IL RITORNO DELL’AMBIENTALISMO FARLOCCO

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–   di Vincenzo D’Anna*   –   

La Campania è tra le pochissime regioni che ha trascurato di approvare un organico piano per il completo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. L’unico termo valorizzatore in funzione è quello imposto, mano militare, dal governo Berlusconi che dovette ricorrere alle maniere forti per fronteggiare le solite proteste di gente appositamente aizzata dai cosiddetti “ambientalisti”. Questi ultimi, in Campania, sono stati in servizio permanente effettivo fin dagli anni Ottanta del secolo scorso, spesso alla strenua ricerca di complicazioni e danni per la salute degli abitanti delle zone in cui gli impianti dovevano essere ubicati. Costoro erano seguaci di Antoine Laurent de Lavoisier, lo scienziato e chimico francese che, nel secolo dei lumi, confezionò la celebre frase sulla conservazione della materia: “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma”. Un enunciato che, tradotto nel caso di specie, sta a significare che tutti i rifiuti solidi urbani devono essere interamente trasformati in materiale bio degradabile e dunque (ri)utilizzabile. Una posizione demagogica, peraltro superata dalle nuove conoscenze in materia e dai progressi della tecnologia nel settore. In sintesi: si tratta di spaventare le popolazioni per opporsi a tutti quei progetti di termo valorizzazione e di trattamento industriale dei rifiuti. Un continuo pretesto per opporre un fermo diniego all’installazione di impianti come quello di Acerra. Quest’ultimo è alimentato dai rifiuti non pericolosi (C.E.R. 19.12.12), derivanti dalla tritovagliatura dei rifiuti urbani effettuata negli impianti Stir (Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti) della regione Campania. In disparte il fatto che per anni a casa nostra gli Stir siano stati un classico ammortizzatore sociale per collocare presso i medesimi, la più svariata gamma di senza-lavoro, cassintegrati, disoccupati organizzati e detenuti da reinserire socialmente. Clientele elettorali camuffate da opportunità lavorative orientate sopratutto verso la sinistra antagonista. Migliaia quelli assunti o trasferiti da aziende partecipate della Regione, onuste di debiti: una massa di “lavoro” che, per dirla eufemisticamente, non ha prodotto molto altro che un reddito per questa categoria di persone. La prova provata di tali scarsi esiti consiste nella palmare evidenza che sulle piattaforme di conservazione giacciono oltre cinquanta milioni di eco balle il cui contenuto altro non è che spazzatura tal quale. Tali ecoballe, con il trascorrere del tempo, stanno inquinando di mefitici e tossici liquami le falde acquifere circostanti. Tra trasferimenti di monnezza oltre mare, perizie varie e mantenimento dello status, la Regione ha sborsato decine di milioni di euro e per lungo tempo, prima dell’impianto oppure oltre la portata del termo valorizzatore, ha smaltito tonnellate di ecoballe in impianti esteri assumendosi i costi, milionari, di trasporto di quel materiale un po’ in tutti paesi europei oltre che in altre regioni italiane. Impianti che peraltro erano allocati anche nel centro delle città più popolose. Che dire? oltre a farsi pagare il trasporto e lo smaltimento, queste strutture extracampane hanno ricavato, dalla termo distruzione dei rifiuti…energia elettrica e acqua calda!! Un doppio onere di spesa per la nostra sventurata comunità. Polveri sottili, diossine e inquinamento da combustione sono stati i cavalli di battaglia degli ambientalisti per terrorizzare l’opinione pubblica creando intorno agli impianti un perfido velo di rancore sociale. E tuttavia i termo valorizzatori sono sotto controllo periodico e seppure non siano esattamente perfetti, sono pur sempre da preferire alle diverse altre fonti di inquinamento antropico per non parlare della barbarie chiamata “terra dei fuochi” con i roghi in piena libertà dei cumuli di spazzatura, oppure il deposito sparso in ambiente dai rifiuti. La Biologia ha messo anche in luce i meccanismi epigenetici che, tramite le nano particelle e le pm10 diffuse nell’aria, danneggiano la fertilità e la normale espressione genica. C’è però da sottolineare che le fonti inquinanti incontrollate (industrie e incidenza antropica) sono peggiori degli impianti, dei quali conosciamo limiti e problemi, peraltro tenuti assiduamente sotto costante monitoraggio. Dopo anni di torpore e di caduta nell’oblio delle manifestazioni popolari, specie dopo l’insediamento della sinistra al timone di palazzo Santa Lucia, il M5S rinfocola proteste e polemiche. Un gruppo di orecchianti, accompagnati da scienziati iper ambientalisti, riemerge dal tempo passato per riutilizzare vecchie logiche ed accattivarsi le simpatie dei più tremebondi. Si riesuma un movimento politico “neo Verde”, che serve a colmare il vuoto e le delusioni che i grillini hanno lasciato per strada in questi anni di occupazione delle poltrone di governo. Oggi il M5S protesta per Roma domani sarà altrove, per attizzare fuochi e paure in cambio di una manciata di voti.

*già parlamentare