– di Ursula Franco* –
Giampiero Riccioli, 51 anni, è a processo per duplice omicidio aggravato. Secondo la Procura generale di Catania, che pochi giorni fa ha chiesto per lui la condanna all’ergastolo, il 12 maggio 2014, il Riccioli ha ucciso sia Alessandro Sabatino, 41 anni, che Luigi Cerreto, 23 anni, con un colpo d’arma da fuoco in testa dopo avergli legato i polsi ed averli fatti inginocchiare. Sabatino e Cerreto scomparsi nel maggio 2014, lavoravano come badanti e accudivano proprio il padre del Riccioli. Nel febbraio 2021, quasi 7 anni dopo la loro scomparsa, i resti dei due ragazzi sono stati rinvenuti in contrada Tivoli, a pochi chilometri da Siracusa, nel giardino della casa in cui viveva il padre del Riccioli, sotto un forno in muratura.
Nel febbraio 2015, Giampiero Riccioli ha rilasciato un’intervista alla giornalista Claudia Aldi della trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Giornalista: Alessandro e Luigi hanno lavorato qua da lei?
Giampiero Riccioli: Sì, per un paio di mesi.
Il Riccioli ha risposto positivamente ed ha poi aggiunto un’informazione non richiesta, ha riferito alla giornalista quanto tempo i due ragazzi scomparsi abbiano lavorato per lui. Il fatto che abbia anticipato una risposta ad una possibile domanda ci rivela che il Riccioli è in stato d’allerta.
Giornalista: Come è stata la permanenza di Alessandro e Luigi qua in casa? Ci racconta un po’ cosa facevano? Come vi siete trovati?
Le domande multiple purtroppo permettono ad un intervistato di scegliere a quale domanda rispondere.
Giampiero Riccioli: Mm… guardi, noi ci siamo trovati benissimo con queste persone eee… soprattutto il primo mese, l’ultimo mese diciamo è stato un pooo’… eh… burrascoso, l’ambiente era abbastanza… diciamo… disturbato, sentivo spesso che parlavano con un prete, non so, della loro zona, di quello che abbia capito io, che spesso ha aiutato Alessandro.
Ancora una volta il Riccioli ha anticipato la giornalista per condurla dove vuole lui. Ha ntrodotto la figura di un prete per lasciar intendere che il religioso possa essere coinvolto nella scomparsa del Sabatino e del suo compagno.
Giornalista: Senta il giorno che se ne sono andati via, se ne sono andati via la mattina presto? C’era qualcuno in casa? Erano soli? Qualcuno li ha accompagnati alla stazione? All’aeroporto? Sa come se ne sono andati?
Le domande multiple sono da evitare perché permettono ad un intervistato di scegliere a quale rispondere.
Giampiero Riccioli: Allora, di quello che so io, sono dov… andare nel treno… eh… con il treno, primo momento eee… due o tre giorni prim, eravamo rimasti che lo accompagnavo io, poi io gli ho fatto sapere che non li potevo accompagnare, pur essendo che io ho un’attività e quindi loro hanno chiamato un tassì, di quello che so io, e se ne sono andati eeee, quindi dovevano partire con il treno, non con il pullman, di questo sono sicuro.
E’ stata la giornalista a dire che i due ragazzi se ne andarono non il Riccioli.
Il Riccioli ha invece mostrato di essere in difficoltà, ha preso tempo con un “allora”, si è autocensurato, si è corretto e si è dilungato in una tirata oratoria durante la quale ha tentato di costruire una risposta in work in progress.
Il Riccioli ha usato prima il passato prossimo “hanno chiamato un tassì”, “se ne sono andati” e poi, invece di dire, come ci saremmo aspettati, “sono partiti con il treno”, ha usato l’imperfetto “dovevano partire con il treno”, lasciando spazio alla possibilità che possano non essere partiti con il treno.
Giornalista: Quando se ne sono andati la casa era vuota? C’era qualcuno delle persone che adesso sono qui che ci abitano oppure eravate tutti fuori? Sono andati via di mattina presto o di pomeriggio?
Ancora domande multiple, peraltro ricche di spunti.
Giampiero Riccioli: Di quello che s… sì quello che so io, il treno partiva alle 12.00, 12 e mezzo ehm… mmm… no, non c’era nessuno qui a casa eee… di quello che abbia capito io, anche sono partiti sul tardi, 10 e mezza 11.00.
Il Riccioli non può sapere a che ora Alessandro e Luigi abbiano lasciato l’abitazione posto che in casa non c’era nessuno. L’uomo risponde alle domande della giornalista ma aggiunge “quello che so io” e “di quello che abbia capito io” per poter giustificare eventuali imprecisioni.
Giampiero Riccioli: In più di un’occasione li ho trovati anche umbriachi, quindi è stata rimproverata anche questa situazione, quindi bevevano, diciamo, spesso il vino.
Il fatto che il Riccioli abbia criticato i due scomparsi è sospetto. Secondo il Dr. Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis: “if someone has criminal guilt, the brain has an incredible way of surviving: minimizes, justifies, rationalizes anything to not be face to face with their guilt” (Il cervello di un colpevole ha un modo incredibile di sopravvivere: minimizza, giustifica, razionalizza qualsiasi cosa per non trovarsi faccia a faccia con la propria colpa).”
Giampiero Riccioli ha affermato di averli “trovati anche umbriachi” e di avergli “rimproverata anche questa situazione”, la presenza dei due “anche” ci dice che motivo di rimprovero non fu solo “questa situazione”.
Giampiero Riccioli: Sentivo spesso che parlavano con un prete.
Il Riccioli ha parlato nuovamente del prete al fine mettere in relazione il religioso con la scomparsa dei due giovani.
Giornalista: Sentiva che parlavano di un prete fra loro o li sentiva parlare al telefono con questo sacerdote?
Giampiero Riccioli: Allora, di quello che abbia capito io, spesso parlavano insieme di questo sacerdote o non mi ricordo se è stato uno o più volte li ho sentiti anche che parlassero con questo prete.
Giampiero Riccioli: L’ha contattati mia figlia, cioè hanno parlato come primo contatto con mia figlia.
Giampiero Riccioli: Mia figlia mi contattò e mi disse: “Papà ho trovato questi due, sai di come stanno anzi ho parlato solamente con Alessandro” e mi spiegava che aveva un compagno, che hanno dei problemi perché lui lavorava in Svizzera, se non sbaglio, dice: “Hanno avuto dei problemi là, non accettavano il compagno, che fa ci sono problemi?”. Gli ho detto: “Fino a quando si comportano educatamente non c’è niente di male, lì dentro c’è una stanzetta, dormono lì dentro nella stanzetta perché qua ci sono minori”, ovviamente dovevo vedere come andavano la cosa, “Vediamo, proviamo”, gli ho detto il fatto di provare. Sono venute queste persone, devo dire che i primi 15-20 giorni, anche un mesetto, si erano comportati abbastanza bene… eh… puliti, ordinati, educati e cose varie. Sicchè il primo mese ci siamo trovati bene, poi abbiamo notate delle cose che non andavano, nel senso, e la tovaglia sporca, loro bevevano un pochettino, qualcuno nelle vicinanze, nelle villette in fondo, poi quando mi vedeva giustamente mi diceva: “Piero, sai, abbiamo saputo che gridavano, erano umbriachi di qua, di là”. Quindi io effettivamente gli ho detto: “Alessandro che sta succedendo?”, “Niente abbiamo problemi in famiglia con…” mi diceva mmm… mi ha raccontato una storia, nel senso che nella morte del papà di Alessandro non accettavano diciamo la loro omosessualità e avevano problemi con un fratello, di quello che abbia capito io, di quel poco che… eeee… loro in sintesi, i genitori dell’altro ragazzo, di Luigi, non accettavano nemmeno la situazione, quindi, a volte, effettivamente, poi io facendo delle puntate durante il giorno che cercavo di capire se era vera questa storia che bevevano un bicchiere di vino in più e non assistevano al mio papà pur essendo, le spiego, la situazione eee… me lo sono portato io il mio papà perché c’era una cosa legale fra me e i miei fratelli.
Il Riccioli ha preso le distanze dai due ragazzi scomparsi quando li ha definiti “questi due” e “queste persone”.
Si noti che il Riccioli non ah detto che i vicini gli avevano detto di aver sentito gridare ma che avevano saputo che i ragazzi gridavano e poi ha aggiunto un vago “di qua, di là” nel tentativo di attribuirgli altri comportamenti disdicevoli.
Si noti che il Riccioli ha riferito di aver fatto delle “puntate” per controllarli ma non che li avesse trovati ubriachi.
Giampiero Riccioli: Le spiego la situazione fra me e i miei fratelli e giustamente cercavo di capire la situazione, se era vero, perché un domani poteva venire qualsiasi persona a controllare e, se giustamente non facevano il loro servizio, io andavo incontro a determinate cose. Un giorno, una sera quando noi siamo venuti eee… avevano un atteggiamento un po’ particolare, i bambini hanno visto delle cose, io ho detto: “Guardi, vi do io una settimana, dieci giorni di tempo, fatevi le vostre cose e ve ne andate perché non va bene”.
Il Riccioli sembra riferirsi ad eventuali effusioni tra i due che i bambini non avrebbero dovuto vedere e vuol lasciar intendere che siano stati proprio questi atteggiamenti ad indurlo a licenziare i due ragazzi. In precedenza ha fatto riferimento alla possibilità che qualcuno potesse introdursi in casa sua per controllare le condizioni in cui versava il padre e nelle risposte precedenti al fatto che i ragazzi bevessero.
Giampiero Riccioli: Problemi sicuramente familiari, di quello che abbia capito io, perché a volte sentivo delle telefonate che litigavano spesso, di quello che abbia capito io che non ho giustamente della certezza, con il fratello perché non accettavano l’omosessualità fra di loro.
Giornalista: Cioè il fratel… co… Alessandro con uno dei suoi fratelli avrebbe litigato?
Giampiero Riccioli: Sì, di quello che abbia capito io, forse ne aveva uno fratello e una sorella.
Giampiero Riccioli: Era sceso dalla Svizzera che lavorava in iSvizzera e cercava qualcosa per avvicinarsi qui, mm… ha trovato noi ma poi avendo tutte queste discussioni, diciamo, la tranquillità, dato che vivevamo tutti insieme, non era tranquilla, soprattutto per i miei figli, perché giustamente si comportavano gridando eee facevano delle cose un po’ particolari.
Il Riccioli riferisce delle discussioni tra Alessandro ed i suoi familiari lasciando intendere di averli allontanati proprio a causa di queste discussioni e per le “cose un po’ particolari” che i due ragazzi facevano.
Giornalista: Senta noi abbiamo sentito un po’ qua i vicini della via, anche la signora che ha il bar messinese, là lungo la via, che ce li descrivono come due ragazzi molto miti, socievoli, educati, anche a lei all’inizio avevano fatto questa impressione?
Giampiero Riccioli: Sì, sì, no, no, abbastanza educati anche perché con i miei figli si comportavano abbastanza bene, solo che a volte quando litigavano eee… fra di loro non riuscivano a capire, possibilmente a dire la parolaccia, non la dovevano dire davanti ai bambini o quell’atteggiamento un poo’… un po’ oltre, allora a volte si rimproverava per questo motivo ma per il resto non mi pos… non mi sono potuto mai lamentare.
Giornalista: Quand’è l’ultima volta che li ha visti? Come vi siete lasciati? Cosa vi siete detti?
Ancora domande in serie.
Giampiero Riccioli: Niente, è l’ultima volta cheeee… ci siamo visti è stato un paio di giorni prima mmm che io ho messo il mio papà eee… alla casa di cura e non mi ricordo il mese, il giorno, devo essere sincero, è stato all’incirca un sette otto mesi fa eeee ci siamo lasciati ee… che gli ho dato la mensilità, mi hanno firmato la modesta ricevuta regolarmente eee… di cui io gliel’ho dato all’amministratore di mio papà eeee… se ne dovevano andare, dovevano lasciarmi la chiave nella cassetta di sicurezza mmm… diciamo che un lato mi è molto dispiaciuto che se ne sono andati perché un lato, di quello che avevo capito io, non avevano tanti soldi, non avevano tante persone che lo aiutassero per questa situazione dell’omosessualità però di quello che abbia capito io e c’era anche mm… sentivo spesso che parlavano con un prete, non so della loro zona, di quello che abbia capito io, che spesso ha aiutato Alessandro o gli dava dei soldi, non so come situazione, pensavo che se ne doveva andare fuori, non so dove ma avevano o gli avevano trovato qualche posto di lavoro mmm… non so la verità.
Il Riccioli ha mostrato di avere difficoltà nel rispondere e, ancora una volta, attraverso una lunga tirata oratoria, ha tentato di convincere la sua interlocutrice che i due ragazzi possano essere stati aiutati da un prete.
Giampiero Riccioli: Ero arrabbiato verso i confronti di mio fratello perché in mia insaputa ee… diciamo, entrava a casa mia.
Giornalista: Con… non chiamiamola complicità, con il loro aiuto.
Giampiero Riccioli: Sì, sì, con il loro aiuto.
Il Riccioli ha vissuto l’appoggio dato da Alessandro a suo fratello come un tradimento. Alessandro Sabatino, tre giorni prima di scomparire, il 9 maggio 2014, dichiarò all’ amministratore di sostegno, l’avvocatessa Carmela Aliotta, in presenza del fratello dell’indagato: “Il signor Sabatino rappresenta che la dispensa è quasi vuota che in casa manca il frigorifero e che all’amministrato non viene cambiato il catetere da tempo e che non assume insulina da tempo, cioè a dire da almeno due mesi. L’anziano ha ricevuto tante modificazioni da parte del figlio. La pasqua è stata trascorsa in miseria e solitudine. (…) mi vengono fornite con (…) e non sono sufficienti per le necessità dell’anziano, di me e della famiglia di Giampiero stesso che fruisce di questa casa. Di sera tardi, spesso Giampiero strilla al padre onde sollecitarlo a non gridare perché i bambini devono dormire e vengono disturbati dai lamenti del nonno al che io sono solito stare accanto al signor Vincenzo per confortarlo e calmarlo. Io sono la sua ombra lo aiuto a mangiare e gli sto vicino”. Dichiarazioni che avrebbero potuto indurre chi di dovere a spostare il signor Vincenzo in un luogo più idoneo privando così Giampiero Riccioli della sua pensione.
Giampiero Riccioli: Io ho una società che faccio anche sicurezza anti taccheggio e cose varie e facciamo anche noi indagini con le questure e i carabinieri quindi, giustamente, io la mia faccia non la metto mai.
Il Riccioli si è allineato con le forze dell’ordine, evidentemente ha bisogno di riabilitarsi agli occhi del suo prossimo per un qualche motivo.
CONCLUSIONI
Deception Indicated
Il Riccioli non ha negato di essere coinvolto nella scomparsa dei due ragazzi, li ha criticati (blaming the victim) e ha cercato di spostare i sospetti da sé tirando in ballo un prete.
*******************
* Medico Chirurgo, Criminologo, Statement Analyst. E’ allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. Fa parte del Forensic Team della COLD CASE FOUNDATION, una Fondazione Americana che si occupa di casi irrisolti, Executive Director: FBI Profiler Gregory M. Cooper.