SANTA MARIA CAPUA VETERE – «La rinascita di Santa Maria Capua Vetere non può prescindere da una nuova idea di welfare, più vicina ai reali bisogni dei cittadini». È quanto sostiene Raffaele Aveta, candidato sindaco nella città del Foro alla testa di un nutrito schieramento di associazioni e gruppi politici.
«I servizi sociali – spiega Aveta – devono fornire risposte ai bisogni dei sammaritani basandosi su un nuovo approccio: bisogna chiudere, una volta per tutte, con l’idea che i diritti siano un “favore” elargito dalla politica e riprogrammare l’attività del settore con un occhio rivolto alla concreta efficacia delle azioni messe in campo. Non è pensabile che, in una città civile e solidale, ci siano persone che debbano manifestare davanti al Comune, come è avvenuto anche lunedì 9 agosto, per chiedere di essere ricevuti dal primo cittadino. Questa totale chiusura al dialogo con i cittadini e questo arroccamento nelle stanze del potere vanno immediatamente debellate, con un cambio di rotta drastico».
Aveta punta, da un lato, sulla riorganizzazione radicale del comparto amministrativo e, dall’altro, sul coinvolgimento del Terzo Settore per una “rivoluzione culturale” che parta dal concetto di legalità, a cominciare dal riutilizzo dei beni confiscati per finalità sociali, per attività rivolte ai giovani, alle persone anziane, ai disabili, alle famiglie.
«Per noi – continua il candidato sindaco – è fondamentale, per esempio, sollevare le famiglie, e soprattutto le donne, dai compiti di cura. Per farlo è necessario ragionare sulla creazione di asili nido, che peraltro servono principalmente ai bambini e alla loro crescita. Così come, in una prospettiva più ampia, bisogna lavorare seriamente sul contrasto alla povertà sia con misure immediate sia con interventi per combattere la disoccupazione, maschile e femminile, alla quale non si può rispondere costruendo altri palazzi o aprendo nuovi centri commerciali. Al centro delle politiche sociali il ruolo del “pubblico” deve restare forte e strategico, con un aumento delle dotazioni finanziarie destinate alla lotta all’emarginazione».