere un cambiamento radicale che è ancora concretamente possibile, alla luce della considerazione, inequivocabile, che la rinascita del Paese comincia dalla ricostruzione della nostra sanità, una sanità che non può certo guardare al futuro senza i nostri infermieri ed i colleghi delle altre professioni sanitarie.
Ecco cosa Nursing Up chiede alla politica, quindi a Regioni, Governo e agli esponenti del futuro Parlamento:
– Un primo stanziamento di risorse “integrative” per gli infermieri e per le altre professioni sanitarie, di importo analogo a quelle già individuate dall’articolo 1, commi 409 e 414 della legge 178/2020, confluite nel CCNL 2019/2021, finalizzate a rimpinguarne sostanziosamente gli importi e prevedendo, a tal fine, una specifica integrazione di tale stanziamento complessivo , con importi che consentano lo spostamento delle Ostetriche, titolari di complesse funzioni assistenziali anche legate alla presa in carico, tra i titolari dell’indennità di cui all’art 409 .
– Impegno a fornire indicazioni precise all’ARAN, ai fini delle negoziazioni relative alla prossima tornata contrattuale 2022/2024, affinché le professioni sanitarie titolari di un proprio profilo professionale approvato con DM , transitino nell’Area Elevata Qualificazione , dove hanno titolo ad approdare per conoscenze, competenze e responsabilità .
– Il costante allineamento degli istituti contrattuali dei professionisti sanitari del CCNL comparto sanità (infermieri ed altre professioni sanitarie) a quelli della dirigenza, proseguendo in tal modo la strada già intrapresa con il recente rinnovo del CCNL 2019/2021, dietro il forte impulso del Nursing Up, .
– Il superamento, per i professionisti sanitari dipendenti del SSN iscritti ai propri Ordini, del regime delle anacronistiche incompatibilità ancora vigente, e consentire agli stessi di svolgere attività libero professionale per soggetti terzi estendendogli l’applicabilità delle norme già previste per la dirigenza medica.
– La revisione del meccanismo di programmazione degli accessi ai corsi di Laurea per le professioni sanitarie, individuando strumenti che consentano di avere un riscontro oggettivo e dinamico della realtà territoriale, in grado di intercettare il reale fabbisogno degli enti e delle strutture del SSN, del sistema ospedaliero universitario e della sanità privata.
– La revisione delle dotazioni organiche del personale delle aziende ed enti del SSN, che dovrà essere effettuata sulla base di criteri uniformi ed omogenei, anche tenendo conto di metodologie validate dal mondo scientifico, per gli infermieri il riferimento potrebbe essere quello dello studio Registered Nursing Forecasting -RN4CAST, finalizzato a ridefinire i modelli previsionali del fabbisogno infermieristico sulla base dell’ambiente di lavoro. Tali criteri, che dovranno finalmente tener conto delle differenziazioni esistenti tra le varie specifiche professionalità che compongono l’universo dei dipendenti del SSN, dovranno essere di riferimento per l’intero territorio nazionale.
– L’impegno del Ministero della Salute ad adottare gli atti di propria competenza in tema di applicazione delle previsioni di cui all’art 1) della legge 251/2000, e quindi:
a) l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie della diretta responsabilità e gestione delle attività di assistenza infermieristica e delle connesse funzioni;
b) la revisione dell’organizzazione del lavoro, incentivando modelli di assistenza personalizzata.
– L’accoglimento della proposta di fonte della FNOPI, e quindi “ l’inserimento all’interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza) della branca specialistica assistenziale per dare uniformità di prestazioni a livello regionale e nazionale, con l’istituzione delle competenze specialistiche che già oggi esistono di fatto, ma che non sono ufficialmente riconosciute agli infermieri (es. Wound Care, management accessi vascolari, stomaterapia, interventi di educazione sanitaria e aderenza terapeutica ecc.). È anche opportuno adottare provvedimenti atti a consentire di prescrivere alcune categorie di farmaci e ausili/presidi, come strumento per applicare le competenze specialistiche, che rientrano nella sfera di competenza infermieristica come già accade in diversi Paesi Ue.
– Il riconoscimento del ruolo dell’infermiere di famiglia con previsione di uno specifico contratto, partendo dal modello applicato alla dirigenza medica.
– L’estensione a tutta la professione infermieristica della possibilità di accedere ai benefici previsti per le attività usuranti, assieme agli altri colleghi che, come le ostetriche ad esempio, garantiscono giorno per giorno la complessa macchina assistenziale negli ospedali italiani.
Insomma, le esperienze del recente passato, con le nostre lotte di piazza, hanno ampiamente dimostrato che la memoria della politica è fin troppo corta, e che il rischio che dai proclami si possa passare alle ennesime pacche sulle spalle o ancora peggio ai soliti volta faccia di cui adesso, più che mai, infermieri e cittadini non hanno certo bisogno.
Tutto questo deve cambiare, la politica deve guardare, finalmente, con occhi diversi gli infermieri e le altre professioni sanitarie. E agire, agire, agire come non ha mai fatto fin ora», chiosa De Palma.