ROMA – «Basta con le chiacchiere, basta con le parole al vento e con le pacche sulle spalle di cui non abbiamo certo più bisogno.
Momenti come questo della Giornata Nazionale degli Infermieri, assumano davvero il senso che meritano, nello spirito di una azione collettiva che, coinvolgendo tutte le parti in causa, ponga da oggi, non da domani, con l’impegno di tutti, le basi per cambiare il nostro presente e il nostro futuro.
Finalmente, ci si renda conto che, un sistema sanitario degno di tal nome necessita, da una parte, di professionalità sempre più specializzate e pronte a tutelare, con competenze e conoscenze all’avanguardia, le nuove sfide che ci attendono, dall’altra è impensabile che venire incontro al sempre crescente fabbisogno della popolazione, in particolare dei malati cronici, dei soggetti fragili, non passi attraverso professionisti valorizzati, economicamente e contrattualmente, per essere messi nella condizione di rendere al meglio».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, intervistato il giorno dell’evento “Giornata Internazionale degli infermieri. Investire nell’assistenza infermieristica e rispettare i diritti per garantire la salute globale”, che si tiene oggi a Roma, presso la Sala Capitolare (Senato della Repubblica).
«Questo nostro infermiere italiano oggi paga senza dubbio lo scotto di lavorare in un paese dove alla politica delle promesse non corrisponde quella dei fatti.
Bisogna che l’infermiere sia trattato finalmente come professionista quale è, e questo significa valorizzarlo con i fatti, con le azioni concrete, quindi vuol dire farlo in modo idoneo, dal punto di vista economico prima di tutto e poi organizzativo-funzionale.
In questi due anni di pandemia è emersa ancora di più il profondo bagaglio di conoscenze e competenze che rappresenta la dote straordinaria degli infermieri italiani, ma di contro sono emerse anche la farraginosità e le lacune di un sistema dove l’infermiere non si sente a proprio agio, arrivando a provocare una pericolosa disaffezione nei confronti di questa professione straordinaria, nobilissima e generando così fenomeni come fughe all’estero delle menti migliori e addirittura dimissioni volontarie.
Occorrono strategie politiche ed organizzative capaci di mettere in risalto le capacità le conoscenze, la professionalità degli infermieri italiani, per metterli nella condizione di porre le basi per le fondamenta della ricostruzione del nostro sistema, perché da loro si può e si deve ripartire.
Senza i nostri infermieri, chiusi nella gabbia di certa politica inconcludente e superficiale, bloccati dietro le sbarre della mediocrità, non ci sarà nessuna rinascita per una sanità dove il fabbisogno della popolazione si fa sempre più complesso e dove urge la competenza e l’esperienza di figure idonee, pronte a tutelare sempre di più la salute dei cittadini.
Lo si capisca una volta per tutte, valorizzare gli infermieri vuol dire consentire alla collettività di contare su una sanità degna di tal nome, pronta ad affrontare le nuove sfide che ci attendono, dentro e fuori degli ospedali, poiché ricordiamolo, le battaglie da vincere non sono solo nei pronto soccorsi e nelle sale operatorie, ma anche nelle scuole, nelle case di riposo, nelle carceri, nelle nuove Case di Comunità, laddove il rapporto tra infermiere e cittadino è anche alla base di quel rapporto di prossimità, che è tra le principali fondamenta di una sanità territoriale che un Paese Civile come il nostro dovrebbe vedere sviluppata ai massimi livelli».