CASERTA – La CGIL è in prima linea, insieme a tutte le altre sigle sindacali, nel sostenere e mandare avanti la prima protesta ufficiale dei lavoratori dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, iniziata il 21 febbraio con una serie di proteste sfociate nella manifestazione del 4 marzo a cui ha aderito compatto tutto il Paese e che culmineranno nello sciopero nazionale indetto per il 18 marzo.
La coordinatrice provinciale della CGIL FP di Caserta Carmela Ciamillo, e gli esponenti sindacali presenti nell’Ispettorato Territoriale di Caserta, Barra e Ciccomascolo, evidenziano lo stato di assoluta precarietà di chi lavora per tutelare il “diritto del lavoro” di tutti.
Con un organico ridotto all’osso (circa 70 unità tra amministrativi e ispettori a fronte di un organico atteso di circa 150 unità), l’Ispettorato di Caserta opera nella “Terra dei Fuochi” , dove negli ultimi decenni si è sempre più rafforzata la strategia delle “pistole silenti”, dove l’ingerenza della malavita organizzata nel tessuto economico-produttivo della provincia è divenuto sempre più pregnante, in settori che spaziano dall’edilizia all’agroalimentare.
Ed è in questa realtà che gli ispettori del lavoro armati solo di penna operano quotidianamente.
Ci si chiede a questo punto: è giusto svilire chi si spende per impedire il definitivo crollo sociale del Paese riconoscendo ed accertando “diritti” dove regna il sopruso? È giusto scoraggiare chi sfida la sorte ogni giorno in territori a forte presenza criminale per portare tutele dove domina l’anarchia lavorativa totale? E’ giusto non riconoscere alcun merito a chi in piena pandemia ha operato costantemente per garantire il pieno rispetto di tutte le molteplici norme anti-covid?
Siamo al paradosso! Gli ispettorati del lavoro chiamati a vigilare affinché le aziende non violino contratti e leggi e non paghino differentemente lavoratori con identici profili, si trovano a subire questo abuso proprio dal Datore di Lavoro Pubblico, patendo una diversificazione improponibile soprattutto nei confronti dei “fratelli” del Ministero del Lavoro con cui condividono lo stesso CCNL, quello del comparto ministeri, e dal quale pur dipendendo ancora normativamente ed economicamente, sono stati esclusi dalla perequazione dell’indennità di amministrazione vedendo le proprie retribuzioni ancorate a parametri inflazionistici vecchi di oltre venti anni. Caserta dice no alla logica del costo zero e incrocia le braccia.