– di Ursula Franco* –
Maurizio Marinangeli, un cuoco di 60 anni, è stato condannato in primo e secondo grado all’ergastolo per omicidio volontario premeditato e rapina aggravata. La Corte di Assise d’Appello di Ancona si è espressa pochi giorni fa, il 25 novembre. Secondo la procura ed i giudici, il 17 luglio del 2018, a Chiaravalle, il Marinangeli ha ucciso a coltellate Emma Grilli, una sua vicina di casa di 85 anni, per derubarla di alcuni oggetti d’oro del valore di circa 400 euro che ha poi venduto ad un Compro Oro di Falconara.
Nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise si legge: «L’imputato negli ultimi 20 anni aveva progressivamente e colpevolmente impresso al proprio percorso di vita una spirale via via sempre più negativa che gli ha fatto inanellare un fallimento dietro l’altro in tutte le sfere esistenziali. Il tutto respingendo una autocritica del proprio vissuto ma affidandosi invece ad un vittimismo auto assolutorio. La condotta e le relazioni interpersonali si manifestavano attraverso il sotterfugio, la menzogna, la simulazione, la dissimulazione (…) Dopo aver giocato un’ora e mezza compulsivamente all’ex Bar Sorriso ha maturato il proposito criminoso, non soltanto la rapina ma anche l’omicidio con finalità predatoria (…) È evidente che Emma Grilli non poteva restare viva perché avrebbe senz’altro raccontato a tutti il furto o la rapina o anche solo la richiesta di oro subiti dal Marinangeli. La spinta che ha indotto l’imputato a delinquere è proprio l’esigenza di nascondere al mondo, familiari, colleghi di lavoro, condomini, la sua grande menzogna e la sua ricaduta nel gioco».
Il giorno della sentenza d’Appello il Marinangeli ha reso dichiarazioni spontanee.
Le dichiarazioni del Marinangeli sono state riportate da diverse testate:
cronacheancona.it: «Mi dispiace per quello che è successo a Emma ma ho le mani pulite. Non c’entro nulla. Nella mia vita ho fatto degli sbagli ma non sono mai stato un criminale o un assassino. Sto vivendo un incubo, ogni giorno è peggio. Non auguro a nessuno di vivere in galera. Ho solo portato a vendere quanto mi aveva dato Toni. Gli ho donato il ricavato e lui mi ha dato 50 euro».
centropagina.it: «Mi hanno descritto come il peggiore assassino ma nella vita non sono stato né un criminale né un assassino. Sono in galera da quattro anni, è un incubo», «Sono nelle vostre mani. Mi dispiace per quello che è successo a Emma ma ho le mani pulite».
anconatoday.it: «Ho fatto degli sbagli e li ho pagati ma non sono un assassino o un criminale, sto vivendo un incubo e ho perso tutto, moglie, figli e amici. Non ho mai avuto problemi con la giustizia, il mio unico coinvolgimento in questa vicenda è dato dal fatto che sono stato io a rivendere l’oro».
Il Resto del Carlino: «Sono innocente», «sono nelle vostre mani, nella mia vita non sono stato mai né un criminale né un assassino».
In Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia “innocente de facto” e che parli per essere compreso. Dall’imputato Marinangeli ci saremmo aspettati che negasse in modo credibile di aver ucciso la Grilli ovvero che dicesse “Io non ho ucciso Emma Grilli”.
“ho le mani pulite”, “Non c’entro nulla” e “Sono innocente” non sono negazioni credibili. Estrapoliamo queste frasi dal contesto, qualcuno di voi riesce a capire di che cosa stia parlando l’imputato? Evidentemente no, ciò significa che non ha negato in modo credibile. Al contrario, una negazione credibile come “io non ho ucciso Emma Grilli” una volta pronunciata e sganciata dal contesto vivrebbe di vita propria.
Non solo “ho le mani pulite” non è una negazione credibile ma è anche una frase al presente che potrebbe essere “leakage” (rilascio involontario di informazioni che stazionano nella mente di chi parla), il Marinangeli sta forse comparando lo stato attuale delle proprie mani con lo stato delle proprie mani al momento dell’omicidio (un omicidio per accoltellamento)?
L’imputato, senza ripercussioni di sorta, avrebbe potuto pronunciare sei parole “Io non ho ucciso Emma Grilli” mentre, invece di negare in modo credibile di aver ucciso la povera Grilli, il Marinangeli si è esibito in una lunga tirata oratoria di intento manipolatorio durante la quale:
Ha minimizzato l’entità dei fatti, ha infatti detto “per quello che è successo” riferendosi all’omicidio. Secondo il Dr. Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis: “if someone has criminal guilt, the brain has an incredible way of surviving: minimizes, justifies, rationalizes anything to not be face to face with their guilt” (Il cervello di un colpevole ha un modo incredibile di sopravvivere: minimizza, giustifica, razionalizza qualsiasi cosa per non trovarsi faccia a faccia con la propria colpa).”
Si è detto dispiaciuto “Mi dispiace”. In Statement Analysis facciamo sempre caso a frasi di questo tipo a prescindere dal contesto in cui vengono pronunciate perché possono rappresentare una forma di “leakage” e perché vengono spesso pronunciate dagli autori dei reati durante interviste ed interrogatori. In questo caso si tratta di “leakage” legato allo stato d’animo di chi parla.
Ha cercato di muovere a compassione la Corte “Sto vivendo un incubo, ogni giorno è peggio. Non auguro a nessuno di vivere in galera”, “sto vivendo un incubo e ho perso tutto, moglie, figli e amici”.
Si è detto “innocente” senza però negare l’azione omicidiaria. Se avesse detto “Io non ho ucciso Emma Grilli, sono innocente” avrebbe negato in modo credibile.
Le frasi “non sono stato né un criminale né un assassino” e “Non ho mai avuto problemi con la giustizia” non sono definitive ma lasciano spazio a “finché non ho ucciso Emma Grilli”.
Marinangeli si è presentato in udienza con la croce ben visibile al collo, viene da il sospetto che lo abbia fatto per tentare di ingraziarsi chi tra i componenti della Corte fosse religioso.
Aggiungo che Maurizio Marinangeli, il 18 luglio 2018, il giorno dopo l’omicidio, parlando con il giornalista Gianluca Fenucci, rivelò di sapere, prima che fossero diffuse le risultanze autoptiche, a che ora era stata uccisa la Grilli.
(…)
Fenucci: Mmm… va bene.
Marinangeli: Ma te… te sai qualcosa?
Dopo aver risposto alle prime domande del Fenucci, quando capisce che lo stesso è intenzionato a chiudere la conversazione, è il Marinangeli a porre una domanda al giornalista.
Fenucci: No, io non so niente sinceramente, non so.
(…)
Marinangeli: (incomprensibile) ci ha fatto… ci ha fatto di’ quello che avevamo fatto tutta la giornataaa… se avevamo visto qualcuno, se non av… se avevamo sentito rumori, cose varie (incomprensibile).
Fenucci: Non s’è sentito niente tanto.
Marinangeli: (incomprensibile) io non ho sentito (incomprensibile) poi so uscito due o tre volte in quel (incomprensibile)
Fenucci: Eh mi sa che ti avevo pure incontrato, mi ricordo che…
Marinangeli: Sì (incomprensibile) già era successo, già la mattina, cioè… più o meno loro dicono che era l’orario quello che è successo, questo non lo so.
Si noti che il Marinangeli informa il giornalista che “già era successo”, poi si rende conto di essersi esposto troppo ed aggiusta il tiro aggiungendo “cioè… più o meno loro dicono che era l’orario quello che è successo, questo non lo so”.
Fenucci: Verso le nove e mezzo, che ora era?
Marinangeli: No, io sono uscito che era le dieci e mezza passate, (incomprensibile) a portare la monnezza ma non ho visto nessuno.
(…)
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* Medico Chirurgo, Criminologo, Statement Analyst. E’ allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. Fa parte del Forensic Team della COLD CASE FOUNDATION, una Fondazione Americana che si occupa di casi irrisolti, Executive Director: FBI Profiler Gregory M. Cooper.