BENEVENTO – Gli attacchi sferrati, in questi anni, al servizio pubblico di erogazione dell’acqua, anche attraverso i ricorsi giudiziari, sono stati tra le pagine più buie che la Città di Benevento sia stata costretta a vivere. Oggi, finalmente, è proprio la giustizia amministrativa a scrivere la parola fine su una vicenda che ha messo a rischio la stessa salvaguardia di un bene comune.
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha, infatti, dichiarato inammissibile un ricorso del Comitato Sannita Acqua Bene Comune presentato contro il Comune di Benevento e GESESA, condannando il Comitato anche al pagamento delle spese di giudizio sia in favore del Comune che di GESESA.
Il ricorso era stato promosso per l’annullamento delle delibere n.6 e 7 del 22 marzo 2019, con le quali il Consiglio Comunale ha deliberato la proroga dell’affidamento alla Società GESESA e approvato l’aumento di capitale della partecipata.
Il T.A.R. nelle motivazioni ha tra l’altro dichiarato che: in disparte da ogni considerazione sull’evanescenza degli scopi associativi per come sono declinati nello Statuto, l’impugnata delibera non è in grado di aggredire in via concreta ed attuale, nemmeno indirettamente, gli scopi statutari del Comitato.
Devo sottolineare che intanto, mentre concretamente provava a bloccare per vie giudiziarie il servizio pubblico, sempre il comitato invitava i candidati sindaco ad un confronto sullo stesso tema, lamentando infine sulla stampa la mia mancata partecipazione.
Ribadisco la mia indisponibilità a questo tipo di giochetti: ho avuto anche confronti pubblici con questi stessi soggetti, ne ricordo uno all’Università del Sannio, ma di fronte al tentativo di inquinare anche il clima elettorale ritengo giusto non prestare il fianco a basse speculazioni.
In questi anni mistificazioni e notizie false hanno scandito l’attività quotidiana di pseudo associazioni e finti comitati che non hanno avuto timore di attentare alla serenità della cittadinanza con qualunque mezzo e senza riguardo alcuno per la tutela dei beni comuni.
Come sempre più chiaro in questi giorni, dietro sigle e comitati fasulli sono spesso celati interessi personali o individui che approfittando della buona fede, senza alcuna competenza provano a creare una propria riconoscibilità anche a fini elettorali.