LA OREFICE GENERATORS ACCUSA I SINDACATI DI BOICOTTAGGIO

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OREFICE GENERATORS 2 LA OREFICE GENERATORS ACCUSA I SINDACATI DI BOICOTTAGGIO
Andrea Orefice, Direttore Generale della Orefice Generators srl, fornisce la versione dell’azienda relativa alla vicenda sollevata dai sindacati contro l’azienda.

“In merito al comunicato stampa inviato dalle Sigle Sindacali, e le successive dichiarazioni rilasciate dagli stessi Lavoratori a TV e Giornali, senza che l’azienda abbia avuto possibilità di replica, è opportuno che emerga la verità su questa vertenza – si legge nella nota -. Contrariamente a quanto sostenuto e portato avanti su tutti i mezzi di informazione a scopo diffamante, l’azienda ha iniziato a Gennaio la produzione delle prime commesse, che sono state interrotte per cause riconducibili agli stessi Lavoratori ed ai loro rappresentanti Sindacali, con azioni unilaterali collettive, e che nulla hanno a che vedere con il piano Industriale, provocando la revoca delle stesse commesse e causando ingenti danni economici e di immagine. Commesse che hanno un nome e che sono state più volte comunicate, se pure in forma confidenziale alle OO.SS.

Le stesse OO.SS già mesi fa esponevano sul muro della Prefettura il manifesto “Orefice Generators in crisi”, al solo scopo di ledere l’immagine aziendale ed ostacolare il progetto con quello che era di fatto uno dei primi atti di boicottaggio, quando ancora le vicende che seguono non erano comparse.
E’ ampiamente documentato e dimostrabile che le attività di produzione sono iniziate e che quindi non si tratta di una rinuncia ad iniziare le attività ma un’attività iniziata e poi interrotta perché boicottata.
Sì, di boicottaggio si tratta.
Un boicottaggio, quello della Orefice Generators, voluto dagli stessi Sindacati che pur di invalidare i progetti di ricollocamento promossi dalla multinazionale Jabil e supportati da MISE e Regione Campania, non hanno esitato a sacrificare un’Azienda storica e le sorti di 24 Famiglie.

E’ inoltre evidente che qualcuno, pur di raggiungere lo scopo, ha convinto i lavoratori che qualora fossero emerse inadempienze da parte dell’azienda ci sarebbe stata la possibilità di tornare in Jabil, con le tasche piene di un anno di stipendio e di sussidi, nonché dell’incentivo erogato dalla stessa Jabil.
La strategia ostile portata avanti in questi ultimi mesi verte a dimostrare a tutti i costi che le attività di produzione non siano mai iniziate, elemento evidentemente cruciale nell’invalidare i progetti di ricollocamento. I problemi sono emersi effettivamente solo quando l’azienda ha iniziato la produzione, quasi fosse qualcosa da impedire a tutti i costi. OO.SS che hanno palesemente sostenuto altri progetti, rivelatisi ad oggi ancora privi di sostanza, ma che hanno osteggiato per quanto possibile ogni passaggio in Orefice Generators srl, tale da costringere l’azienda ad operare a suo tempo la selezione del personale anche fuori dal contesto del ricollocamento Jabil.

Le accuse rivolte dalle OO.SS. e dagli stessi Lavoratori in indirizzo alla società sono gratuite e prive di ogni fondamento. L’azienda non ha ricevuto finanziamenti Pubblici, ed ha applicato come molte aziende del comparto, la CIG covid a tutela dei lavoratori. La Orefice Generators S.r.l., infatti, ha aderito, con entusiasmo, al progetto industriale che prevedeva, tra l’altro, l’assorbimento di alcuni lavoratori in esubero della Jabil, e, in previsione dello sviluppo di tale piano industriale, ha investito enormi risorse proprie e si è attivata immediatamente per procurare ulteriori contratti di fornitura.

Tali sforzi avevano dato esiti positivi, tanto è vero che erano stati conclusi, in pochi mesi, importanti contratti con clienti primari e, nel mese di gennaio, è stata puntualmente avviata la produzione.
Sennonché, senza alcuna ragione, i lavoratori hanno iniziato a manifestare scarsa collaborazione, supportati, a loro dire, dalle organizzazioni sindacali. In particolare, nel marzo 2021 mentre alcuni dipendenti erano regolarmente in servizio altri, per prevenire il rischio di contagi, erano stati collocati in CIGS COVID.

Orbene, i lavoratori che stavano regolarmente lavorando hanno rappresentato ai vertici aziendali la loro indisponibilità a proseguire l’attività chiedendo che fosse disposta una rotazione tra i lavoratori in CIGS.
È evidente come detta imposizione non potesse essere tollerata in quanto l’organizzazione del lavoro deve, necessariamente, fare capo all’imprenditore. Lo scorso Maggio, nonostante le azioni legali portate avanti dai lavoratori e promosse dai Sindacati, l’Azienda ha presentato, durante un tavolo di riunione sulla vertenza tenutosi presso Unione Industriali di Napoli ed alla presenza delle sigle Sindacali coinvolte, una proposta in cui l’Azienda si impegnava, nonostante tutto, a riprendere le attività di produzione entro 30 giorni garantendo ancora un importante impegno in termini economici e di formazione. La proposta, depositata presso l’unione industriali di Napoli, è stata rifiutata da Lavoratori e dai loro rappresentanti Sindacali.

Contestualmente, durante tali riunioni è stato pesantemente criticato il management, al punto che i lavoratori e le OO.SS hanno costretto alle dimissioni il direttore dello stabilimento, mettendolo a tacere più volte durante le riunioni, in cui emergevano importanti atti di insubordinazione di alcuni lavoratori, che abbandonavano senza preavviso il posto di lavoro, o che criticavano pesantemente le scelte del management, che in modo dispregiativo venivano definiti “I Sardi”.
Alla fine di tali riunioni, i rappresentanti Sindacali si rifiutavano di sottoscrivere il verbale così da non lasciare tracce della cattiva gestione della vertenza, mascherando la scelta in un ipotetico spiraglio di riconciliazione.

Una strategia, quella Sindacale, iniziata nel 2019 quando quelle che allora venivano definite “voci di corridoio”, vedevano l’Azienda Orefice rinunciare al progetto oppure non adempiere ai propri impegni. Voci rivelatesi poi infondate.
Poiché a causa dei ritardi determinati dal rifiuto opposto dai lavoratori alla richiesta di proseguire nell’attività, vi è stata la perdita delle commesse già acquisite, tutti i dipendenti sono stati collocati in cassa integrazione CIGS.
Solo grazie alla stabilità aziendale e al lavoro di tanti dipendenti operanti a Sestu è stato possibile fare fronte ai danni, anche d’immagine, causati da detto comportamento.
La grave situazione che si è venuta a creare presso l’unità produttiva di Pascarola, quindi, non è in alcun modo addebitabile alla Orefice Generators S.r.l.
Le dichiarazioni rilasciate dai lavoratori e da alcuni rappresentanti sindacali agli organi di stampa sono prive di ogni fondamento, in alcuni casi calunniose, anche laddove si paventa un inadempimento rispetto agli accordi raggiunti con la Jabil.

Resta ancora un mistero come tra i lavoratori che prestavano regolarmente servizio, è emersa improvvisamente, nel giro di poche ore, la “paura” di proseguire l’attività in assenza di una rotazione nella cassa integrazione COVID, che ha determinato poi la sospensione dell’attività produttiva.
La Orefice Generators auspica che le autorità facciano luce sulle ombre emerse da questa vicenda, nonché stabilire chi ha agito in modo irresponsabile e carpendo la fiducia dei Lavoratori, negli stessi Istituti che avrebbero dovuto tutelarli, ha prodotto solo problemi”.