ROMA – Può un infermiere nel 2022, in Italia, morire di turni massacranti? Si può addirittura arrivare a perdere la vita per le conseguenze psicofisiche di una professione la cui valorizzazione è ridotta ai minimi termini? Non ci sono bandiere, non ci sono sigle, quando un nostro collega, in questo caso una donna prima ancora che una professionista sanitaria, perde tragicamente la vita.
Il drammatico decesso di Sara, la collega pugliese che, sembrerebbe dopo due turni di notte consecutivi, ha perso la vita in un tragico incidente alla guida della sua auto, dopo ore e ore di lavoro, dopo ore e ore di stress fisico per garantire l’assistenza ai pazienti, ci pone davanti, doverosamente, a un momento di riflessione.
Qui non conta l’appartenenza ad una o all’altra sigla sindacale, qui passano in secondo piano i fiumi di parole spesi durante le riunioni per la firma del nuovo contratto. Una donna, una infermiera come noi: una tragica morte che, non è retorica, forse poteva essere evitata.
L’impatto, terribile, avvenuto tra San Vito dei Normanni e San Michele Salentino, non le ha dato scampo. È stato suo padre che, non vedendola rientrare dal lavoro, è uscito per cercarla percorrendo la provinciale in senso opposto e… ha trovato la sua auto lì, distrutta, in aperta campagna, “abbracciata” a quel dannato palo metallico.
Per questa ragione sentiamo la necessità di chiedere a tutta la collettività degli infermieri italiani un momento di doverosa riflessione. Chiediamo un minuto di silenzio per ricordare Sara.
A tutti gli infermieri, da Nord a Sud, negli ospedali e nelle strutture private, senza interrompere il servizio, e quindi nel momento che riterranno più idoneo, chiediamo di dedicare un minuto di raccoglimento alla memoria di Sara.
Morire di turni massacranti? Vorremmo che non accadesse mai più», conclude commosso De Palma.