di Nicolò Antonio Cuscunà
Il giudizio che Carlo Marino ha dei cittadini di Caserta dev’essere sicuramente infimo. Non si spiegano altrimenti determinate sue decisioni. Siamo portati a credere non nutra stima e considerazione, né tema il giudizio dei suoi amministrati concittadini, altrimenti non amministrerebbe in assoluta solitudine decisionale. Disistima evidentemente maturata negli anni, non riconoscere capacità di giudizio e libere scelte ai suoi concittadini. Non si spiega in altro modo l’arrogante conduzione del potere amministrativo . In città normali , nel senso di normalità gestionale e attenta partecipe responsabilità dei cittadini, tante e tante arroganze non si realizzerebbero. Complice il gruppo PD ed il presidente del Consiglio comunale Michele De Florio, nell’assordante silenzio della città, elenchiamo le arroganze del potere mariniano. L’assise democratica del Consiglio Comunale è resa inerme, esautorata, condizionata al punto da non riuscire a discutere gli ATTI di SINDACATO ISPETTIVO. Giunta comunale schiavizzata ai poteri del sindaco -padre padrone. Negli anni , le cronache hanno elencato le ripetute costanti estromissioni di assessori “non allineati” al potere del sindaco. Assessori usa e getta o usati “alla bisogna”. Di questi giorni il caso dell’ultimo cosiddetto rimpasto: Raffaele Piazza, socialista, con Pasquale Antonucci approdato nell’Italia Viva di Matteo Renzi. Ad appena 90 giorni dalla fine della sindacatura, il podestà Marino allontana l’assessore al “decoro urbano” ( si fa per dire), agricoltura e foreste Piazza , per saziare l’appetito ed annettere al cartello elettorale Pasquale Antonucci & C.. All’uomo di Renzi vengono affidate tante di quelle deleghe da rischiarne il soffocamento. In questa mescolata di carte, l’uomo solo al comando Marino, cede al fido Franco De Michele, monco della carica di vice sindaco affidata ad Antonucci, la delega all’urbanistica. Questa la dolente nota di una città dal traffico caotico, senza i più elementari servizi ai cittadini, col massimo indice di distruzione di suolo verde , col pericolo di riapertura alla coltivazione di cave e in assenza del Piano Urbano Comunale . Per gli smemorati rammentiamo il PUC, redatto dagli architetti Pica Ciamarra e Bottaro, dato per scomparso, è in possesso di Carlo Marino dal marzo 2019. Piano Urbano Comunale estromesso dal parere del Consiglio Comunale e alla città, viene affidato all’uomo di “fiducia” del capo per farlo approvare dalla Giunta Comunale. Così dichiara il capo , approvare il PUC prima della scadenza del mandato consiliare. Approvato dalla Giunta e non dal Consiglio, speriamo e confidiamo nell’errore d’assegnazione compiti, altrimenti confermiamo il giudizio negativo che Marino ha del Consiglio e dell’intera cittadinanza. In pieno bailamme amministrativo, la città sonnacchiosa, apatica, distratta ma felice della vittoria della nazionale di calcio contro la Turchia, affida il futuro dei propri figli alle urla d’imbonitori di strada e al silenzi, omertoso e complice di Marino, del centro destra allo sbando.
CHI E’ CAUSA DEL PROPRIO MALE PIANGA SE STESSO.