Casal di Principe, 11 giugno 2022 ore 10.30
Centro Don Milani c/o NCO (Nuova Cooperazione Organizzata)
Il Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino ha indetto una conferenza stampa che prevede tre temi, come spiegano loro stessi in una nota:
1) perché il Dott. Antonio Limone e gli altri dirigenti che hanno ispirato il vecchio piano non possono più decidere per il nuovo; perché la Regione deve modificare la delibera che ha nominato il Team di esperti.
2) Cosa bisogna fare oggi? Quale piano è affidato al Commissario? Dopo le nostre 20 proposte generali, presentiamo i 5 punti imprescindibili per riaprire il confronto e lavorare a soluzioni condivise;
3) L’agenda verso la manifestazione nel territorio del 2 luglio e nazionale a Roma del 13 luglio
Di fronte al fallimento delle politiche messe in campo dalla Regione Campania fino ad allora, – continua la nota del Coordinamento – il 3 gennaio 2022 è nato il Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino su proposta degli allevatori, degli operatori della filiera bufalina e di associazioni, sindacati e movimenti .
Il Coordinamento opera per difendere il territorio e la filiera bufalina dalla speculazione e dalla mala gestione che lo colpiscono con l’inutile massacro di animali e la chiusura delle aziende senza aver risolto i problemi della BRC e della TBC ma, anzi, aggravandoli ed ha presentato proposte per risolvere i problemi delle zoonosi garantendo il rilancio del lavoro, del comparto,la conversione agroecologica, il benessere degli animali e la tutela dei cittadini.
Oggi, il Coordinamento è composto da oltre 90 associazioni (alcune organizzano direttamente oltre la metà delle imprese casertane, altre sono impegnate da anni nella battaglia anticamorra e la giustizia ambientale e sociale) ed è sostenuto nelle sue proposte dal meglio del pensiero tecnico e scientifico indipendente di livello nazionale e internazionale, da un numero crescente di sindaci del territorio, dal alcune delle migliori esperienze professionali degli avvocati nazionali e del territorio, da un vasto arco di forze sociali e sindacali nazionali e internazionali.
Contro di loro, a difendere lo status quo, gli interessi speculativi che sono cresciuti in questi decenni di cattiva gestione e che stanno accumulando grandi vantaggi, condizionando le scelte politiche che le istituzioni di governo nazionali e regionali sono chiamate ad assumere.
Oggi, dopo aver già ottenuto con la nostra azione una serie di aperture dalle istituzioni e mentre stiamo incassando sul piano sindacale risultati che senza di noi gli allevatori non avrebbero ottenuto, è arrivato il tempo che la politica dica una parola di chiarezza su quali interessi vuole garantire e come in modo da capire se vuole incamminarsi sulla via del cambiamento unica condizione per eradicare le zoonosi rilanciando il settore e tutta Terra di Lavoro.
Noi – concludono – abbiamo indicato un primo, fondamentale passo che è dovuto a tutti i cittadini, alla democrazia ed al territorio: ci aspettiamo che chi ha ispirato, scritto e determinato il vecchio fallimentare piano sia rimosso e sostituito e venga rapidamente messo in condizione di non continuare a influenzare ostacolandolo il cambiamento.