AGROALIMENTARE, CIBO ITALIANO E LAMENTAZIONI ITALICHE

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giuseppe messina 150x150 AGROALIMENTARE, CIBO ITALIANO E LAMENTAZIONI ITALICHE

–   di Giuseppe Messina   –                                 

Sembra, a leggere certi giornali, video, tv, social, ecc. che l’Italia sia oggetto dell’invasione straniera anche e soprattutto nel settore agroalimentare perché i politici non sanno difendere le nostre frontiere e affamare i produttori italici a causa dell’invasore barbaro che non solo ci affama ma ci avvelena pure con prodotti da noi vietati e invece abbondantemente usati in molti paesi a cominciare dagli USA, Canada, Cina, come nel caso del glifosato per il grano duro.
Ma è veramente così? È vero che la concorrenza straniera sta mettendo in ginocchio il nostro sistema produttivo agricolo?
Andiamo ai numeri per capirci.
Circa la sufficienza alimentare l’Italia soddisfa il proprio fabbisogno solamente per: riso, pomodoro, agrumi, frutta fresca, vino, uova e formaggi duri. Per il resto è un arrembaggio continuo e senza sosta.
È possibile? È vero!
Preciso che tutti i dati hanno come fonte l’Istat e l’Ismea (ultimi dati disponibili).
Prodotto Produz. Naz.% Import. % Da dove
– Grano duro 50 50 Canada, USA, Sudamerica, ecc.
– Grano tenero 60 40 Canada, Francia, Australia, ecc.
– Olio d’oliva 60 40 Spagna, Tunisia, ecc.
– Frutta in guscio 50 50 Usa, Turchia, Cina, Cile, ecc.
– Legumi 33 67 Usa, Canada, Messico, Cina, ecc.
– Patate 80 20 Francia, Germania
E poi ancora
– Pesce lavorato 16% prodotto 84 importato dalla Spagna, Portogallo, Austria, ecc.
– Pesce congelato 41% prodotto 59% importato dalla Spagna, Cina, Vietnam, ecc.
Poi ci sarebbero tutti i prodotti degli allevamenti, latte compreso, di cui magari parleremo in un secondo momento.
Siccome i numeri non mentono, c’è da chiedersi che stia succedendo e dove stiamo andando.
Perché si registra, da una parte, un abbandono diffuso di terreni agricoli e, dall’altro, la crescita di importazione di prodotti agroalimentari, mentre sembra avviato un processo inarrestabile che vede l’Italia trasformarsi da paese produttore a paese trasformatore nell’agroalimentare.
Il made in Italy fa moda e gola a molti nel mondo!
Una delle conseguenze dirette è che se cresce la produzione bio (ad esempio la Sicilia è la regione prima in Italia per produzioni agricole in biologico ma ultima per consumo degli stessi prodotti destinati, evidentemente all’esportazione) la maggior parte della popolazione italiana è costretta a cibarsi di prodotti con residui chimici e veleni abbastanza preoccupanti, a partire dalla pasta di cui ci nutriamo tutti i giorni, unicamente perché la produzione di grano duro soddisfa appena il 50% del fabbisogno nazionale.
E allora dove dobbiamo volgere lo sguardo?
Al Palazzo, naturalmente.
La domanda da farsi è: i decisori politici a Roma, come nelle singole regioni, quali interessi effettivi rappresentano e sostengono?
Aggiungo, per quale motivo si continua a pagare il cibo come se fosse tutto uguale e non secondo qualità? Pensate voi che il latte e i formaggi prodotti nella Pianura Padana, ovvero nell’area più inquinata d’Europa siano migliori di quelli prodotti nelle malghe altoatesine, nelle aree interne del Sud e della Sardegna?
Riflettete gente riflettete