di Fulvio Oscar Benussi, socio Aidr
In questo articolo parleremo di emodialisi domiciliare frequente, di come le nuove macchine per tale trattamento stanno evolvendo verso la telemedicina e dei vantaggi che questa transizione comporta. Dalla pubblicazione nella copertina della rivista Science and invention, edita da Hugo Gernsback nel febbraio 1925, dell’immagine realizzata da Howard V. Brown che ipotizzava interventi medici via radio e gestiti con braccia telecomandate sono passati quasi cent’anni (vedere figura 1).
In Italia questa ipotesi profetica, anche se con strumenti e tecnologie diverse da quelle ipotizzate nel 1925, sta cominciando a realizzarsi. La nuova generazione di macchine per effettuare l’emodialisi extracorporea domiciliare prevede la personalizzazione del trattamento tramite la memorizzazione delle specifiche del paziente e della sua relativa prescrizione in una scheda digitale che viene settata nel reparto di nefrologia dell’Ospedale di riferimento, ma che può essere successivamente modificata, sempre dallo staff clinico, se il trattamento dialitico necessita di eventuali variazioni, sempre al fine di garantire la miglior dose dialitica/compliance del paziente. Tale opportunità consente anche, quando vantaggioso, un agevole passaggio dall’utilizzo di dialisato con tampone lattato a dialisato con tampone bicarbonato (vedere figura 2).
La verifica da remoto dei trattamenti dialitici, che nel caso dell’emodialisi extracorporea domiciliare frequente avviene 5 o 6 giorni su 7, è resa possibile tramite l’invio all’Ospedale, a mezzo di posta elettronica e a fine dialisi, del report delle terapie effettuate. Grazie alle opportunità che il digitale offre, diventa così possibile una verifica immediata e quotidiana dell’andamento delle terapie dialitiche svolte presso il domicilio del paziente.
La fotografia della Physidia S3 in figura 2 è stata realizzata in Ospedale durante l’addestramento, che viene svolto per abilitare il paziente e il suo caregiver ad effettuare poi il trattamento dialitico presso il proprio domicilio in completa autonomia. Di recente Physidia, EMA e SINED hanno firmato una partnership volta a facilitare il monitoraggio dei pazienti in emodialisi domiciliare.
Nell’ambito di questa partnership, le aziende hanno collaborato per collegare i monitor per emodialisi domiciliare Physidia S3 con i programmi Hemadialysis e MedWare, installati nei centri di dialisi francesi. Questa connessione è resa possibile grazie allo sviluppo ed al lancio, da parte di Physidia all’inizio del 2021, della piattaforma di connettività per dialisi denominata PhysiGate.
Questa piattaforma cloud consente il trasferimento sicuro dei dati generati dalla macchina (dati sullo svolgimento della terapia, eventuali segnalazioni di errori compiuti, ecc.) delle sessioni dialitiche eseguite con il monitor Physidia S3 al software medico con cui è interoperabile, aprendo così a nuove opportunità di telemedicina.
In particolare sarà possibile:
- la teleconsulenza medico-sanitaria: attività sanitaria non necessariamente medica ma comunque specifica delle professioni sanitarie, che si svolge a distanza;
- la teleassistenza da parte degli infermieri per interagire a distanza con il paziente/caregiver per qualsiasi informazione, necessità o controllo dovesse necessitare durante il trattamento dialitico.
Va anche segnalato che le nuove macchine digitali sono dimensionalmente contenute e consentono, in modo agevole e senza modifiche all’impianto elettrico e idraulico domestico, di effettuare in sicurezza l’emodialisi presso il proprio domicilio.
Segnaliamo, anche al fine di restare aggiornati sul tema dell’articolo, il gruppo Facebook “Emodialisi Domiciliare: questa sconosciuta!” (https://www.facebook.com/groups/179655329766113) dove pazienti e personale sanitario si confrontano regolarmente.
Verso la “sanità degli esiti”
I termini “revisione della spesa” e “lotta agli sprechi” sono caduti in disuso anche perché venivano percepiti come tagli ed eliminazione del superfluo. La telemedicina punta invece a modificare alcuni servizi sanitari nell’ottica del “più con meno” per riuscire a produrre più servizi a parità di risorse finanziarie. Questo risultato economico è già stato verificato in varie ricerche scientifiche relativamente alla domiciliazione presso il paziente dell’emodialisi extracorporea frequente.
Che fosse opportuno favorire l’ampliamento dei soggetti che svolgono dialisi (peritoneale ed emodialisi extracorporea) in modo domiciliare era già auspicato nel documento della Ministero della salute “Piano Nazionale Cronicità, Accordo tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano del 15 settembre 2016”. A pag. 16 il documento specifica che: “Obiettivo fondamentale dei sistemi di cura della cronicità è quello di mantenere il più possibile la persona malata al proprio domicilio e impedire o comunque ridurre il rischio di istituzionalizzazione, senza far ricadere sulla famiglia tutto il peso dell’assistenza al malato.” Il ministero della salute il 22 aprile ha ribadito questo indirizzo emanando la circolare, rivolta agli Assessori regionali e delle provincie di Trento e Bolzano, ad oggetto: “Prevenzione COVID-19: implementazione dialisi domiciliare e peritoneale per i pazienti attualmente in emodialisi extracorporea”. Nella circolare Il Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del ministero sottolinea […] l’importanza, ai fini del benessere del paziente, della emodialisi domiciliare e peritoneale ed invita gli Assessori […] a incrementare il ricorso all’emodialisi domiciliare e peritoneale, previo percorso di educazione terapeutica.
Le nuove “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in Telemedicina” e i fondi europei che saranno messi in campo, secondo quanto indicato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rappresentano un’occasione unica per realizzare questo nuovo modello di “sanità connessa”, in cui un ruolo fondamentale viene giocato dalla Telemedicina.