ROMA – Il Coordinamento intende ricordare la figura integerrima e l’alto valore politico del deputato Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, il cui vile assassinio da parte degli squadristi fascisti ricorre il 10 giugno 1924. Aveva appena compiuto 39 anni.
Matteotti è un simbolo dell’irrinunciabile libertà di pensiero coniugata alla fedeltà nelle istituzioni: egli era anche un giornalista e la propria rivendicazione nei confronti dei diritti civili biecamente calpestati dal totalitarismo sempre più palese ne determinò la morte. Il vero volto del Fascismo si palesò dopo quell’atto criminale ingiustificabile, la cui nefandezza recava lo stigma del movimento: la privazione della libertà dei cittadini.
Malgrado le innumerevoli ricostruzioni e pubblicazioni sulla figura del segretario del partito socialista siano differenti per contenuto certamente concordano sul coraggio di un atto di responsabilità individuale e collettivo e sull’eloquenza del deputato la cui testimonianza contro i brogli elettorali fu considerata talmente veemente da poter mettere in crisi l’affermazione della dittatura. La parola e la cultura hanno un potere che da sempre i regimi oppressivi temono e avversano; per tale motivo intellettuali e menti pensanti sono sempre stati nel mirino dei despoti, i quali hanno tutto l’interesse a screditare e censurare il valore del sapere e dell’esercizio della ragione.
“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai” come sosteneva Matteotti non basta eliminare fisicamente un uomo per annientarne il pensiero o l’ideologia e tutte le forme di repressione politica sono destinate a essere rovesciate nonostante vengano esercitate con violenza e ferocia.
Il CNDDU propone come attività didattica estiva una lettura del discorso pronunciato il 30 maggio del 1924 alla Camera dei Deputati da problematizzare e contestualizzare attraverso un Role playing formativo. #occhiapertisullaverità
“Io espongo fatti che non dovrebbero provocare rumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c’è offesa, non c’è ingiuria per nessuno in ciò che dico: c’è una descrizione di fatti” (Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali, 30 maggio 1924).