– di Germán Gorraiz López* –
Dopo il tentativo di controllare il cloud attraverso programmi segreti come il Programma PRISM, nei prossimi anni assisteremo alla fine della democratizzazione dell’informazione attraverso l’imposizione di leggi che vietano l’uso di determinati termini per continuare con l’implementazione di filtri su server di ISP, di cui lo SmartFilter prodotto dalla società americana Secure Computing sarebbe un paradigma. Così, secondo uno studio dell’organizzazione OpenNet (composta dalle università di Oxford, Cambridge, Harvard e Toronto), 105 paesi censurerebbero i siti web con contenuti politici o sociali “pericolosi” e impedirebbero anche l’accesso ad applicazioni come YouTube o Google Maps applica sofisticati metodi di censura.
D’altra parte, la necessità di sfuggire al controllo del Grande Fratello in reti come Yootube, Twitter o Facebook, avrebbe portato una minoranza a utilizzare la rete TOR, nota anche come Dark web e creata dai difensori del software libero per proteggere l’identità degli utenti. Questa rete avrebbe inizialmente avuto la benedizione dei governi occidentali per consentire l’accesso a Internet nei “paesi totalitari”, ma dopo gli attacchi jihadisti a Parigi, la rete TOR sarebbe stata monitorata e filtrata dalle agenzie di sicurezza occidentali, il che avrebbe costretto gli utenti a utilizzare l’applicazione Telegram in quanto i suoi contenuti sono criptati, poiché si possono formare gruppi fino a 200 contatti e utilizzare chat segrete dove il materiale di propaganda si autodistrugge con la conseguente difficoltà per i servizi segreti occidentali di accedere ai suoi contenuti.
In un nuovo tentativo di preservare l’anonimato degli utenti su Internet, stiamo assistendo alla comparsa di VPN o Virtual Private Network, strumenti che nascondono l’identità degli utenti e consentono la comunicazione con qualsiasi Paese del mondo libero da sorveglianza, da quello che sarebbe un paradigma del giovane blogger cinese Chen Qiushi, incaricato di radiografare l’angoscia di Wuhan attraverso i suoi video postati su YouTube tramite VPN, che avrebbe spinto la Cina a imporre regole per l’accesso degli utenti a quegli strumenti. Il divieto di scaricare Plague Inc. per IOS in tutto il territorio cinese sarebbe il penultimo episodio ad imporre una censura totale sulle informazioni sul coronavirus su Internet da parte del Politburo cinese. La Cina chiede quindi l’eliminazione dei messaggi criptati su WhatsApp e Telegram, limitando misure che hanno come effetto collaterale l’impossibilità di accesso aperto (Opens Access) ai contenuti della Rete per i cittadini cinesi. Allo stesso modo, il governo cinese sarebbe ricorso ai colossi tecnologici nel tentativo di monitorare i contagi da coronavirus in tempo reale e secondo l’agenzia Reuters, il colosso Alibaba avrebbe lanciato una funzione che assegna un codice QR a colori che rappresenterebbe lo stato di salute di residenti di Hanfzhou.
Dopo aver completato un questionario, i residenti ricevono un codice QR basato sul colore tramite l’applicazione di chat DingTalk amministrata da Alibaba e, in base al colore corrispondente, devono adottare le misure profilattiche prescritte in tale applicazione. Questo, unito all’implementazione del firewall Internet e all’enorme dispiegamento di telecamere di sorveglianza con intelligenza artificiale per il riconoscimento facciale di persone anche con maschere (200 milioni di telecamere) e l’uso di droni della polizia, farà della Cina il Grande Fratello per controllare in tempo reale tutti i cittadini cinesi, iniziativa che, approfittando della pandemia da coronavirus, troverà attuazione anche nelle cosiddette democrazie formali e faciliterà la comparsa del Grande Fratello mondiale all’orizzonte dei prossimi cinque anni.
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*Analista spagnolo di Economia e Geopolitica. Collabora, oltre a Diario SIGLO XXI, in altri media digitali spagnoli e latinoamericani come Bottup, España Liberal, Libre Pensador, Socialdemocracia.org, Alainet, CubaNuestra, Plano-Sur.org, Entorno-empresarial.com o El Mercurio Digital.