(p.f.) – Dunque cari lettori, avevamo visto giusto. La Casertana, dopo la lettura del comunicato emesso dalla Lega Pro, è inevitabilmente fuori dai giochi. Lo sconcerto è maggiore se si leggono quelle motivazioni. Vecchi debiti fiscali e tributari non onorati, una richiesta (accolta) di concordato pre-fallimentare (la cd. ristrutturazione del debito) al Tribunale ed infine, ciliegina sulla torta, problemi di agibilità dello stadio. Avete letto bene. Lo stadio Pinto, il nostro stadio utilizzato anche per le Universiadi, si è scoperto non essere in grado di ricevere la tifoseria ospite, dunque uno stadio inutile per la categoria. Le nostre fonti ci avevano riferito di difficoltà gestionali e di debiti pregressi. Ma, conoscendo la passione del Presidente D’Agostino, tutti confidavamo in un suo miracolo, in uno scatto più che di orgoglio di uno di natura finanziaria. Purtroppo, però, il mecenatismo nello sport è morto da tempo. I precedenti presidenti della Casertana, in verità, non lo sono mai stati. Abbiamo visto all’opera tantissimi presidenti negli ultimi anni i quali, più o meno, avevano interessi imprenditoriali a Caserta. Alcuni hanno restituito alla città un po’ della ricchezza qui guadagnata, altri no. Adesso è arrivato il momento della svolta. La città ha bisogno di un gruppo che possa – in maniera professionale ed imprenditoriale – avere lo sport ed il calcio come target.
Alcune città, anche più piccole della nostra, hanno avuto questa fortuna. Come ad esempio Empoli.
Abbiamo bisogno di un imprenditore che decida di investire nel calcio in maniera professionale, che decida di far crescere i nostri ragazzi come tanti orsono capitò con il basket qui a Caserta. Una città, quella degli anni 80 e 90, che grazie a persone illuminate riuscì a presentare sul palcoscenico nazionale e mondiali ragazzini sconosciuti quali Esposito e Gentile, facendo nascere una leva che ha calcato i campi della serie A per lungo tempo (Donadoni, Mastroianni, Di Lella e tantissimi altri …). Non sappiamo se esistano ancora oggi dei Maggiò e dei Marcelletti nel campo del calcio, ma se non ci fossero, allora, ben vengano soggetti non casertani che vogliano riprodurre quel modello.
Nel frattempo attendiamo, con non grandi speranze, che qualcuno ci spieghi cosa sia realmente successo negli ultimi anni, anziché fare inutili e roboanti proclami.