– di Peppe Rock Suppa –
Un piccolo episodio del nostro povero Paese che ne fa vedere anche un altro, più grande. Potrebbe essere una puntata di una serie distopica grottesca, titolo: il Regionale 3075. Ma soprattutto una metafora, che vi spiegherò tra due minuti. Arrivano questi turisti che prendono d’assalto un treno come fosse una diligenza nel far west e si piazzano nel vagone riservato a ventisette ragazzi disabili, affetti da sindrome di down, con tanto di cartelli su ogni posto.
Il treno, paradossalmente, arrivava già disabile di suo, pur senza persone disabili all’interno, perché era stato vandalizzato durante il tragitto non da turisti ma da teppisti (ammesso non fossero turisti teppisti, una cosa non esclude l’altra) che hanno reso inaccessibile il vagone, prendendo un estintore e ricoprendo di polvere antincendio l’intera carrozza, e già che c’erano dando fuoco ai dispenser di amuchina (forse saranno stati no vax, chi mai si metterebbe a dar fuoco ai dispenser di amuchina?). Dove siano finiti i vandali non si sa, è un mistero, li hanno presi, non li hanno presi, boh.
In tutto questo, a Genova, dove salgono i disabili, i simpatici turisti si rifiutano di lasciare i posti, cosa succede? Arriva la polizia ferroviaria, arrivano i controllori, 40 minuti di discussioni inutili, i turisti non vogliono lasciare i posti che non gli spettano, e chi è costretto ad andarsene prendendo un pullman messo a disposizione da Trenitalia? I poveri disabili.
Che in realtà non sono i veri disabili della situazione. Sono disabili, nel cervellino, coloro che sono rimasti seduti su posti prenotati dai disabili. Dei veri cretini, non so se italiani o stranieri, ma cambia poco, la scemenza non ha nazionalità. Sono disabili quelli della polizia ferroviaria, che non ho capito perché si chiami polizia ferroviaria se non riesce a far rispettare il diritto all’interno di una stazione ferroviaria. Sono andati lì, hanno parlato con i cretini, e se ne sono andati. Identica cosa successa molte volte con i no vax che hanno fatto battere in ritirata carabinieri, polizia e vigili. Sulle abilità di Trenitalia sorvolo, chi viaggia sui treni italiani ci è abituato. Purtroppo.
Qual è la metafora? Semplice. Che in questi giorni a dir poco drammatici di guerra non si fa che parlare se sia giusto mandare armi o meno al popolo ucraino, soprattutto non le armi, perché non le vogliono i pacifisti. Ci vuole il dialogo, dicono. Intanto con il dialogo, non siamo capaci nemmeno di fermare quattro vandali cretini, né di far scendere un branco di incivili che invade la carrozza di un treno.