Continua la battaglia per il “mantenimento in vita” della UOC Terapia del Dolore e Cure Palliative del Cardarelli che progressivamente e nell’indifferenza di tutti coloro che avrebbero potuto autorevolmente intervenire, sta precipitando verso la chiusura. In data 9.novembre 2021 alle ore 11 la associazione il No.Do, (No.Dolore), presieduta dal professor Vincenzo Montrone, insieme ad altre associazioni, organizzerà una manifestazione di protesta sotto al palazzo della Regione in via Santa Lucia 81 a Napoli.
L’Associazione No.Do e le associazioni solidali chiedono:
1) Perché la U.O.C di Terapia del dolore e Cure palliative del Cardarelli, malgrado sia notoriamente una Unità operativa storica e riconosciuta a livello Nazionale non è stata inserita nella rete di Terapia del dolore e riconosciuta come HUB? (Malgrado abbia formato numerosi medici che dirigono spoke di primo e secondo livello)
2) Perché la U.O.C di terapia del dolore e cure palliative non è stata riconosciuta come spoke di primo o di secondo livello?
3) Perché non si è tenuto conto del Decreto del Commissario ad Acta n °98 del 20.9.2016 che prevede posti letto in aziende ospedaliere?
4) Perché chiudere e far morire una U.O. storica che ha portato tanto lustro alla nostra regione?
5) Perché gli organi decisori non hanno tenuto conto di un pregevole lavoro fatto dall’ex Primario della U.O. di TDCP (lavoro durato ben 10 anni e fatto in collaborazione con la Direzione Sanitaria dell’Azienda con dati da essa forniti e meritevole di premio scientifico “Premio Luzi”) che ha dimostrato come l’apertura dei 10 posti letto ha determinato un risparmio economico per l’azienda di 4.800.000 euro/anno oltre a ridurre i ricoveri impropri e ridurre le liste di attesa dei vari reparti.?
6) Perché il D.G. del Cardarelli non ha inteso dare risposta alle nostre ripetute richieste anche tramite Pec ? Siamo una associazione regolarmente iscritta nel registro regionale ed accreditata anche presso l’ospedale Cardarelli.
Questi e tanti altri perché aspettano risposte. L’ammalato oncologico terminale non è un paziente di serie B e noi ci batteremo per difendere chi non ha la forza di gridare un suo diritto: il diritto ad una morte degna e senza sofferenza e la libera scelta del luogo di cura.