QUALCHE IDEA PER CASERTA

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–   di Vincenzo D’Anna*   –                                                       

Il novero dei candidati alla carica di sindaco di Caserta, è ormai definito. Sui muri della città, i manifesti campeggiano già da diversi giorni con le facce rassicuranti dei pretendenti alla fascia tricolore circondati da simboli e buoni propositi personali (alcuni generici, utopici gli altri, come è d’uopo in queste circostanze). Resta da vedere cosa diranno sindaci ed ex sindaci di nuovo in corsa, con le loro rinnovate promesse, considerando che i programmi elettorali spesso coincidono con le opere non realizzate in passato e per le quali si rinnovano gli identici propositi di un tempo. Quel che sembra ormai scontato è l’assenza dei simboli di partito e la preponderanza di quelli civici, il richiamo personalistico che fa giustizia di ogni valore ideologico. Più per comodità degli organi d’informazione che per effettivo richiamo valoriale e programmatico, il campo dei competitori viene etichettato, secondo i riferimenti nazionali, in centrodestra, centro e centrosinistra. Tuttavia la catalogazione è largamente impropria ed abusata, e fa riferimento più alle pregresse storie personali e politiche dei candidati che ad un’effettiva loro coerenza di orientamento e collocazione partitica. Insomma nella città capoluogo di provincia, la campagna elettorale si uniforma ai dettami ed alle abitudini dei piccoli paesi ove il dato civico e personale è magna parte nella contesa. D’altronde quello del civismo ad oltranza è in assonanza con il segno politico dei tempi che corrono, con tutto il carico di aleatorietà e di ambiguità che le liste civiche si portano dietro. Una caratteristica, questa, che apre alla futura possibilità di transumanze di consiglieri comunali i quali ritengono, una volta eletti, di non dover dare conto ad altri che a se stessi ed alle estemporanee necessità personali. Nulla di nuovo sotto il sole anche se resta la nostalgia dei tempi nei quali sia l’elettore che l’eletto potevano qualificarsi ed orientarsi anche politicamente in campagna elettorale. In questa orgia di liste e di candidati senza riferimenti specifici, certo conteranno i voti dei parenti e degli amici, invocati e richiesti in quanto tali, insieme a quelli della rete dei “clienti” che ogni professionista si porta in dote. Se questo è il contesto non c’è da farsi illusioni sulla linearità, la durata e la coerenza della maggioranza che uscirà dalle urne con un sindaco soggetto a mille richieste e tirato per la giacca dai “suoi” consiglieri. Insomma, ci aspettano un’amministrazione ed una sindacatura a maggioranza variabile, soggetta agli umori dei singoli ed ai loro appetiti, oltre che all’impreparazione dei neofiti più votati che, in quanto tali, accamperanno pretese e collocazioni gestionali a prescindere. Sia chiaro che la fenomenologia descritta è ormai da anni il dato distintivo di una politica che ebbe a buttare l’acqua sporca della partitocrazia con il bambino dei partiti politici. E’ quest’ultima condizione, estesa anche a livello nazionale, con i partiti personalizzati e svuotati di un effettivo esercizio democratico interno con dell’oblio delle regole statutarie, a dettar legge. Non poco concorre a determinare tanto bailamme, a livello nazionale, il sistema elettorale proporzionale che frammenta la rappresentanza politica e parlamentare. Meno male che in queste elezioni amministrative vige il maggioritario con l’elezione diretta del sindaco ed il premio di maggioranza a mitigare la confusione. Quanto alla città della reggia, i candidati più accreditati alla carica di primo cittadino, per seguito e numero di liste in appoggio, sono stati tutti esponenti in passato di partiti di centro poi collocatisi in altri ambiti. Questo depone per una conferma della preponderanza del voto moderato, quello stesso che fece prima della Dc e poi di Forza Italia i partiti più votati in assoluto in città. Se le storie politiche pregresse dei maggiori pretendenti allo scranno più alto del Consiglio comunale si somigliano ci si aspetta che almeno si differenzino le proposte di programma, al netto del sensazionalismo pre elettorale. Un buon suggerimento sarebbe quello di invitare, tali aspiranti al titolo di primo cittadino, a volare alto. La Caserta-Benevento; il completamento del polo universitario di Medicina; una politica integrata per decongestionare il traffico; un programma urbanistico che dia vita ad un’edilizia residenziale non speculativa; una gestione economica finanziaria che non precipiti nuovamente il Comune nel dissesto finanziario. E ancora: il rilancio del turismo che non sia quello mordi e fuggi dei visitatori della Reggia; un netto rifiuto di politiche ambientali inadeguate; la definizione della destinazione adeguata delle ex servitù militari (area Macrico in testa) e il ridimensionamento delle cave. Insomma: saper rompere le uova delle pregresse inerzie e delle dilatorie ed ipocrite non decisioni. Montesquieu soleva dire che per fare le frittate occorre rompere le uova, ovvero interessi precostituiti e legami clientelari.

*già parlamentare