LA SENATRICE INTENDE SCONGIURARE LA PEREGRINAZIONE GIUDIZIARIA ALLA PERSONA OFFESA, VITTIMA DUE VOLTE
“Un articolo apparso ieri sulla rubrica “Diritto e Rovescio” su Italia Oggi – ha dichiarato oggi, in un intervento di fine seduta, in Aula al Senato, la Sen. della componente IDEA-CAMBIAMO!-EUROPEISTI-NOI DI CENTRO (Noi Campani) del gruppo Misto, Sandra Lonardo -, riporta un fatto increscioso, evidenziando un aspetto contraddittorio della giustizia italiana.
Nell’ottobre del 2019 a Trieste, un giovane disabile mentale, Alejandro Augusto Meran, uccise a colpi di pistola, nel corso di una sparatoria in Questura sottraendo l’arma ad uno dei due, gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta.
Ebbene la sentenza della Corte d’assise di Trieste, lo scorso 5 maggio, ha assolto l’assassino perché ritenuto non imputabile in quanto schizofrenico e incapace di intendere e di volere. Ma il vero paradosso è la condanna delle famiglie dei due poliziotti deceduti in servizio, a pagare le spese processuali, quantizzate in una cifra tra i 30 e i 35 mila euro.
Siamo all’assurdo, se si pensa che il Pres. Mattarella ha insignito con la medaglia d’oro i due poliziotti
Una triste vicenda di cronaca
tragica e notoria per la sua singolare dinamica che possiamo riassumere in due enormi vuoti normativi che noi, Senatori della Repubblica, in un’epoca di riforme come quella attuale, dobbiamo colmare.
Quando un imputato è assolto perché non imputabile per vizio di mente, le spese rischiano di ricadere definitivamente sulle persone offese ed i danneggiati dal reato.
Un paradosso giuridico.
Ma vi è di più.
Il nostro sistema prevede il necessario
doppio processo per la vittima del reato che vuole il risarcimento del danno in queste ipotesi.
La vittima del reato, parte civile in un processo penale, quando l’imputato viene prosciolto per incapacità di intendere e di volere, se vuole il risarcimento del danno, è costretta a ricominciare da zero un diverso processo civile.
Il giudice penale, infatti, non può pronunciarsi sulla domanda di risarcimento della parte civile e la persona offesa è costretta a un doppio processo.
Così prescrive il codice di procedura penale, che è stato salvato dalla Corte costituzionale (con sentenza 12 depositata il 29 gennaio 2016).
La Consulta ha sottolineato che il legislatore, se lo vuole, può disporre diversamente ed evitare la peregrinazione giudiziaria alla persona offesa vittima due volte.
Preannuncio un’iniziativa legislativa in tal senso”.