OMICIDIO DI ETTORE ATTANASIO: ANALISI DI ALCUNE DICHIARAZIONI RILASCIATE DA LUCIA BARTOLOMEO

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malke OMICIDIO DI ETTORE ATTANASIO: ANALISI DI ALCUNE DICHIARAZIONI RILASCIATE DA LUCIA BARTOLOMEOdi Ursula Franco*

Lucia Bartolomeo OMICIDIO DI ETTORE ATTANASIO: ANALISI DI ALCUNE DICHIARAZIONI RILASCIATE DA LUCIA BARTOLOMEOLucia Bartolomeo è un’infermiera di Taurisano che sconta l’ergastolo per l’omicidio del marito, un omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Secondo l’accusa e i giudici, nella notte tra il 29 ed il 30 maggio 2006, la Bartolomeo somministrò ad Ettore Attanasio, un fabbro di 36 anni, una dose letale di eroina.

In Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia innocente de facto e che parli per essere compreso. Da Lucia Bartolomeo ci aspettiamo che: 

– Nel corso degli anni abbia negato in modo credibile di aver ucciso suo marito Ettore e lo abbia fatto spontaneamente (ovvero senza ripetere a pappagallo le parole del suo interlocutore). 

Una negazione credibile è composta da tre componenti:

– il pronome personale “io”;

– l’avverbio di negazione “non” e il verbo al passato “ho”, “non ho”;

– l’accusa “ucciso x”.

Se una negazione ha più o meno di tre componenti, non è una negazione credibile.

– Possegga il cosiddetto “muro della verità”, che è una potente ed impenetrabile barriera psicologica che permette a coloro che dicono il vero di rispondere con poche parole alle domande relative al caso giudiziario in cui sono coinvolti, in quanto non hanno la necessità di convincere nessuno di niente.

– Nel suo linguaggio non siano presenti indicatori caratteristici delle dichiarazioni dei colpevoli de facto. 

Lucia Bartolomeo è stata intervistata da Franca Leosini per “Storie Maledette”. Durante l’intervista, andata in onda nella puntata dal titolo “Un cuore tatuato con scritto Lucia” del 5 marzo 2011, a distanza di circa 5 anni dai fatti, la Bartolomeo non ha negato in modo credibile di aver ucciso il proprio marito, ha invece detto:

“Sì, sì, io sono abbastanza… consapevole… del… del  mio atteggiamento errato ma non… non posso accettare, insomma, di essere accusata di un… di un qualcosa che io non ho commesso, non esiste un movente, non esiste niente, non c’era un motivo”. 

Non solo la Bartolomeo non ha negato in modo credibile di aver ucciso suo marito Ettore ma ha minimizzato quando ha detto “accusato di un… di un qualcosa” invece che di “omicidio” e poi ha mostrato di avere bisogno di convincere quando ha detto “non esiste un movente, non esiste niente, non c’era un motivo”.

Franca Leosini: In questa tragedia, c’è qualcosa di cui lei si fa carico? Qualcosa per cui prova comunque un senso di colpa?

Lucia Bartolomeo: “Sì, sicuramente, eee… di essere stata molto leggera, di aver cercato… svago e leggerezza in un momento… veramente di profondo bisogno di Ettore, di averlo abbandonato nella sua solitudine, di questo sì, sono molto… affranta e non me lo potrò mai perdonare questo comportamento… che purtroppo ho avuto nei suoi confronti… questo sì… però non posso prendermi la colpa… della sua morte… assolutamente non posso prendermi… la colpa della sua morte perché io non ne sono re… veramente responsabile… non posso”.

Non solo “io non ne sono re… veramente responsabile” non solo non è una negazione credibile ma ci induce a porci delle domande: Perché queste parole suonano come un’ammissione? Con l’avverbio “veramente” che cosa voleva dire? Forse che è l’eroina ad essere l’ultima “veramente responsabile”?

Nel maggio 2010, alla lettura della sentenza di condanna all’ergastolo emessa dalla corte d’Assise d’Appello, la Bartolomeo, invece di negare di aver ucciso il marito Ettore, ha detto: “Corrotti, vigliacchi, tutti… tutti. Senza prove condannate le persone, senza prove, senza prove. No, no, è così e basta, senza un grammo di prova condannano le persone. Qui c’è la giustizia di Lecce, il processo si doveva spostare da Lecce, si doveva spostare il processo da Lecce, perché sono tutti corrotti. No, è questa la verità, il processo non si doveva fare a Lecce, perché s… hanno pagato, hanno pagato e basta”.

La Bartolomeo non si è espressa in prima persona quando ha detto “condannate le persone” e “condannano le persone” peraltro non ha detto che i giudici di Lecce condannino persone innocenti.  

Si noti l’espressione inusuale “un grammo di prova”. Si tratta forse di Leakeage (rilascio involontario di informazioni che stazionano nella mente di chi parla)? A cosa stava pensando la Bartolomeo posto che è proprio l’eroina che si compra a “grammi”? Somministrò forse proprio “un grammo “di eroina al povero Ettore Attanasio? 

Durante l’intervista rilasciata al giornalista Antonio Procacci per “Indago” di Giovanna Bruno, Lucia Bartolomeo ha detto:

“No, non mi sono arresa e non mi arrendo comunque nonostante gli anni stiano passando, nonostante comunque la condanna eee stia andando avanti, io… andrò avanti anche con la revisione del processo non… non… fino all’ultimo io non mi arrendo perché una persona che non ha fatto niente non ha nulla da temere e deve combattere, una persona che si arrende significa che è colpevole si arrende al suo destino e basta una persona che non è colpevole deve combattere deve essere sempre combattiva, fino alla fine, e io lo devo fare specialmente per mia figlia, in primis per lei, poi per me, poi per la mia famiglia che comunque in questi anni, cioè sono stati… hanno sofferto insieme a me e hanno percorso questo lungo calvario, insomma, che ci sta portando avanti nel corso degli anni”.

Si noti che la Bartolomeo non è stata capace di prendere possesso delle proprie parole, non ha infatti parlato per se stessa ma di “una persona che non ha fatto niente” e di “una persona che non è colpevole”. Quando ha detto “una persona che non ha fatto niente” ha peraltro minimizzato.

Antonio Procacci: Lei è sempre stata determinata su questo punto, si è sempre professata innocente, però ci sono 5 sentenze che alla fine hanno portato alla sua condanna al carcere a vita, perché secondo lei si arriva a questa conclusione?

Lucia Bartolomeo: Perché… si arriva a questa conclusione perché si parte già dall’iniziooo… con la convinzione, secondo me, da parte dei magistrati cheee… insomma la persona è colpevole e comunqueeee le… da… nelle 5 sentenze viene… ce n’è una che è molto importante, che è la terza, eeee… la sentenza di Cassazione del 2011 che ha annullato completamente la condanna di primo e secondo grado, quindi ha demolito completamente le teorie del tribunale insomma della Corte di Assise di Lecce eee e della Corte di Assise di Appello di Lecce,  insomma quindi nelle 5 ce n’è una che è molto importante secondo me che forse poi dopo non è stata valutata come dov…. come doveva essere valutata dal tribunale di Taranto.

Dopo un debole tentativo di convincere il suo interlocutore del pregiudizio dei magistrati nei confronti della fantomatica “persona”, la Bartolomeo è andata fuori tema.

Si noti che quando la Bartolomeo ha detto “si arriva a questa conclusione perché si parte già dall’iniziooo… con la convinzione, secondo me, da parte dei magistrati cheee… insomma la persona è colpevole” non solo, ancora una volta, non ha preso possesso delle proprie parole, non ha infatti parlato per se stessa ma per la solita fantomatica “persona”, ma ha anche indebolito la sua dichiarazione con le parole “secondo me”.

Antonio Procacci: Perché non può essere stata lei ad iniettargliela?

La domanda tradisce il convincimento del giornalista che imbocca l’intervistata e ne contamina la risposta. Resta comunque una domanda che permetterebbe alla Bartolomeo di negare in modo credibile.

Lucia Bartolomeo: Perché non avevo nessun motivo per iniettargliela, non c’era proprio nessun motivo che mi potesse portare a fare una cosa del genere. E’ vero che avevo un’altra persona al mio fianco però questo non significa che avere un’altra persona cioè non c’era proprio il motivo non… non… non avevo proprio la motivazione.

La Bartolomeo avrebbe potuto cogliere l’occasione per negare di aver iniettato l’eroina al marito ed invece si è persa in una tirata oratoria di intento manipolatorio durante la quale ha minimizzato “una cosa del genere” e ha mostrato di avere bisogno di convincere asserendo ripetutamente di non aver avuto un “motivo per iniettargliela”. Perché ha parlato di “motivo” invece di negare di aver somministrato l’eroina al marito? Perché è forte dei successi ottenuti attraverso la manipolazione.

Antonio Procacci: Siamo all’inizio del nuovo anno, che cosa si aspetta per questo 2016?

Lucia Bartolomeo: Che cosa mi aspetto? Mi aspetto che qualcosa si possa sbloccare in qualche modo, sia livello, magari, no? che mi sia concesso qualche permesso, insomma, no? perché ho anche raggiunto anche i termini per ah per poter accedere ai permessi premio, sempre fermo restando che è il giudice di sorveglianza che deve decidere, quindi non è che è in automatico, no? la cosa. Si devono valutare poi tante cose, insomma, e poi che comunque la revisione mi possa dare un esito positivo, insomma, io ci spero tantissimo.

Si noti “la revisione mi possa dare esito positivo” non “mi aspetto che trionfi la verità”. 

La Corte di appello di Potenza ha dichiarato inammissibile la richiesta di revisione della sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto in data 11 ottobre 2012 e divenuta irrevocabile il 5 febbraio 2014. La decisione della Corte di appello di Potenza è stata confermata dalla Suprema Corte di Cassazione in data 21 aprile 2021.

CONCLUSIONI

La Bartolomeo non ha negato in modo credibile di aver ucciso suo marito Ettore, neanche a distanza di 10 anni, e ha mostrato di non possedere la protezione del cosiddetto “muro della verità”. Ha fatto ricorso alla manipolazione per indurre i suoi interlocutore ad inferire ciò che non è in grado di negare. 

La Statement Analysis dà ragione agli inquirenti e ai giudici.

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ursula franco 2 OMICIDIO DI ETTORE ATTANASIO: ANALISI DI ALCUNE DICHIARAZIONI RILASCIATE DA LUCIA BARTOLOMEO* Medico Chirurgo, Criminologo, Statement Analyst. E’ allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. Fa parte del Forensic Team della COLD CASE FOUNDATION, una Fondazione Americana che si occupa di casi irrisolti, Executive Director: FBI Profiler Gregory M. Cooper.