SI SALVI CHI PUÒ

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–   di Vincenzo D’Anna*   –                                         

La campagna elettorale entra nel pieno della bagarre. A prevalere, in questa fase, sono le accuse reciproche e le promesse di benefici che uno Stato pieno di debiti dovrebbe elargire nel prossimo futuro. I sondaggi, per quello che valgono in una nazione di levantini e di opportunisti, danno il centrodestra in vantaggio di diverse lunghezze con il partito di Giorgia Meloni “quotato” primo in assoluto. Alla luce di questi orientamenti, volendo evitare il ginepraio delle accuse e quello della demagogia delle promesse, si può trarre una sintetica conclusione: il posto di primo ministro spetterà alla leader di FdI che scalzerà Mario Draghi a palazzo Chigi. Una sintesi eloquente oltre che iconica, di come una Nazione in piena recessione economica, con un’inflazione che si avvicina alle due cifre, in piena crisi energetica, si affiderà alle capacità di una neofita, il cui nome, peraltro, susciterebbe non poche perplessità nelle cancellerie di mezzo mondo. Tifoserie politiche a parte non mi sembra un cambio vantaggioso per il governo del Belpaese. Draghi può vantare una vasta considerazione a livello europeo. L’ex “numero uno” della Bce vanta titoli ed esperienza per tener ben ferma la barra della barca in piena burrasca. Rispettato ed ascoltato ha finora rappresentato un elemento di equilibrio e di competenza professionale. Sostituirlo con un politico bravo ma privo di notorietà internazionale e di un minimo di pregressa esperienza, non pare una risposta adeguata in tempi di crisi. Ma il popolo italiano, si sa, è sovrano, ancorché abituato a votare con la pancia piena ed i piedi al caldo, salvo scoprire, postumi, saggezza ed acume critico. Tuttavia, tant’è! Quanto agli argomenti di scontro e di polemica essi toccano le corde alle quali la massa degli elettori è più sensibile. A cominciare da quel reddito di cittadinanza che rappresenta la più vasta operazione politico clientelare mai realizzata negli ultimi anni. Un reddito che, contrariamente al dettato di legge, è completamente svincolato dalla ricerca del lavoro a cui pure, teoricamente, dovrebbe essere “indirizzato”. Quindi sminuito ad assistenza nazional popolare sia per quello che il lavoro l’hanno perso sia per quelli che non intendono cercarlo. Insomma: siamo al lancio delle pagnotte che venivano distribuite alla plebe negli anni dell’assolutismo dei tiranni e dei sovrani. Guardando al recente passato: si va dal 2019 che ha registrato 1,1 milioni di nuclei e 2,7 milioni di persone beneficiarie del reddito, a 1,6 milioni del 2020 con 3,7 milioni di persone, mentre nel 2021 si è raggiunto il picco con 1,8 milioni di famiglie e 3,9 milioni di persone. Ci troviamo innanzi a circa quattro milioni di elettori che voteranno per coloro che si sono assicurati che la beneficenza continuerà. Siamo intorno al cinque percento dei voti espressi. In un Paese ove lo scambio di voti è perseguito dalla legge e il traffico di influenza è reato, questo stato di cose rappresenta un’illegalità di enorme portata!! Altro argomento che tiene banco è quello della riforma costituzionale per l’elezione diretta del Capo dello Stato, nel mentre utilizziamo una legge elettorale ambigua ed anfotera che riduce al minimo la capacità di scelta diretta da parte degli elettori per quanto concerne la futura maggioranza di governo e l’indicazione del primo ministro. Insomma si predica il sublime e si pratica il mediocre. Un altro motivo di contesa è quello di come ridurre il caro bollette che trascina con sé la perniciosa idea che questi aumenti siano la diretta conseguenza della guerra russo ucraina e che converrebbe abbandonare Kiev nelle fauci dell’orso moscovita, voltando le spalle innanzi del genocidio ed all’aggressione di un popolo martoriato. E tuttavia scopriamo che gli enti di Stato che gestiscono in regime di monopolio l’ambito energetico, lucrano su gas ed energia elettrica. Per capirci: l’Eni aumenta i suoi utili del settecento percento sul gas ed altrettanto fa l’Enel per la corrente elettrica. La prima paga il gas russo con i prezzi definiti anni addietro per poi rivenderlo al prezzo fissato dagli speculatori. La seconda compra energia nucleare da fonti alternative e la rivende a prezzo più che raddoppiato. Il disastrato bilancio statale e l’immane debito pubblico si ristorano salvo che altri debiti vadano configurandosi come il reddito di cittadinanza. Insomma la nave di “Franceschiello”, al secolo Francesco II di Borbone ultimo re delle Due Sicilie, dove a poppa si combatte ed a prua…non è dato sapere, impallidirebbe innanzi alla baraonda statale di questi giorni!! In mezzo a tanto caos ed alla fiera delle promesse elettorali, milioni di persone andranno a votare guardando alla propria utilità e solamente a quanto accade nelle proprie tasche. Tutti si sentono esentati dal giudicare obiettivamente e dal guardare agli interessi nazionali. Dalle Alpi a Lampedusa s’ode forte e chiaro il grido italiota: si salvi chi può!!

*già parlamentare