ROMA – «Continuano gli assalti al personale sanitario negli ospedali italiani. Siamo di fronte ad un preoccupante peggioramento in merito alle vili aggressioni consumate, ormai con cadenza quasi giornaliera, ai danni di infermieri e medici, sempre più vittime, in una caldissima estate italiana, dei comportamenti aberranti di persone che non possiedono il minimo senso civico.
Sfogano la loro rabbia incontrollata contro gli operatori sanitari e ahimè lo fanno senza che nessuno possa impedire loro di mettere in atto vere e proprie azioni criminose. Un banale diniego, una attesa prolungata più del normale, una brutta notizia inaspettata su un loro congiunto e scoppia il finimondo. Episodi assurdi, inspiegabili, che forse agli occhi di qualcuno stanno diventando la normalità, ma che noi, come sindacato nazionale degli infermieri, non intendiamo più tollerare.
Prima è accaduto a Napoli, neanche a dirlo ormai palcoscenico abituale di vere e proprie guerriglie, dove i parenti dei pazienti scambiano i reparti ospedalieri per veri e propri ring e il personale sanitario per punchball contro i quali sfogarsi.
Siamo nel reparto traumatologico del Cto, è lo scorso 13 luglio: basta qualche parola e scatta la spedizione punitiva di gruppo contro gli operatori sanitari.
Poi, nella stessa giornata, un’altra aggressione si consuma al San Bartolomeo di Sarzana, in Liguria, dove questa volta una donna, una infermiera, rea di aver negato l’accesso ad un parente di un malato, è stata strattonata e ha battuto violentemente la testa a terra».
Ce lo racconta Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Non ce la facciamo proprio a farci l’abitudine, siamo indignati: qualcuno deve mettere fine a questo scempio. È innegabile, lo ripetiamo da tempo, che la tanto decantata legge sugli inasprimenti delle pene e i famosi osservatori che dovevano operare come presidio per il monitoraggio dello stato di avanzamento delle aggressioni, rappresentano progetti miseramente falliti.
I dati Inail aggiornati al 2019 sulle violenze consumate ai danni del personale sanitario parlano chiaro: 1850, una media di ben 5 al giorno da Nord a Sud, di cui il 71% delle vittime sono donne.
Dove stiamo andando? Non possiamo certo dimenticare le nostre battaglie e le nostre campagne, condotte in linea con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per denunciare anche quella bella fetta di “sommerso” di cui tenere conto.
Quanti sono gli infermieri che subiscono anche solo violenze psicologiche e non le denunciano? Certamente tantissimi.
Un appello doveroso va rivolto alla FNOPI, che rappresenta a livello nazionale quegli stessi ordini professionali che come noi, singolarmente, chiedono a gran voce il ripristino di presidi fissi delle Forze dell’Ordine negli ospedali.
Non ce ne voglia quindi la nostra Federazione, perchè le richieste oggetto delle nostre doglianze sono le medesime che avanzano gli Ordini che essa stessa esprime.
Per come la vediamo noi, è arrivato il momento che chi rappresenta le nostre istanze nelle sedi istituzionali si prenda una volta per tutte le sue responsabilità nei nostri confronti, facendo valere fino in fondo il peso della propria tanto decantata posizione in qualità di Ente sussidiario dello Stato.
Come sindacato siamo pronti a scendere sul campo in ogni momento con ogni nostro mezzo, anche mettendo a disposizione i report delle nostre indagini sulla violenza in ambito lavorativo, un lavoro autorevole culminato in un Symposio internazionale, che abbiamo condotto in tandem con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel frattempo tolleranza zero contro chi alza le mani sugli infermieri: verificheremo di volta in volta, con i nostri legali, la possibilità di costituirci parte civile nelle azioni contro chi aggredisce i nostri colleghi».