8°GIORNO | 21ESIMA EDIZIONE CONCORTO FILM FESTIVAL: OTTO GIORNI DI CINEMA BREVE CHE RECUPERA RICORDI, CONDUCE SU ALTRI MONDI E FA “VOLARE”

0

di Mariantonietta Losanno 

Ultima serata del “Concorto Film Festival” e sei Premi assegnati. Gli otto giorni del Festival sono stati dedicati solo ed unicamente al Cinema; ad ampliare lo sguardo e a “rimettere in moto” delle emozioni, delle sensazioni, delle idee. L’atmosfera intima di Parco Raggio ha permesso di analizzare a fondo ognuna delle tematiche contemporanee dei quarantuno film in concorso. Al “Concorto Film Festival” si vive realmente il Cinema, in tutte le sue forme. I direttori artistici Simone Bardoni e Claudia Praolini ci hanno tenuto (oltre che a fare i dovuti ringraziamenti) a ribadire gli intenti del Festival e i significati che attribuiscono ai Premi: il concorso c’è, ed è giusto che ci sia – perché consente, tra le altre cose, anche una partecipazione attiva del pubblico – ma il Festival non “punta” su questo. Non è incentrato, cioè, sull’assegnazione dei Premi perché c’è – e si è avvertita – una “celebrazione” di tutti i film in gara.

E allora evviva il Cinema che solleva il cuore.

E all’anno prossimo! 

%name 8°GIORNO | 21ESIMA EDIZIONE CONCORTO FILM FESTIVAL: OTTO GIORNI DI CINEMA BREVE CHE RECUPERA RICORDI, CONDUCE SU ALTRI MONDI E FA “VOLARE”1: PREMIO DEL PUBBLICO 

Il Premio del pubblico è stato assegnato a “Bye bye”, di Amélie Bonnin, un’opera dal sapore nostalgico che indaga il concetto di “memoria”. Per Julien tornare nella sua casa natale significa tornare nei suoi ricordi; compra gli stessi biscotti, riprova vecchie giacche, rivive un amore passato. Il punto centrale del corto è la riflessione – e la distinzione – tra ricordi e memoria. L’amore può avere cura dei ricordi, ma non sempre riesce a conservare memoria. Per questo stesso motivo, quando si torna in luoghi in cui si è stati si riescono a “riattivare” facilmente i ricordi, ma non necessariamente la memoria. Come potrebbe, dunque, un amore mantenersi “vivo” nutrendosi di un qualcosa che sarebbe potuto essere e che non è mai stato? La colpa potrebbe essere attribuita al “destino”, o alle scelte che – consapevolmente – prendiamo ogni giorno. “Non basta lasciare le cose perché le cose ti lascino”, dice Julien. O forse siamo noi a non “mollare la presa”, restando legati – o, ancora di più, intrappolati – ad un rimpianto. Tutta la riflessione si svolge in chiave ironica e musicale; è tangibile la partecipazione del pubblico ad una vicenda in cui ci si immedesima e ci si sofferma a considerare il peso delle “promesse”: quelle mantenute, quelle infrante e quelle lasciate in sospeso. Il pubblico ha sentito una vicinanza verso questi “grandi temi”: il fato, le aspettative che riponiamo su noi stessi e sugli altri, le scelte e le conseguenze. 

%name 8°GIORNO | 21ESIMA EDIZIONE CONCORTO FILM FESTIVAL: OTTO GIORNI DI CINEMA BREVE CHE RECUPERA RICORDI, CONDUCE SU ALTRI MONDI E FA “VOLARE”2: PREMIO DELLA GIURIA GIOVANI

Gli undici ragazzi della giuria giovani – selezionati tra cinquanta studenti di tutta Italia – dopo una masterclass di critica cinematografica con il direttore di “Film Tv” Giulio Sangiorgio, hanno assegnato la menzione speciale a “Will you Look at me”, di Shiuli Huang e Il Premio “L’Onda” a “The Fourth Wall”, di Mahboobeh Kalae. Il corto cinese che ha ricevuto la menzione speciale è una storia che riguarda tutti coloro che sono alla ricerca di un posto del mondo, che lottano per vivere senza assecondare gli altri ma rispettando la dignità di se stessi. Un’opera dedicata a chi vuole “essere guardato” per quello che sente di essere e a chi non insegue l’idea di “normalità”; un racconto doloroso di accettazione e non accettazione che indaga la paura, il fallimento, l’identità. “The Fourth Wall”, invece, utilizza la fantasia come mezzo di evasione e mette in scena l’immagine che un bambino ha della sua famiglia. Nel videomessaggio di ringraziamento mandato prima della proiezione del film, la regista ha raccontato che la cucina in cui si svolge la storia non solo è vera, ma è quella di suo padre. Nel corto, quindi, vive una “doppia idea” di famiglia, rappresentata attraverso l’immaginazione: gocce balbuzienti, montagne di piatti rotti, movimenti caotici come quelli di una lavatrice. 

%name 8°GIORNO | 21ESIMA EDIZIONE CONCORTO FILM FESTIVAL: OTTO GIORNI DI CINEMA BREVE CHE RECUPERA RICORDI, CONDUCE SU ALTRI MONDI E FA “VOLARE”

3: PREMIO GIURIA

Dalla composizione eterogenea della Giuria (composta da Pedro Armocida, Emma Nolde, Katharina Huber, Florian Fernandez, Ohana Ghera) non poteva che emergere una diversità – che rappresenta, naturalmente, un plus – nelle premiazioni. La prima menzione è stata assegnata a “Tchau tchau”, di Cristèle Alves Meira, un esempio di come il Cinema abbia il potere di unire le persone. Il corto francese mette in scena il rapporto tra un nonno e sua nipote, interrotto dalla morte di lui. Lei, però, non avendolo potuto “salutare” come avrebbe voluto, inventa un nuovo modo di “dire addio”, concedendosi un momento per parlargli e scrivergli una lettera, e uno successivo per dargli sepoltura costruendo un fantoccio che copre con una foglia e che ricorda le sue sembianze. Ci si avvicina, ci si sente uniti attraverso il Cinema. 

La seconda menzione, invece, è stata data “ad un corto ambizioso e visivamente impressionante, che invita alla rivolta”: “On Xerxes’ Throne”, di Evi Kalagiropoulou. Il corto mette in scena una realtà distopica in cui vige il divieto di toccarsi sul lavoro. Ad un certo punto, però, si avverte l’impulso di ribellione e si dimenticano tutte le regole: conta solo sentirsi vicino. Ci si avvicina per necessità, come se si fosse arrivati ad un limite. 

Il Premio della Giuria, e quindi, l’“Asino d’Oro”, va a “Cherries”, del regista lituano Vytautas Katkus (per la seconda volta vincitore a “Concorto”): “Il tempo è un’entità a cui nessuno può sottrarsi. La memoria e la nostalgia diventano talvolta pesi che ci impediscono di spiccare il volo verso nuove realtà, e per quanto un padre desideri tenere il proprio figlio stretto a sé, non può fermare lo scorrere del tempo. Né riesce l’inno alla gioia – sempre presente in sottofondo – a colmare la crescente distanza tra le due età. Con leggerezza, delicatezza e sottile umorismo, il corto ci rende spettatori del rapporto e della tensione presente tra diverse dimensioni temporali. Grazie alla magnifica fotografia, alla ricchezza dei dettagli e alla sofisticata colonna sonora, il corto diventa la “ciliegina sulla torta” in una calda giornata estiva”

Il corto riesce a dosare la componente nostalgica, rappresentando – più che un addio – una sorta di “arrivederci” che (concepito in un’accezione più ampia) si riferisce a quei sentimenti e a quelle emozioni che hanno una “fine”, non ad una singola persona. Accettare che alcune cose finiscano significa impegnarsi a conservare i ricordi e impegnarsi per costruirne dei nuovi. Il film, quindi, va oltre il rapporto tra padre e figlio (e, di conseguenza, tra due generazioni diverse), soffermandosi sull’importanza di quello che resta di tutto ciò che si è vissuto.