CALCIO BALILLA

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–   di Vincenzo D’Anna*   –                                               

Alzi la mano chi non ha mai giocato al bigliardino, in difesa, con i due terzini ed il portiere oppure in attacco con la linea mediana di cinque calciatori e tre attaccanti, con il gettone e qualche trucchetto per non pagare apponendo uno stecco di gelato sulla leva che faceva scendere le palline!! Un gioco tipicamente adolescenziale nei tempi in cui gli amici erano quelli in carne ed ossa e non i meri contatti elettronici di oggi. Il cosiddetto progresso tecnologico ed il suo consustanziale portato di nuovi strumenti ludici, ha trasformato gli amici nel simulacro dei followers odierni, ovvero in metafisiche amicizie social. Addio barzellette e comitive, interminabili partite di pallone con le porte segnate dalle borse e dai libri nel primo spazio disponibile per la contesa. Addio ai corteggiamenti ad oltranza delle ragazze con bigliettini ed appostamenti nei giorni feriali (negli orari di scuola) oppure la domenica, all’uscita dalla Messa. Uno sguardo, un cenno di complicità, una passeggiata accendevano i cuori senza doversi dare appuntamenti virtuali nel tempo in cui l’alimentazione cammina di pari passo con la solitudine esistenziale. Uno stile di vita scomparso ormai dal vocabolario delle nuove generazioni irrimediabilmente vocate al narcisismo dell’apparire con “selfie” postati ad arte sui network più seguiti, accompagnati da un profluvio di frasi fatte, epigrammi e massime di vita, per esprimere epidermicamente pensieri, sensazioni, emozioni e sentimenti attraverso la freddezza dello schermo di un computer o di uno smartphone. Fin dalla tenera età il mondo virtuale ha sostituito quello naturale con emoticon, pensieri ed idee di ogni tipo. Guai poi a parlare di valori e di virtù civiche, di educazione e buon senso!! Si corre il rischio di finire beffeggiati e derisi. Le discoteche sono piene di adolescenti che trovano nell’alcol, nelle droghe e nel sesso libero la valvola di sfogo di un’esistenza che non coniuga più responsabilità con libertà, sacrificio con raggiungimento di una meta. L’opulenza degli stili di vita, le comodità e la straordinaria potenzialità che discendono dall’utilizzo di strumenti sempre più veloci ed ubiquitari, rendono ormai anonimi i rapporti interpersonali, trascinando intere generazioni verso ambiti e modelli di comportamento privi di conoscenza e di valore. Società multietniche e totalizzanti, eterogenee e libertarie, stanno via via trasformando le nuove leve in soggetti consumati ai vizi e preda dell’ignoranza, piegati all’osservanza acritica di mode nelle quali raramente si rintraccia un senso logico. L’emulazione e la massificazione vanno di pari passo e sono quasi sempre il segno di tempi in cui l’incomunicabilità tra persone si incrementa. Tempi pieni di contenitori ma…senza contenuti. Un sistema sociale, questo, che può reggere unicamente se si vive in pace e prosperità, in progressiva abbondanza e senza soluzione di continuità. Tuttavia all’orizzonte si addensano minacciose nubi di guerra. La crisi economica erode certezze e margini d’incremento del benessere. Non avere la percezione di tutto questo rende la società corrotta nei costumi e debilitata dagli agi trasformandola in un branco di agnelli che presto verrà a contatto con i lupi. Quali strumenti di difesa e quale consapevolezza può avere un mondo siffatto? A quali valori etici e spirito di sacrificio potranno mai fare appello generazioni alle quali tutto è stato reso facilmente accessibile tanto da creare in loro l’idea che questo modo di fare potrà durare in eterno? Nessuno può navigare senza la bussola della conoscenza e senza avere la perizia per solcare il mare, indipendentemente dagli strumenti che la tecnologia mette a disposizione. Che i tempi tendano a peggiorare lo si avverte anche dalle difficoltà che in questi mesi si sono concretizzate sul piano economico per le famiglie, per la denatalità che rende sempre più rarefatta la gioventù produttiva, dal diffuso analfabetismo funzionale che la società digitale produce. Abbiamo l’idea che lo Stato debba provvedere ai bisogni e sanare le difficoltà di tutti. Lo pretendiamo a dispetto di come gira il mondo. Non si potrà però continuare a fare debiti facendoci prestare soldi dagli investitori e dalla Comunità Europea, per rispondere alle esigenze di tutti. E’ di queste ore un ulteriore esempio di come il debito galoppante costringerà le finanze pubbliche ad arrendersi innanzi a pretese insostenibili utilizzando la leva delle tasse. Una di queste è stata apposta finanche sull’uso del…calcio balilla (!!), che il cretinismo burocratico (e le casse vuote degli apparati) pretendono di catalogare nientepopodimeno tra i giochi d’azzardo!! Insomma, siamo veramente alla frutta di un lauto pasto. Bisognerà che i governanti e sopratutto i governati se ne rendano conto.

*già parlamentare