– di Peppe Rock Suppa –
Il World Happiness Report, che utilizza i dati di un’indagine globale per riferire come le persone valutano la propria vita in più di 150 paesi in tutto il mondo, quest’anno compie 10 anni e per il quinto anno consecutivo incorona la Finlandia come il Paese più felice del mondo.
Felicità, è un bicchiere di vino con un panino la felicità, cantavano Al Bano e Romina quando ero ragazzino, che evidentemente si accontentavano di poco. Avrei capito almeno un bicchiere di whiskey con delle tartine di caviale al Ritz di Parigi. Comunque al primo posto, incredibile, c’è sempre la Finlandia. Cosa avranno da essere felici i finlandesi?
Da oggi si potrà dire: felice come un finlandese. Sarà l’enorme estensione del territorio e la scarsità della popolazione, magari sono felici perché non si incontrano mai. Eppure il mito della Finlandia ci perseguita da anni, ogni tanto arriva qualcuno che cita la Finlandia come paese modello, con il miglior stato sociale, il miglior reddito procapite ecc… Però ha anche la più bassa percentuale di immigrati, segno che a nessuno viene in mente di andare in Finlandia. Tantomeno viene voglia di leggere gli scrittori finlandesi, non se li è mai filati nessuno, basti pensare che hanno avuto un premio Nobel, Frans Eemil Sillanpää che si sono letti solo i finlandesi e ha scritto libri di una tristezza da suicidio, tipo Santa miseria. Mentre all’Università l’unico finlandese che ti fanno studiare è l’architetto Alvar Aalto, famoso per il sanatorio di Paimo, un edificio che solo a vederlo ti prende la depressione. La Finlandia, non a caso, era ed è il modello ideale dei Grillini, perché riciclano i rifiuti da sempre, perché hanno pensato per primi al reddito di cittadinanza (e per forza, sono quattro gatti).
Al secondo posto dei felici c’è la Norvegia, non ci si sposta di molto. Dove quando ci vai al massimo ti ricordi i fiordi e le storie dei vichinghi delle guide turistiche, e raramente ci torni. Tra l’altro, se sono così felici non si capisce perché la letteratura scandinava esprima una depressione esistenziale come poche, basti pensare ai drammi di Ibsen e Strindberg. Senti gente che torna dalle crociere e dice: «Che bello, siamo stati a vedere i fiordi» e finita lì.
Segue la Danimarca, che ha espresso il più grande filosofo dell’angoscia esistenziale della storia della filosofia: Kierkegaard. Famosa al pubblico di Netflix per la serie The bridge, dove per fortuna è un poliziesco e la vita si movimenta perché uccidono qualcuno, altrimenti non c’è niente da fare, nella serie si annoiano pure i poliziotti che fanno le indagini. Io non so come facciano queste statistiche, che sistema davvero usino per capire quanto sono felici le persone. Forse le persone sono felici quando vivono in posti di merda.