– di PepPe Røck SupPa –
Se c’è una cosa che fin da bambino mi ha sempre messo tristezza sono le vacanze. Le vacanze in generale, ma soprattutto quelle forzate d’estate. È un limite mio, per carità, ma se avessi un dottore compiacente come quello che aveva Michael Jackson io mi farei anestetizzare con dosi di Propofol ora per risvegliarmi a fine settembre, per non essere costretto ad andare in vacanza con gli amici, o per non essere costretto a vedere le foto di gente in vacanza.
In ogni caso di vacanze ne ho fatte pochissime, la mia di vita è già una vacanza (ma questo è un altro discorso).
Comunque riconoscere gli italiani in vacanza è facile, e non solo in vacanza. Innanzitutto perché è quello che indossa di solito una t-shirt con scritta a caratteri giganti che si suppone divertente perché contiene sempre un doppio senso a carattere sessuale, pantaloni a pinocchietto, l’orrendo marsupio e le ciabatte, e poi anche perché urla sempre al cellulare. Se l’italiano poi ha un giornale sotto il braccio, è sicuramente un giornale sportivo. Quasi mai un libro, anzi mai un libro.
Gli italiani partono sempre allegramente tutti insieme, diventando oggetto nei tg a mò di dissertazioni bibliche, infatti ogni anno si parla di esodo e controesodo. In genere in macchina, perché l’italiano evita i mezzi pubblici: gli aerei sono sempre a rischio di sciopero, i treni sempre in ritardo e Mussolini (con dispiacere di molti) non c’è più da molto tempo.
Sui treni tra l’altro, Frecciabianca o Frecciarossa o «regionali veloci» che in realtà sono lentissimi, il sistema che regola il clima all’interno delle carrozze o non funziona, per cui si muore dal caldo, oppure funziona solo a livelli polari, per cui grazie all’aria condizionata si passa dai quaranta gradi del marciapiede ai meno venti della carrozza. Siamo in Italia. E cosa dire dei trolley? Li usano tutti, ovvio, ma solo gli italiani li usano come oggetti contundenti, infatti l’italiano con il trolley se ne fotte sempre e comunque, tira dritto trascinandoselo dietro senza badare ai piedi e alle caviglie e alle gambe degli altri bipedi che lo circondano. Strafottenza che si ritrova anche nell’uso dei bagni pubblici: mentre il proprio di cesso viene tenuto pulitissimo, e siccome per l’italiano non esiste il concetto di cosa pubblica, tale comportamento si eclissa nel momento in cui esce di casa e dunque butta la carta igienica per terra, non alza mai la tavoletta se deve urinare in piedi, non tira mai lo sciacquone e si guarda bene dall’usare lo spazzolone anche se perfino un cieco potrebbe rendersi conto che è necessario. Così come in spiaggia nasconde sempre i mozziconi di sigarette sotto la sabbia o pensa bene di imitare certe petroliere al largo e di fare il caccone svuotando gli intestini a mare.
E a tavola? Gli italiani sono gli unici che mentre mangiano discutono solo di cibo. Gli abitanti del resto del Pianeta Terra quando mangiano probabilmente parlano dei cambiamenti climatici, della presidenza americana o dell’andamento della Borsa. Gli italiani no. “Che ne dite di questa parmigiana?”… “Adesso vi svelo il segreto del mio tiramisù, anzi vi svelo il segreto della ricetta di mia nonna”. Inoltre cosa dire del rapporto degli italiani con i venditori ambulanti? Quando l’italiano va in vacanza, una delle poche cose che lo rendono felice è poter comprare a poco prezzo dagli innumerevoli ambulanti sulle spiagge e non, merce fasulla. Quando poi torna a casa, magari va nei negozi delle griffe relative per accertarsi che i capi o gli accessori siano davvero simili, se non identici all’originale. Se però l’ambulante di turno non offre nulla di interessante e si limita a rompere le palle offrendo solo mercanzia di bassissima qualità, allora ecco che l’italiano invoca l’avvento di Salvini.
Inoltre si fotografano sempre nell’illusione di esistere, nelle immagini postate sui social cercano sempre e disperatamente, di inquadrare solo loro stessi senza il resto della massa, e che però ritengano debbano essere visti e possibilmente apprezzati dal resto della massa.
Insomma l’italiano va in vacanza cercando uno scenario all’interno del quale si illude di essere protagonista mentre in realtà non è altro che una comparsa: compresi i Ferragnez e Kim Kardashian coi loro milioni di follower.
Esemplare è una citazione di un grandissimo scrittore: «Disprezzo quelli che fotografano di continuo e girano tutto il tempo con la macchina fotografica appesa al collo. Non hanno altro in testa, di continuo, se non esibire sé stessi e nella maniera più ripugnante, senza però esserne consapevoli. Fotografare è una mania meschina da cui è contagiato a poco a poco l’intero essere umano, perché della deformazione e della perversità non solo è innamorato, ma addirittura pazzo e col tempo, a forza di fotografare, scambia in effetti il mondo deformato e perverso per l’unico vero».
È un passo del romanzo di Thomas Bernhard intitolato Estinzione, uscito nel 1986. Ora, nel 2021 grazie ai social e quant’altro direi che all’estinzione ci siamo arrivati, sicuramente a quella dell’intelligenza.